Euro2012, il personaggio: l’ospite che non c’è (più)
Un personaggio al giorno, dentro o fuori dal campo di gioco, fino al 2 luglio: MondoPallone, durante tutti gli Europei, vi regalerà quotidianamente la biografia compressa di giocatori e non solo. Oggi è il turno dell’ospite che, nonostante fosse addirittura doppio, già non c’è più.
È un destino facile facile, se decidi di affidare una grande manifestazione a una economia emergente senza una tradizione recente di successo: era accaduto nel 2010, con il Sudafrica, succede ancor più fragorosamente oggi, con Polonia e Ucraina entrambe eliminate già al primo turno. Si accetta una doppia candidatura, con due squadre di casa (su 16 partecipanti), e poi non sono in grado di andare avanti.
È la globalizzazione del calcio, si dirà: la FIFA e l’UEFA cercano di aprirsi nuovi mercati, di esplorare opportunità economiche alternative ai soliti nomi: e se per i prossimi Mondiali dovremmo andare sul sicuro (ci vorrebbe un’ecatombe per eliminare il Brasile), la Russia nel 2018 vorrà passare a tutti i costi, e chissà che il Qatar per il 2022 non sia riuscito a naturalizzare un buon pacchetto di brasiliani (costano più dei russi, ma rendono in proporzione) per passare il turno e magari arrivare quarta al traguardo (come una Sudcorea).
Dicevamo: è la globalizzazione del calcio, tanto cara a Blatter e a che ha portato a storture evidenti (una l’ho appena citata). E viene il pensiero maligno di ieri: non solo la tecnologia in campo non va bene perché renderebbe più difficile aiutare determinate squadre (a turno), ma viene anche da pensare che certe scelte abbiano una radice che di sportivo non ha più nulla.
A ogni modo, rimaniamo sul campo di gioco, per una volta: abbiamo visto una Polonia di prospettiva piuttosto che pronta all’uso, ed è un peccato che abbia perso l’occasione. La generazione degli Szczęsny, Piszczek, Błaszczykowski e Lewandowski potrà dare ancora molto, ma il girone non era impossibile (anzi: la Russia, favorita d’obbligo, è fuori), e soprattutto fa male uscire senza neanche una vittoria. Sensazione personale: a dispetto della relativa gioventù della rosa e del fatto di essere la squadra di casa, sarebbe riuscita a passare il turno se solo avesse giocato con il sorriso sulle labbra e la serenità di chi ci spera. Nei polacchi ho visto solo la rabbia di chi sente una responsabilità troppo grande. Fuori una.
Anche l’Ucraina ha sprecato l’occasione, ma in un girone più competitivo (Francia e Inghilterra favorite d’obbligo, e la Svezia ha una tradizione che non si butta via) e con l’ulteriore scusa di essere alla sua prima volta in assoluto a un Europeo (seconda occasione internazionale dopo Germania 2006). Tutto sommato, ci è andata più vicina: ha accumulato un punticino in più (frutto della vittoria in rimonta con la Svezia), e ha messo in mostra un calcio basato maggiormente sulla furia che sull’organizzazione; ma almeno ha messo in mostra una determinazione più positiva. Fuori due.
Consoliamoci pensando questo: che se avessimo presentato una candidatura decente (del genere di fare gli stadi, e poi candidarsi; e non dicano che gli stadi non si possono costruire senza avere la certezza della manifestazione, perché lo Juventus Stadium è lì a testimoniarlo: occorre spenderci tempo, impegno, idee, e i soldi si mettono in preventivo e esiste sempre il Credito sportivo, poi), adesso giocheremmo gli Europei in casa, e soprattutto ci sarebbe ancora una squadra ospitante in campo.