Home » “Il punto” in casa Rimini

 

Qualcosa si smuove, qualcos’altro meno. Si muove, ad esempio, il patron Biagio Amati, pronto nel rendere ufficiale una serie di iniziative per la “Festa del centenario” biancorossa, a partire da fine Giugno, con eventi, spettacoli ed amichevoli importanti in grado di coinvolgere tifosi e non sino a Capodanno. Ufficiosa, per adesso, rimane invece la prospettiva di collaborazione con la Rimini dei canestri sino alla fusione delle due società. Il tentativo è quello di rimanere in piedi, appoggiandosi l’una all’altra e facendosi forza a vicenda, il rischio, con gli scongiuri del caso, è di rivederle cadere entrambe, stavolta con una botta sola.

Si continua, nel frattempo, con i programmi annunciati dalla rifondazione: giovani e città rimangono elementi dai quali non si può prescindere per poter puntare alla stabilità necessaria per mantenere i conti in verde e parlar di progetti a lungo termine, il tutto mentre la questione relativa al fallimento torna agli onori della cronaca, sotto una luce positiva, questa volta. Tirati in ballo dagli scandali del calcio-scommesse, la liquidazione della vecchia società è risultata fondamentale per uscirne indenni, senza cospicua penalizzazione per responsabilità oggettiva e tirata d’orecchie annessa. Chi si aspettava sorrisi e ha trovato alzate di spalle non deve rimanerne sorpreso: congratularsi con chi ha ucciso una città per salvaguardare i propri interessi rimane un atto di coraggio estremo. E qui a Rimini, i temerari, si sa, mancano da tempo.

Non si smuovono dalle proprie posizioni, invece, industriali, albergatori e ristoratori locali di turno. Nell’incapacità permanente del riuscire a guardare al di là del proprio orto, lo spot promosso è antico ma sempre attuale: senza piade, “notte rosa” e aperitivi non si può stare, senza sport si. Niente di nuovo, dunque, in una città troppo spesso in preda agli umori e vittima di un menefreghismo generale che ha portato calcio e basket dalla gloria di Serie B e Legadue al baratro del dilettantismo, a distanza di un anno, in un ambiente nel quale oggi, come ieri, resta più importante fermarsi all’uovo, non dandosi il tempo di aspettare la gallina.

La frittata, d’altronde, ce l’hanno già servita.