La Libreria di MP: “Splendori e miserie del gioco del calcio”, di Eduardo Galeano

Giornalista, scrittore e saggista uruguaiano, Eduardo Galeano racconta una lunghissima partita, che vi scorrerà davanti pagina dopo pagina, attraverso i ritratti dei campioni, la narrazione degli episodi e il riassunto delle vicende storiche che dal primo Mondiale in Uruguay nel 1930, fino ad USA 1994, hanno intrecciato la fabula del calcio con la passione di generazioni di tifosi in tutto il mondo. E quando arriverete al triplice fischio, girando l’ultima pagina, vi sembrerà d’aver visto giocare – in splendida forma – Puskás e Pelè, Garrincha e Roberto Baggio, Romario, Schiaffino e Gerd Müller, davanti a folle di tifosi ora a bocca aperta, ora in tripudio o in lacrime, tra bianco e nero e colore, attaccamento alla maglia e grandi tradimenti, business opportunity intraviste dai gestori del circo e oppio dei popoli insufflato dalla propaganda politica.

Come in un film, viene evocata la storia della Grande Ungheria, la “Squadra d’oro” di Puskàs, Hidegkuti e Kocsis, imbattuta da quattro anni e primi storici giustizieri dell’Inghilterra in terra d’Albione (con un interminabile 7 a 1), che, durante il Mondiale svizzero del 1954, dopo aver rifilato 8 gol alla Germania Ovest, 9 alla Corea del Sud e 4 a testa sia al Brasile che all’Uruguay, in vantaggio di due gol già nel primo tempo della finale, di nuovo contro la Germania Ovest, giunse esausta sul filo del traguardo e finì per perdere 3 a 2 (ma durante l’intervallo, narra la leggenda che lo spogliatoio tedesco odorasse come un campo di papaveri).

E forse un brivido di solidarietà vi percorrerà, immaginando i duecentomila tifosi brasiliani, stipati al Maracanà in attesa di assistere al trionfo in patria della propria nazionale al Mondiale 1950, quando leggerete dell’improvviso gol dell’uruguaiano Ghiggia e di quello che ne seguì, definito “il più straordinario silenzio della storia del calcio”.

Ma anche un gol di Meazza a braghe calate, le gambe storte di Valderrama, le capriole di Hugo Sanchez e il destino di Maradona (“giocò, vinse, pisciò, fu sconfitto”), senza nascondere anche le pagine nere di questo sport, come quando nel 1978, all’inaugurazione dello stadio Monumental di Buenos Aires, il generale Videla decorò il presidente della FIFA Havelange, che felicemente dichiarava “Finalmente il mondo può conoscere il vero volto dell’Argentina”, mentre a poche centinaia di metri era in pena attività un famigerato centro di tortura e gli aerei lanciavano i prigionieri vivi in alto mare.

O forse vi sorprenderà scoprire che, ben prima di Pelè, in Brasile ci furono altri “rey”, come Artur Friedenreich, 1329 gol tra gli anni ’10 e i ’30, contro 1279 di Pelè, o come Leonidas, conosciuto negli anni ’30 e ‘40 come l’inventore della “bicicleta”, attaccante a cui un giornalista estasiato “contò sei gambe” .
Un libro da leggere e poi, ogni tanto sfogliare di nuovo, sognando praterie dove involarsi in contropiede, come quando Caniggia … ma questa è un’altra storia.

“Splendori e miserie del gioco del calcio”, di Eduardo Galeano (Sperling & Kupfer Editore).