Londra 2012, Basket: Team USA 98 – 71 Francia
La prima del Team USA, a Londra 2012, contro una squadra tutt’altro che facile da battere. La Francia di Tony Parker – volto conosciuto negli Stati Uniti – cerca l’upset, come dicono oltreoceano, una vittoria che sarebbe storica quanto impronosticabile.
Gli Stati Uniti non hanno Dwight Howard sotto canestro ma Tyson Chandler, il centro dei New York Knicks che difensivamente può cambiare la storia di questa partita. In quintetto, assieme a lui, Chris Paul e Kobe Bryant negli spot di playmaker e guardia, Kevin Durant e Lebron James rispettivamente in ala piccola e grande. Dall’altra parte, Vincent Collet risponde con Tony Parker in regia supportato da Gelabale, Batum a marcare la stella degli Oklahoma City Thunder, con Seraphin e Turiaf a presidiare il canestro.
PRIMO QUARTO, LA FRANCIA C’E’ – Gli Stati Uniti partono fortissimo costringendo Ronny Turiaf a due falli nei primi 2 minuti di gioco. Oltre a lui, anche Gelabale ha problemi con i fischi arbitrali e quindi Collet è costretto ad utilizzare ben 10 giocatori nella prima frazione di gioco. Dopo una prima fase completamente pro-USA, la Francia inizia a difendere forte e piano piano ricuce lo strappo grazie ad un Parker da 6 punti, 1 assist e 2/4 al tiro. La squadra di Mike Krzyzewski non ha molti centimetri sotto canestro, ma la fisicità tra gli esterni è debordante, considerato anche chi entra per far riposare i titolari. A fine quarto, una tripla di Yannick Bokolo riporta a -1 la Francia, e il punteggio si inchioda sul 22-21.
SECONDO QUARTO, STRAPPO USA – Rientra il quintetto titolare per gli Stati Uniti e la differenza si vede. Kobe Bryant e Lebron James costruiscono il primo break per Team USA: 8 punti combinati che allontanano la Francia, che a 7 minuti dalla fine del primo quarto sprofonda a -12 sul 33-21. La chiave sta tutta nell’attacco dei transalpini: se i meccanismi offensivi funzionano, di fatto costringono gli americani a lavorare a metà campo, togliendo ogni possibilità di giocare in contropiede. In caso contrario, il pessimo attacco costringe la Francia a difendere sui 28 metri, e la velocità – unita a un fisico non comune – di Lebron, Durant, Bryant, Westbrook e Anthony sono fatali. 5 punti consecutivi di Batum e compagni riportano il punteggio sul 26-33, ma non appena Team USA decide di spingere sull’acceleratore la differenza di talento viene evidenziata. Durant e Love segnano triple pesanti nell’economia della partita, perchè Collet sembra aver deciso di concedere questi tiri, chiudendo il pitturato e di conseguenza impedendo le scorribante dei vari James e Westbrook. 6 triple segnate nel primo tempo, anche se con percentuali non eccelse (31%), costringono la Francia a rincorrere a -16 sul 52-36 per gli Stati Uniti.
TERZO QUARTO, NULLA DI NUOVO – Team USA continua a macinare gioco e raggiunge presto i 20 punti di vantaggio nei confronti della Francia. A nulla servono i tentativi di Tony Parker, che con 10 punti segnati cerca di dare la carica ai suoi. Dall’altra parte però, Durant scrive 18 sul referto, che uniti ai 10 di Kobe Bryant e ai 9 di Lebron James, compongono il tesoretto che Team USA proverà a difendere sino alla fine. Impossibile comunque battere gli Stati Uniti tirando con il 7% dalla distanza, per un totale di 1/14 da tre punti a 2 minuti dalla fine del terzo quarto.
QUARTO QUARTO, AMERICANI AL COMANDO – Gli statunitensi lo chiamerebbero “garbage time“, noi semplicemente spazzatura. Primi minuti ufficiali in campo con la sua nazionale per Anthony Davis, 8 minuti che fruttano al talento ex Kentucky 3 punti e 3 rimbalzi. Spazio anche a Iguodala e Harden, preziosi per dare riposo ai vari Kobe Bryant (solo 12 minuti per lui, importantissimi, sempre la cosa giusta e tanta personalità nei momenti chiave, quando la partita era ancora incerta) e Tyson Chandler (unico vero centro nel roster, 11 minuti in campo oggi). La chiave della partita sono state le 18 palle perse dei francesi, di cui la maggior parte nei momenti decisivi del primo e secondo quarto, quando Parker e compagni sono riusciti a restare a galla soltanto grazie alle buone percentuali in attacco. Alla fine i 27 punti di scarto sono pesanti, ma oggi gli Stati Uniti non li avrebbe battuti nessuna squadra al mondo, soprattutto considerando che i “big” hanno avuto anche spazio per riposarsi.