“Capolinea della pizza” titolava il Hamburger Morgenpost, famoso giornale teutonico, qualche giorno fa, con chiaro riferimento alla sfida all’Italia. E’ strano: al capolinea ci sono arrivati loro, i tedeschi, che tanto erano sicuri della nostra sconfitta, della loro vittoria. La pizza, con cui veniamo identificati, ha sorriso e ha ancora un’altra fermata da fare. Il capolinea è Kiev, è la finale, comunque andrà, mentre c’è qualcuno che invece s’è fermato prima. Benzina finita, per colpa della presunzione che ha bruciato tutto l’impianto.
E’ incredibile come un popolo comunque nobile come la Germania possa ogni volta rendersi così antipatico e ridicolo, sì, ridicolo, agli occhi del mondo, riducendo un altrettanto nobile popolo come quello italiano a 4 elementi 4: spaghetti, pizza, mandolino e mafia. Non è accettabile, non sono parole degne, c’è poco da fare. Eppure non perdono occasione. Nel 2006 salutarono la nostra vittoria allo stesso modo, presi da strani bruciori, e sei anni dopo continuano ad appellarci come i titolari della pizza. Allora io a questo punto vi dico, cari miei tedeschi: odiateci quanto volete, prendetevi il vostro spread, la vostra Merkel, i wurstel e i krauti, noi non abbiamo bisogno di abbassarci a tal livello per sentirci orgogliosi delle nostre origini e di ciò che rappresentiamo; noi non abbiamo bisogno di cercare un nemico per sentirci parte del nostro popolo.
Sarebbe auspicabile imparare una volta per tutte una lezione d’educazione, di stile, per un popolo intero che non è solo calcio e che merita riconoscenza e rispetto. Il calcio non è tutto, ma non deve nemmeno diventare nemmeno il pretesto per lanciare pubbliche e gratuite offese a chi, con assoluta umiltà, si propone alla sfida.
Noi siamo italiani, siamo quelli dell’Impero, della pizza, del mandolino, della mafia e degli spaghetti. Prendeteci in giro quanto volete, prima delle partite: tanto poi, dopo, a gioire, siamo sempre noi.