Home » Euro2012, il personaggio: Michalis Sifakis

Un personaggio al giorno, dentro o fuori dal campo di gioco, fino al 2 luglio: MondoPallone, durante tutti gli Europei, vi regalerà quotidianamente la biografia compressa di giocatori e non solo. Oggi è il turno di Michalis Sifakis, (sedicente) portiere della Grecia.

Nella partita in cui per la prima volta Bizzotto ha sbagliato una pronuncia (la γ — gamma — in greco è una G sempre dura: si pronuncia «Ghiorghios»), e mentre Andrea Fusco esordiva nel suo programma (Notti Europee) dando una notizia in esclusiva: Portogallo-Germania sarà la prima semifinale — una notizia talmente esclusiva che l’UEFA continua a smentirla, dando (giustamente) Portogallo e Germania nelle due parti opposte del tabellone (avendo, peraltro, condiviso il girone di ferro con Olanda e Danimarca); mentre accadeva tutto ciò, in Grecia si rendevano conto del dramma che si stava consumando: non era stata una grande idea, quella di prendere un palo della luce e metterlo in porta.

Mentre il solito Fusco continuava a perplimersi per il fatto che i tedeschi non avevano paura dei greci, quanto della presenza di Angela Merkel, che non aveva portato bene al Bayern Monaco che di fatto ha ospitato la finale di Champions (una grande notizia, ingiustamente scartata persino da Studio Aperto), Fernando Santos invece si perplimeva all’idea che forse l’infortunio “diplomatico” di Chalkias aveva portato qualche beneficio contro la Russia, più sulle ali dell’entusiasmo (e del contropiede) che altro; ma ieri sera aveva decisamente mostrato la corda.

Otto Rehhagel giocava un calcio sparagnino, basato su una difesa rocciosa, una mediana fatta di polmoni e corsa, un attacco composto da un paio di piedi discreti e tanto tempismo. Una squadra dai principî molto adatti alla scherma: pronti per fare un parata e risposta, e segnare così il punto.

La risposta, la Grecia ha dimostrato di saperla dare (basti vedere come ha fatto fuori la Russia, da tutti data per rivelazione del torneo, ma non dal nostro Michael Braga). Il difetto, appunto, è nella parata, che ha presentato più di un problema. I meccanismi difensivi di Fernando Santos mi sono sembrati più incerti di quelli di Rehhagel, nel senso che un Papastathopoulos è ancora inferiore a un Dabizas o un Dellas nel pieno della carriera; e nel senso che ieri sera, se avesse giocato un quarantunenne Nikopolidis (ritiratosi da un anno), tanto peggio non sarebbe potuta finire, anzi.

Perché ieri ha giocato, per la terza volta in questo Europeo (la prima era da subentrante), il 27enne Michalis Sifakis (per i greci Μιχάλης Σηφάκης, per gli amici Skifakis): a naso, ho contato sette-otto trattenute completamente mancate: al 20esimo su Özil, tre minuti dopo su Reus, al 35esimo su Khedira, ancora su Özil all’80esimo e quattro minuti dopo, e dovrei anche dire che sul gol di Reus, annullato per fuorigioco, l’assist viene direttamente dai suoi guantoni. E da citare c’è anche dell’altro: incolpevole sulla staffilata di Khedira, sul precedente gol di Lahm ha mostrato riflessi da bradipo; e la sua uscita sul gol di Klose è geniale: salta poco, e lo fa dietro l’attaccante designato, senza poterlo anticipare; e potremmo dirne ancora (la sua uscita su Klose, in occasione del gol di Reus, è poco convinta e convincente). Ce n’è abbastanza per nominarlo migliore in campo: per i tedeschi.

Se qualche giorno fa abbiamo parlato di Andriy “Saponetta” Pyatov, Sifakis si merita il soprannome di “sciolina” (cosa perfettamente normale per una squadra che ospita un giocatore chiamato Salpingidis: traduzione spicciola “uterino”). Suggerimento: prima di scendere in campo, la prossima volta, immerga i guantoni nel barattolo della marmellata. Forse, così, il pallone non schizzerà direttamente sui piedi dell’attaccante più vicino.