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Da Luis Enrique a Zdenek Zeman: come e dove cambierà la Roma 2012/2013

Passaggio di consegne in capo al progetto di restaurazione della Roma. Dopo il fallimento di Luis Enrique, Baldini ha richiamato una vecchia conoscenza dell’ambiente giallorosso, quello Zdenek Zeman già allenatore nella capitale tra il ’94 e il ’99 (3 stagioni con la Lazio e 2 con la Roma) e fresco vincitore della Serie B con il Pescara. Il boemo, nella conferenza stampa di presentazione del 5 giugno scorso, ha già delineato quelle che saranno le differenze con il gioco espresso dai capitolini nella stagione appena conclusa sotto la guida dell’allenatore spagnolo. La frase in questione (“Luis Enrique aveva molte idee che mi piacevano, ma io magari mi proietto di più verso la porta avversaria”) lascia intendere quelle che poi saranno le linee guida della tattica e del gioco che proporrà con la sua squadra. Cerchiamo di analizzare, quindi, in tre rapidi punti, come e dove cambierà la Roma.

1) La preparazione atletica. Il marchio di fabbrica di Zeman, riconosciuto da tutti i giocatori che ha allenato negli anni, è senza dubbio la durezza dei suoi allenamenti. Mentre Luis Enrique aveva impostato la preparazione estiva concentrandosi più sul pallone e sulla velocità di scorrimento dello stesso, il ceco, invece, da sempre prevede una preparazione all’insegna della corsa, degli esercizi fisici, dei carichi pesanti e delle doppie sedute di allenamento. Il tutto finalizzato ad avere benzina nelle gambe sufficiente per correre più degli avversari e, soprattutto, a saperlo fare per tutta la stagione.

2) La tattica. Il 4-3-3 sarà l’unica cosa in comune rispetto alla stagione scorsa. Questo è l’aspetto su cui Zeman dovrà lavorare di più e su cui vedremo i maggiori cambiamenti. Se Luis Enrique cercava di esprimere un gioco in stile-Barcellona, ossia con l’ossessiva ricerca del possesso, anche stucchevole, in attesa del varco giusto per colpire l’avversario, Zeman prevede un tipo di calcio totalmente diverso. Chiedendo aiuto alla geometria, possiamo dire che la sostanziale differenza tra i due allenatori è che il gioco del tecnico spagnolo si sviluppa in orizzontale, quello del boemo in verticale. Una manovra sostanzialmente fondata sul pressing alto, per cercare di recuperare palla nella metà campo avversaria, e poi costruita su continui triangoli e sovrapposizioni alla ricerca veloce della porta avversaria. Una piccola similitudine tra i due stili di gioco può essere la difesa alta e quindi il numero di rischi che le loro squadre corrono nell’arco di una partita. Ma Zeman di contro propone un’alta capacità realizzativa dell’attacco, obiettivo che invece Luis Enrique non è riuscito a raggiungere nonostante la mole di gioco prodotta.

3) Gli interpreti. Se avete ancora in mente De Rossi come regista di centrocampo che si abbassa a fare il terzo centrale in fase di impostazione della manovra, scordatevelo. Zeman su questo punto è stato molto chiaro: “De Rossi? Non lo vedo come difensore e per me è un centrocampista diverso da un regista”. Il che, tradotto, significa che De Rossi sarà principalmente utilizzato come mezzala nei tre di centrocampo. Anche capitan Totti, già allenato dal ceco nella sua precedente esperienza romana, cambierà zona di campo passando da finto centravanti/trequartista in cui lo schierava Luis Enrique a esterno del tridente offensivo. A parziale conferma di questa sensazione c’è un’altra affermazione del tecnico boemo (“Totti da centravanti prende troppe botte”). Staremo a vedere. Di sicuro c’è che dal mercato arriveranno due terzini con grande capacità di corsa (uno potrebbe essere Grillo, che tanto bene ha fatto a Varese, l’altro è già ufficiale, ossia Dodò, terzino sinistro brasiliano classe ‘92) e un centrale difensivo affidabile (si parla sempre di Ogbonna, nonostante Baldini abbia praticamente già preso Castán). In attacco saranno confermati Bojan, Lamela e Borini, che sembrano giocatori più che adatti agli schemi del boemo, mentre potrebbe partire Osvaldo.

Le premesse ci sono tutte e l’entusiasmo dei tifosi nel sottoscrivere abbonamenti dimostra che i primi passi sono stati fatti nella direzione giusta. Non ci resta che aspettare che “Zemanlandia” apra al pubblico.