Ferragosto, 45 giorni dopo la finale dell’Europeo. Riscende in campo quella Italia che per tre settimane abbiamo esaltato e ammirato, ma a nessuno sembra importarne molto. Saltano alla mente le parole pronunciate da Cesare Prandelli all’indomani della debacle contro gli spagnoli: “Mi auguro che nasca un maggiore interesse intorno alla Nazionale. Non si può essere tifosi solo durante le grandi competizioni”. Lo sapeva anche il ct che si stava augurando qualcosa di irrealizzabile.
Per noi italiani è così, l’azzurro esiste esclusivamente quando la posta in palio è alta, così alta da appagare la fame di calcio che possediamo. Oggi ce ne staremo seduti sotto l’ombrellone a parlare della figuraccia di De Laurentiis, del processo per il Calcioscommesse, della mezzapunta che tanto serve al Lumezzane per coltivare i suoi sogni di gloria. Con Perin e De Sciglio la Nazionale ci sembra ancora di più un corpo estraneo. Ma poco conta: la situazione non sarebbe mutata se in campo ci fossero stati Zoff e Tassotti. Mi dispiace caro Cesare, arrivederci al 2014.