La finale olimpica di tennis vede vincere un britannico a Wimbledon, in un circolo totalmente impazzito per la vittoria del beniamino di casa. In meno di due ore, Andy Murray ha la meglio su Roger Federer in 3 set: 6-2, 6-1, 6-4 il punteggio finale della partita, che ha avuto sempre un solo padrone.
Difficile anche commentarla, la finale. Troppo forte, concentrato e preciso Murray, troppo sotto pressione, distratto e forse stanco Federer. La partita non ha mai navigato nell’incertezza se non in occasione di due game, uno nel primo set e uno nel secondo: il primo in avvio di partita sul punteggio di 0 a 0, in cui il numero 1 al mondo ha avuto una doppia palla break sul servizio di Murray, mentre il secondo sul 2 a 0 nel secondo set, con al servizio Murray che ha aveva appena conquistato il break sul servizio di Federer, durato 19 punti e in cui lo svizzero ha avuto a disposizione ben 6 palle break non sfruttate.
A parte questi due game, la partita è stata a senso unico. A Murray è venuto qualsiasi colpo, dalla smorzata ai cross in corsa, dal rovescio lungo linea alle difese incredibili (e poi quasi sempre vincenti) sugli attacchi di Federer. Allo svizzero, invece, non è riuscito quasi niente. Mai incisivo sulle risposte alle seconde di servizio dello scozzese, poco preciso sul dritto, il suo colpo forte.
La differenza tra i due si è notata soprattutto nella percentuale di realizzazione sulle seconde. Entrambi, infatti, hanno avuto una percentuale molto bassa di prime in campo (circa il 50% per entrambi), ma se Federer con le seconde ha avuto una percentuale di realizzazione del 20/25% circa, Murray, invece, è stato implacabile. Ogni sua seconda di servizio è sempre andata vicino alla riga, molto profonda, rendendo vana ogni intenzione di Roger di aggredire in risposta.
Probabilmente le 4 ore e mezza di due giorni fa nella semifinale contro Del Potro (che ha vinto la medaglia di bronzo contro Djokovic) si sono fatte sentire, sia fisicamente che mentalmente. Oggi sul campo centrale di Wimbledon abbiamo visto un Federer incapace di ribaltare l’inerzia della partita e portarla dalla sua parte, come invece aveva fatto nella finale di Wimbledon qualche settimana fa, proprio contro lo stesso Murray.
Il sogno di vincere l’oro olimpico oltre a tutti e 4 gli slam del circuito (impresa riuscita ieri a Serena Williams, per esempio) è rimandato all’olimpiade in Brasile del 2016, appuntamento a cui Federer non vorrebbe mancare. Ma la sensazione è che oggi, a 31 anni, sia stata la sua ultima vera occasione. Difficile pensare che a 35 anni, nel tennis moderno, possa essere capace di un’impresa del genere.
Onore a Murray, britannico vincitore dell’oro olimpico a Londra, ma non sarà una sconfitta, anche se brutta, a cancellare Federer dai libri di storia del tennis.