Non chiamatelo eroe, non è una parola che fa per lui. Daniele De Rossi stasera sarà in campo, come vuole la logica degli instancabili, dei leader, di quelli che nel bene o nel male devono esserci. Il romanista si stupisce quando, in conferenza stampa, vede alcuni giornalisti che ancora nutrono dei dubbi sulla sua presenza.Il messaggio è chiaro: “Non dite che sono un eroe, queste partite non vuole perderle nessuno e io non faccio eccezione. Giocherei a tutti i costi anche un Roma – Triestina, quindi…”.
Difensore, regista, mezzala, cosa può contare la collocazione tattica? Contro la Germania Daniele sarà lì, in mezzo al campo, a ringhiare sui palleggiatori tedeschi e a proporsi senza palla in fase offensiva. Un incrocio maledetto gli ha negato la gioia di segnare un gol pazzesco, una rete che sarebbe finita nella storia degli Europei e avrebbe continuato a fare da copertina per le generazioni future. Magari ci riproverà stasera: la corsa non fluidissima, l’infiltrazione e i pochi allenamenti nelle gambe non lo bloccheranno di certo.
Capitan Futuro è uno dei quattro superstiti del 2006, assieme a Buffon, Pirlo e Barzagli. Nella storia recente degli azzurri lui c’è sempre, a 29 anni può fare il leader vecchio e maturo all’interno del gruppo. La barba è lunga come da tradizione, il ché accentua il pensiero che la carta d’identità sia truccata, ma in realtà è solo indice di una forte scaramanzia tutta romana. Traduce addirittura una domanda in inglese a Cesare Prandelli, il quale sorride e ringrazia. “E’ la sfida più importante degli ultimi due anni per me, visto che neanche nella prossima stagione disputerò le coppe europee. Giocare in questa nazionale è bellissimo”. Già, anche per noi è bellissimo vederlo lì con la sua chioma bionda, a lottare, a trattenere il respiro, a esultare come un pazzo quando arriva il momento. Ma è solo Daniele De Rossi: non chiamatelo eroe.