Un personaggio al giorno, dentro o fuori dal campo di gioco, fino al 2 luglio: MondoPallone, durante tutti gli Europei, vi regalerà quotidianamente la biografia compressa di giocatori e non solo. Oggi è il turno di Alessio Milone, Direttore di MondoPallone.it.
Non è una sviolinata — non ce n’è nemmeno bisogno, visto che siamo stati in due, io e lui, a (ri)fondare questo sito. Mi trovo bene a lavorare con lui, e mi è sembrato naturale che fosse Alessio (al centro nella foto, con Marco Iannotta e Vito Coppola) a fare il comandante in capo, il macchinista, il demiurgo. Siamo una coppia complementare: cerebrale e quadrato io, entusiasta ed estroso lui. Io, tendenzialmente, analizzo i problemi prima che si pongano; lui, in genere, dà la spinta per andare avanti con sempre più slancio. Ci completiamo, abbiamo bisogno l’uno dell’altro.
In redazione, giusto per intendersi, è stato l’unico a dire, fin da prima che cominciasse la competizione (e anche dopo la sconfitta in terra svizzera), che avremmo vinto noi; e non ha mai vacillato. Tranne ieri sera, quando ha scritto «non succede; ma se succede…». Sappiamo com’è andata. In ogni caso, è stato quello che ci è andato più vicino.
Due parole sulla partita e sulla squadra. Era ingiusto pensare di arrivare col vento in poppa, da favoriti, a questa finale; altrettanto ingiusto è adesso tirare la croce addosso a Prandelli. Che ha fatto col materiale umano che aveva: diciamocelo pure, non il massimo. Tre soli fuoriclasse: Buffon, Pirlo e De Rossi (acciaccatissimo, però). Un fuoriclasse che era ed è rimasto in pectore, Balotelli; un fuoriclasse mai sbocciato fino in fondo, Cassano.
La Spagna, di converso, ha un gruppo in piena maturità, che gioca a memoria, e che ieri ha preso più iniziative del solito, giocando la sua partita migliore. I suoi giocatori-chiave sono trentenni o giù di lì (l’assente Puyol, infortunato, ne ha 34: difficile che ritorni per restare). Si è trattato di un gruppo al massimo delle sue forze e della sua maturità, che contro di noi non ha neanche avuto bisogno di spingere: ci ha dominati con un filo di gas. Il pallone è loro, per definizione, e forse ormai per usucapione.
Prandelli ha fatto le nozze coi fichi secchi: difficile chiedergli di più. Abbiamo fatto fuori (a tratti dominando), contro pronostico, due avversarie storiche, come Inghilterra e Germania, giocando il calcio migliore di tutto il torneo; e siamo stati sconfitti (male, non lo nego) da una squadra che detiene il record dei record (tre competizioni consecutive vinte, mettendo insieme 15 vittorie, 3 pareggi e una sola sconfitta). Avevamo fatto male a esaltarci troppo, quello sì; ma adesso non esageriamo in senso inverso.
A chi se la prendesse con Prandelli, potrei solo ricordare dove eravamo due anni e pochi giorni fa: fuori dal Mondiale, eliminati dalla Slovacchia, con un gol preso su rimessa laterale. Pensiamoci bene: fino a ieri sera non eravamo mai passati in svantaggio (rigori a parte), e siamo arrivati a giocarcela fino al 1° luglio. Ce l’ha fatta soltanto un’altra squadra. Le altre 14 sono dietro. Non conta chi vince o chi perde: quando arrivi lassù, te lo sei meritato sempre (o quasi: Sudcorea 2002, per capirci). Non abbiamo perso l’Europeo: abbiamo vinto il secondo posto.
Sulla partita, rimangono due sole considerazioni da fare: con Mario Monti a Kiev, a qualcuno potrebbe venire l’idea di lasciarcelo, e comunque siamo sicuri come sarebbe stata in panchina, dopo il 2-0: per raggiungere il pareggio, il presidente del Consiglio avrebbe messo più tasse. Altra considerazione: così c’è ancora una speranza che Scommessopoli non passi in secondo piano, e che si faccia pulizia senza guardare in faccia a nessuno.
Altro discorso per chi se la prendesse con la RAI: a tratti, difficile dargli torto (e io stesso non sono stato proprio tenero, a volte). Voglio dire: se Dossena dichiara di capire il cambio Montolivo-Motta («per gli equilibri di squadra»), mi sembra una perfetta confutazione del cambio stesso. Se il primo gol viene segnato un attimo dopo che l’ex sampdoriano ha dichiarato che «siamo bravi a non dargli profondità», se al trentottesimo aggiunge che gli spagnoli «ci temono»… non c’è partita. Epic win.
Altro discorso ancora per chi ha lavorato in questa squadra, invece. Chi è stato il cuore, i polmoni e i muscoli di MondoPallone. È anche per questo che il personaggio di oggi è Alessio Milone. Quindi vorrei ringraziare tutti: i redattori, uno a uno (e il nostro MegaDirettore per tutti); e anche i lettori (come quelli che non si stancano di correggere le mie imprecisioni, e fanno bene). E ringraziare l’amuleto Marco Macca (con le pagelle di Francesco Loiacono), che si è sobbarcato tutte le vittorie azzurre, oltre al dispiacere di ieri.
Perché noi di MondoPallone abbiamo messo in campo una squadra che non teme nessuno: Milone; Scafà, Grasso, Maschio, Pellone; Iannotta, Pannozzo, Macca, Loiacono; Allegra e Modugno (ho azzardato un 4-4-2). Mi scuseranno tutti gli altri (Coppola, Lelli, Panetta, Peruzzi, …) se li devo lasciare a tenermi compagnia in panchina. Ragazzi miei, vi abbraccio uno a uno: è un piacere lavorare con voi. E sarà un altro piacere farlo per le prossime Olimpiadi.