Noi siamo più belli!

Siamo più belli dei tedeschi, è inutile far finta di niente. Loro sono tutti uguali, capigliatura bionda e occhi chiari, abitudini alimentari discutibili e carnagione bianchissima, fisico statuario, disciplina innalzata oltre i limiti, sudorazione facile, fiumi di birra nelle occasioni che contano.Noi, beh, noi siamo di un’altra categoria: siamo vari nell’aspetto fisico, nella capigliatura, nel colorito, nel modo di comportarci, di divertirci, siamo più eleganti, ci lasciamo andare allo scherzo con maggiore facilità. La vita è bella, il concetto l’abbiamo afferrato meglio rispetto agli amici tedeschi.

Hanno cercato di imitarci persino nelle cose brutte, con il loro Hitler che somigliava molto al nostro Mussolini. Noi però abbiamo avuto la forza di cambiare, di sovvertire le gerarchie, di combattere una guerra fratricida e sprizzare orgoglio da tutti i pori. Per un po’ hanno tenuto l’Italia sotto scacco e poi si sono impossessati della nostra forza lavoro, hanno creato un modello di macchina statale grazie (anche) al contributo di siciliani, calabresi, campani, abruzzesi. Ma in una cosa non sono riusciti: il cuore degli immigrati italiani non l’hanno mai scaldato, neanche minimamente. Quello tra i nostri esuli e la prosperosa Germania è stato un patto hobbesiano: tu dai il pane a me, io do il mio corpo a te. E poi amici come prima, anzi no. Perché loro sono un popolo chiuso, un popolo che dalle note di  Deutschland über alles getta presunzione a valanga, razzismo psichico difficilmente removibile.

Per stare in Italia devi innamorartene, altrimenti sarebbe una tortura feroce per chiunque. E questo spesso accade, non a caso si dice che la nostra Penisola può essere amata visceralmente solo dagli stranieri. Qui puoi trovare le cose che non hai, qui puoi scoprire sfumature ignote, da loro no. Ma mi fermo a tale osservazione, perché potreste dirmi che quella di stasera è solo una partita di calcio e le litanie culturali non servono. Varrà o no il peso della tradizione? La Germania è completamente nuova rispetto all’ultima volta, i superstiti sono solo 4, e tra l’altro può contare su una formazione multietnica. Forza lavoro applicata anche al calcio? Può essere: i vari Ozil, Khedira e compagnia bella sono i figli dei figli degli immigrati; hanno vissuto un solo mondo nella loro esistenza, non possono covare l’odio regresso degli immigrati. Ma non cantano l’inno, sembrano quasi degli esseri senza patria.

Una Germania mista quindi, una squadra in cui convivono varie specializzazioni. Loro sanno cosa rappresenti l’Italia per l’universo pallonaro teutonico, sono ben consci del fatto che una sconfitta collasserebbe gli innamorati peggiori del calcio, in qualche modo hanno un solo risultato a disposizione, una sola possibilità: trionfare o morire. Rischiano di essere ricordati come gli undici che spezzarono la maledizione azzurra, ma rischiano anche di passare alla storia come la nazionale bella e incompiuta. Però pensateci: regalare un’altra gioia ai gregari dell’economia tedesca, quella che ci fa convivere con i fantasmi dello spread,  e innalzarli al ruolo di protagonisti per una grande e immensa notte, beh, è un desiderio che tutti culliamo. Così gli ricorderemo, per l’ennesima volta, che complessivamente siamo più belli, nel senso pieno della parola.

Chiudo con una perla di Vincenzo Compilati: “A noi dello spread non ce ne fregherà niente stasera. In banca avete già vinto, ma il calcio è un’altra cosa. Nel calcio vogliamo comandare noi!”.