Un personaggio al giorno, dentro o fuori dal campo di gioco, fino al 2 luglio: MondoPallone, durante tutti gli Europei, vi regalerà quotidianamente la biografia compressa di giocatori e non solo. Oggi è il turno di José Manuel “Pepe” Reina, riserva della Spagna.
Cambiano gli interpreti, cambia anche l’allenatore, ma la Spagna è sempre la stessa: cinica, da tutti lodata per il suo gioco corale, e succede che solo adesso ci rendiamo conto di quanto abbia una difesa impenetrabile. Tra l’altro, è l’uovo di Colombo: se fai tanto possesso palla, gli avversari non possono attaccarti. Se la palla ce l’hai tu, non ce l’hanno gli altri.
Ma ho detto che la Spagna è sempre la stessa: è vero ed è falso allo stesso tempo. È vero perché il gruppo è sostanzialmente lo stesso da sei anni (a questo giro è sono usciti, per motivi diversi, Marchena, Puyol, Capdevila e Villa); è falso perché, nelle ultime due competizioni internazionali, il gioco proposto era comunque gradevole e meno rallentato di quanto non lo sia adesso; ed è ancora vero, perché in Sudafrica gli spagnoli hanno segnato solo i gol essenziali, vincendo sempre di misura; ed è falso, perché in attacco, senza il loro capocannoniere di sempre (David Villa, ovviamente) hanno stentato più di quanto non dicano i numeri. Il perché è presto detto: Fernando Torres, a dispetto di un talento fuori dal comune, non è mai stato continuo a questi livelli; e l’assenza del rapace Villa ha privato la Furia Roja della sua bocca da fuoco designata.
Già, perché è una Spagna da record: andando a memoria, non ricordo nessuna nazionale europea riuscire a fare tripletta di finali (vincendo le prime due, e per la terza ancora basta aspettare fino a domenica): troppo difficile centrare sempre i giocatori giusti, con il giusto calendario, per giunta con gli episodi giusti (episodi di ogni genere: sviste arbitrali, infortuni in corso d’opera, e chi più ne ha più ne metta).
Ma a volte, per vincere tutto, basta solo essere al posto giusto, senza neanche essere l’uomo giusto. Perché l’uomo giusto, comprensibilmente, si chiama Iker Casillas, uno dei primi tre portieri al mondo (un altro è Buffon, il terzo per me è Cech): uno dei pochi fuoriclasse al mondo. E uno degli undici giocatori ad aver fatto tripletta: gli altri sono Albiol, Iniesta, Xavi, Fernando Torres, Fàbregas, Xabi Alonso, Sergio Ramos, Arbeloa, David Silva e l’altro portiere Reina: tutti hanno mantenuto anche il numero di maglia (tranne Arbeloa, che dal 18 del 2006 è scalato al 17 sudafricano e attuale).
Ma a noi piace concentrarci su José Manuel Reina (per gli amici “Pepe”). Ruolo: portiere; segni particolari: bravura fuori dal comune, ma che viene oscurata da un autentico asso. Un po’ come accade da noi, con Buffon che ha bruciato molti ottimi interpreti del mestiere.
Tre finali (due già vinte), e in tutto ciò una sola presenza: a Euro2008, nella terza partita del girone, contro la Grecia, a qualificazione già raggiunta. Eppure è campione d’Europa e del Mondo in carica. A giudicare dai risultati, Reina dev’essere anche molto bravo a scaldare la panchina.