La nuova Lega Pro prende forma. Il ritorno in auge di molte città importanti crea un equilibrio forse mai visto negli ultimi anni. Abbiamo chiesto un parere sul campionato che verrà ad Aldo Papagni, ex allenatore dell’Aquila.
Mister, quali squadre si stanno attrezzando meglio per lottare al vertice?
Le prime che mi vengono in mente sono Avellino e Benevento. La prima ha grandi ambizioni, ha fatto acquisti molto importanti e può contare su un pubblico eccezionale. Giocare al Partenio sarà durissima per chiunque. Il Benevento, dal canto suo, plasma ogni anno ottime squadre: nonostante i risultati non l’abbiano ancora premiata, la famiglia Vigorito continua a investire.
Le neopromosse Catanzaro e Perugia partono con grandi ambizioni…
Catanzaro e Perugia lotteranno per i primi posti. L’anno scorso hanno dimostrato di avere delle rose troppo forti per la Seconda Divisione e adesso le stanno integrando con un mercato intelligente. Si tratta di due realtà importanti, che per storia e bacino d’utenza sono condannate a pensare in grande.
L’incertezza sulle riforme sta svanendo, ma quanto ha condizionato le strategie delle varie società?
Chiaramente non è mai semplice lavorare senza avere grosse certezze sul futuro. Infatti non appena la situazione è divenuta più limpida, il calciomercato si è evoluto in maniera abbastanza netta. Si parlava di una Prima Divisione senza retrocessioni ma l’idea è stata abbandonata.
C’è l’intenzione di offrire uno spazio maggiore ai giovani. Una scelta giusta?
Puntare sui giovani non è sbagliato, sono il futuro del calcio e bisogna dargli fiducia. Però noi siamo abituati a estremizzare: ben venga una riforma per tutelarli, ma esagerare è sbagliato. Perché poi questi ragazzi, da un giorno all’altro, si ritrovano da pezzi pregiati a calciatori da scaricare. L’anno scorso i 91 erano ambiti da tutti i club, mentre quest’anno si punta sui 92 e non li vuole più nessuno.
Un commento sullo scandalo delle scommesse?
Guardi, c’è poco da dire. Io mi auguro che i vertici comprendano una cosa: questo per noi è l’anno zero. Bisogna ripulire tutto, allontanare il marcio che c’è e ripartire con un alone di credibilità. Senza la trasparenza il calcio non potrà mai migliorare.