Euro2012, il personaggio: Erik Olof Mellberg

Un personaggio al giorno, dentro o fuori dal campo di gioco, fino al 2 luglio: MondoPallone, durante tutti gli Europei, vi regalerà quotidianamente la biografia compressa di giocatori e non solo. Oggi è il turno di Erik Olof Mellberg, difensore della Svezia.

Se vi sieti persi la fantasmagorica Sghimberlo-Cronaca del nostro Gaetano Allegra, probabilmente il combinato disposto della vostra digestione e del primo tempo di Svezia-Inghilterra possono avervi favorito la pennica. E mentre la giornata si avviava a finire senza spunti di rilievo, e quindi senza personaggi di rilievo, ecco che dal mucchio spuntava un cannoniere di razza come Erik Olof Mellberg. Dev’essere un ragazzino interessante, promette bene, dopo la doppietta di ieri.

Solo che poi vai a vedere meglio e capisci che in realtà si tratta esattamente di quell’Olof Mellberg che è transitato brevemente, per una stagione (preso a parametro zero dall’Aston Villa), nella Juventus del post-Calciopoli. Annunciato come un innesto di qualità per la seconda edizione juventina dopo il ritorno in Serie A, non ha mai convinto del tutto — ma ha comunque contribuito al secondo posto finale con 27 presenze e due gol.

Un ragazzino di 35 anni, quindi, ben noto in molti paesi: tralasciando il suo paese (dove ha una carriera rapidissima: una sola vera stagione col Degerfors, passa subito all’AIK Solna, dove rimane solo dieci mesi: il Racing Santander lo acquista senza pensarci due volte, e dopo un periodo di ambientamento Mellberg è uno dei giovani centrali più appetiti in Europa (si parla di interesse da parte di Barcelona e Valencia, che ai tempi era ai suoi massimi).

Alla fine finisce però all’Aston Villa, che ne fa il perno della squadra: presto capitano, sembra un giocatore affermato. Ma i Villans non attraversano il momento migliore della loro storia, e la sensazione è che il treno dei migliori (in sette stagioni, due sesti posti, ma anche due sedicesimi), per Mellberg, sia già passato: e dopo il passaggio a Torino, ora lo troviamo a svernare in Grecia, nell’Olympiacos, squadra che ha vinto 7 scudetti in otto anni (unica eccezione… l’anno dell’arrivo di Mellberg).

Giocatore che ha fatto discutere fuori dal campo (rissa con Ljungberg, escluso dalla nazionale per avere violato il coprifuoco nel 2006), ma ieri è stato l’unico a giocare con il cuore in una compagine (lo abbiamo già detto dopo la prima partita) il cui gioco è affidarsi a Zlatan Ibrahimović e sperare bene. Era più che possibile che questo gioco non potesse bastare contro una Inghilterra costruita come fosse un normale club, per di più infarcito di giovani e capace di giocare di corsa.

Tutto questo per dire che ieri ha segnato due gol: caparbio sul primo (vero, figura come un autogol; ma molto merito è suo), concreto sul secondo (colpo di testa: la specialità della casa). E che ci dispiace che la sua squadra, nonostante la congiuntura astrale favorevole al suo nuovo cannoniere, sia matematicamente fuori dai giochi con 90 minuti di anticipo. Anche perché l’Inghilterra ha vinto… per un Capello (mancante).