Diamo a Cesare quel che è di Cesare

Non è di certo passato inosservato il lavoro svolto in questi anni dal tecnico degli azzurri Cesare Prandelli, nocchiero dei protagonisti di questi europei, ultimo ad arrendersi e vero leader di una nazionale in grado di arrivare in finale sorprendendo e sovvertendo ogni pronostico che dava la Germania da tempo già finalista contro la fortissima Spagna. 

E chi l’avrebbe pensato a una reazione così dei nostri connazionali dopo la batosta subita contro la Russia ad appena una settimana dallo start di EURO 2012, e invece l’Italia c’è ed il merito è innegabile che sia di Prandelli, mai una parola scomposta, piuttosto primo a prendersi le responsabilità di prestazioni insoddisfacenti di una squadra arrivata a questa manifestazione con le ossa rotte. Non bisogna dimenticare il tipo di emergenze cui ha dovuto far fronte l’ex tecnico viola. Lo stop improvviso di Chiellini, la non ottimale condizione di Maggio, i problemi fisici di Barzagli, senza contare la scarsa vena realizzativa di prime punte nel nostro massimo campionato. E allora che problema c’è l’uomo silenzioso non ha perso tempo a lamentarsi ma ha costruito e ricostruito più volte una nazionale cambiando moduli e uomini, con un’unica costante il risultato. I fatti gli hanno dato ragione Cassano pur non essendo al massimo della forma a sprazzi inventa calcio, Balotelli ha mantenuto lucidità e ci ha regalato la finale e i vari Balzaretti, Bonucci, Diamanti e Montolivo, spesso meno menzionati stanno dando un contributo importante per poter raggiungere l’Eldorado. Rendiamo giustizia e ringraziamo l’allenatore, ma soprattutto l’uomo Prandelli in grado di ricostruire i cocci rotti di una nazionale uscita a testa bassa dallo scorso mondiale, dove sembrava davvero essersi chiuso un ciclo. Rendiamo a Cesare quel che è di Cesare, comunque vada a finire condottiero ineccepibile della strepitosa falcata degli azzurri in Polonia e Ucraina.