È estate. Tempo di vacanze, di precampionato, di bilanci. Ed è tempo anche di iscrizioni, soprattutto in Lega Pro, dove mille problemi e altrettanti impedimenti fanno annualmente razzìa di alcune malcapitate società dell’ex Serie C che ripiombano agli inferi dei dilettanti.
Ci ritroviamo qui, nel nostro caso, a parlare della caduta dell’US Siracusa del presidente Luigi Salvoldi. Abbiamo scelto di concentrarci su questa società che è giunta ad un passo verso la promozione in Serie B per poi ritrovarsi cancellata dai professionisti, mentre sul web corre già l’ufficialità della radiazione anche della Spal. Ciò non è altro che un eco dei recenti “crack” di club come Pergocrema, Foggia e ci mettiamo anche quel Taranto che proprio insieme al Siracusa ha disputato un ottimo campionato arrivando in seconda posizione, salvo poi perdere i playoff contro la Pro Vercelli.
Il Siracusa, dicevamo, guidato dal giovane tecnico Andrea Sottil (adesso sulla panchina del Gubbio) che ha dimostrato di essere competente e capace di valorizzare il suo gruppo. Oggi, più dei mesi scorsi, pesano come un macigno i cinque punti di penalizzazione inflitti alla società aretusea (proprio come il Taranto) per inadempienze finanziarie della società. Quei punti che, aggiunti ai cinquantotto guadagnati nel corso della stagione, potevano bastare ad agguantare una storica promozione diretta in Serie B.
Ma la cattiva sorte si è avvinghiata nel club sìculo con una forte morsa e la fine della società si è rivelata una lunga e tormentata agonìa durante la quale il numero uno della società, il presidente Salvoldi, ha provato qualsiasi strada, appiglio per rimanere aggrappato al sogno di poter ricominciare la prossima stagione laddove si era (ben) terminato. Ma la scadenza di ieri alle ore 13 per la presentazione della fideiussione bancaria è già arrivata, inesorabile. La situazione, comunque, è del tutto fuori dall’ordinario: il titolo dell’US Siracusa dovrebbe restare visto che non è stata dichiarata una bancarotta della società, bensì la questione è che non si è presentata la domanda di iscrizione con allegati i trecentocinquantamila euro di fideiussione.
Intanto, i tifosi azzurri hanno manifestato pacificamente nelle strade della cittadina aretusea, mossi dalla passione per lo sport, proprio quel sentimento che non riesce invece a toccare imprenditori e politici che forse avrebbero qualche possibilità in più di sostenere questi progetti (che riguardano spesso anche altri sport). Progetto, un termine usato troppo di frequente, che il più delle volte di bello ha solo la musicalità della parola stessa, perché spesso è solo un termine abusato e vuoto di significato. Manca l’impegno, il credere in queste società da parte degli organi statali e comunali. E di riflesso i presidenti poi si trovano a non riuscire a dare un minimo di garanzie per avvalersi del credito dalle banche. Proprio quello che è accaduto al Siracusa.
Di certo è un peccato, dato che, a parte qualche stipendio arretrato, il club di Salvoldi godeva di buona salute, senza troppi debiti in pendenza. La fideiussione da presentare ammontava a “soltanto” trecentocinquantamila euro, pronti ad essere concessi dalle banche, le quali hanno dovuto però rinunciare perché mancavano le garanzie necessarie da parte della società.
Il presidente dei Leoni ha dichiarato: “Ho la morte nel cuore […]. Sono responsabile perché avrei dovuto garantire le somme necessarie, ma la gestione è diventata troppo onerosa”. Peccato sì.
E pensare che per i tifosi tutto ciò non è alto che un ”flashback”, un ritorno al passato, a quella stagione ‘94/’95 in cui l’AS Siracusa giunto quinto nel suo girone (quest’anno terzo) in Serie C1 aveva avuto la possibilità di approdare in cadetteria salvo poi perdere i playoff contro l’Avellino (quest’anno Virtus Lanciano) ed essere radiato per debiti ripartendo dalla Promozione. Un film già visto, quindi, di cui nessuno avrebbe voluto guardare la replica.
È dura, maledettamente. Si invocano riforme a trecentosessanta gradi soprattutto per la Lega Pro. Tante parole, pochi fatti, come sempre. Soprattutto, però, ci vorrebbe qualcuno che ci creda fermamente e dia valore, insieme agli organi competenti, alla quella famosa parola: progetto.