Simone Pieretti, giornalista romano noto anche ai frequentatori delle frequenze radiofoniche, dedica a Mister Zeman questo libro, nell’anno del ritorno a Roma dell’allenatore boemo, tredici anni dopo l’ultima esperienza giallorossa, dando corpo in 189 pagine a quel lungo abbraccio che sta accompagnando la nuova avventura di questo Ulisse del calcio, ingiustamente esiliato per tanti anni, confinato, paradossalmente per meriti sportivi, in campionati minori.
Pochi i personaggi in grado di evocare tanto fascino al giorno d’oggi, tanto più che si parla di un protagonista seduto in panchina, che da quando ha sposato la propria missione calcistica costruisce squadre d’assalto, coniugando rigore personale, allenamenti famigerati e manovre vertiginose.
L’infanzia di Zeman a Praga, la scoperta della sfida sportiva, la maturazione interiore e la Primavera del ’68, tutto viene ripercorso e raccontato. Fino all’arrivo in Italia, seguendo lo zio Cestmir Vycpalek, giocatore e poi allenatore negli anni ’70 della Juventus, squadra che nel destino di Zeman avrà un ruolo decisivo, nel bene e nel male.
E la carriera, dalle prime esperienze nelle squadre minori giovanili del Palermo, quando si iniziò a parlare della “Piccola Olanda”, intravedendo i primi bagliori di una filosofia di gioco che portò la Primavera del Palermo ad umiliare quella del Milan, dove giocava un certo Paolo Maldini, fino all’avventura con il Licata, trasformata in una gioiosa macchina da gol. E poi il Messina di Totò Schillaci prima delle Notti Magiche, la sbrigativa avventura col Parma in serie B, che tuttavia riserva una gloriosa vittoria in amichevole col Grande Real Madrid di Hugo Sanchez e Butragueño e finalmente la nascita di Zemanlandia in quel di Foggia, dove brillarono Baiano, Signori e Rambaudi, ma anche Codispoti, Sciacca e Mandelli. Una squadra in grado di stupire, smembrarsi e rinascere in un’estate dalle proprie ceneri e arrivare a battere la Juventus di Del Piero e Vialli.
Zeman appare innanzitutto un maestro: decine di giocatori accompagnati all’esordio nel grande calcio, forgiati atleticamente e poi istradati verso carriere altrimenti comprimarie. Tanti anche i nazionali, allevati negli anni trascorsi sulle due sponde del Tevere.
Un secondo e un terzo posto ottenuti con la Lazio di Boksic e Casiraghi, un quarto e un quinto con la Roma di Totti e Di Biagio. Con lui hanno segnato caterve di gol tutti gli attaccanti, da Beppe Signori a Del Vecchio, da Vignaroli a Paulo Sergio, da Vucinic a Immobile.
Scorrono nella cronaca di Pieretti le stagioni e i tabellini, i dettagli e le vicende, e, inevitabilmente, le dichiarazioni. Come quella storica, sulla necessità per il calcio di uscire dalle farmacie, che segnò la carriera di Zeman, facendone un eroe per molti appassionati, un nemico per qualcuno di potente.
Pieretti ci spiega anche come andarono realmente le cose nelle sfortunate avventure al Fenerbahce e alla Stella Rossa o in quel di Avellino, quando il miraggio di una salvezza miracolosa sfumò dietro le prime ombre di calciopoli.
Il primo dei grandi ritorni, a Foggia fino all’ultimo miracolo sull’adriatico, riportando contro ogni pronostico il Pescara in serie A.
Un uomo di poche parole, molte sigarette e tante emozioni, quelle regalate ai tifosi, ma anche quelle vissute, a testa alta, tra una boccata e l’altra.
Restano da scrivere ancora altre pagine, dedicate alla grande occasione che, a sessanticinque anni, il calcio torna a proporgli, nella Roma americana, ancora oggi di Totti ma anche di Romagnoli e Florenzi, giovani oggi poco noti, ma che Zeman si appresta a modellare, potete starne certi.
In bocca al lupo, Mister 4-3-3.
“Mister 4-3-3. Dalla Primavera di Praga a Zemanlandia”, di Simone Pieretti (Edizioni Libreria Sportiva Eraclea).
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