Home » “Fornai del Calcio”, biscotti dal 1978

Caldi e fragranti, con uno o più gol, dalle sette alle dodici ore di lievitazione, mondiale o europei: ce n’è per tutti i gusti. Di cosa stiamo parlando: ma è chiaro, del famigerato “biscottone” che da qui a lunedì sera accompagnerà le colazioni ed i peggiori incubi dei tifosi italiani e degli azzurri nel ritiro di Cracovia. Al grido di “fornai di tutta la Spagna e la Croazia unitevi”, è già da ieri che, dopo il triplice fischio finale del signor Webb, comincia a sentirsi un certo qual odorino di biscotto bello fumante, come appena sfornato, impastato con le migliori uova croate e farina di grano spagnolo tipo 2-2.

Ovviamente ci riferiamo all’idea di un pareggio combinato nell’ultima gara del Gruppo C di Euro2012 tra le “Furie Rosse” e la Nazionale a scacchi. Un segno X che dal risultato di 2-2 in su, appunto, qualificherebbe ai quarti di finale tanto la formazione di Del Bosque quanto quella di Bilic, con buona pace dei mastri fornai italiani, ai quali non basterebbe impallinare di reti la verde (non certo per l’età media dei suoi calciatori) Irlanda. Insomma, è inutile inzuppare ora il biscotto quando ancora non è stato sfornato, ma sfogliando le milioni di pagine che formano l’enciclopedia del calcio, ci si accorge che di risultati sfacciatamente o meno combinati ce ne sono eccome.

Se si domanda ad un tifoso italiano quale sia l’esempio più classico di combine di questo genere, ti risponderà automaticamente che il caso più eclatante è quello accaduto durante gli Europei portoghesi del 2004, quando durante l’ultima giornata, l’Italia batté 2-1 la Bulgaria, ma ciò non bastò agli azzurri per passare il turno visto il contemporaneo pareggio-biscotto 2-2 tra Svezia e Danimarca, che a far dolci delizie di forno non sono secondi a nessuno nel mondo. Cassano in lacrime e tanti saluti ad un Italia eliminata al primo turno. Questo, appunto, il biscotto che l’italiano tifoso ricorda maggiormente.

Tuttavia, il capostipite di tutti i dolci e prodotti da forno ha origini antiche e viene dal Sud America. Il teatro è la sfida mondiale del 1978 tra Argentina e Perù, un 6-0 con cui l’Albiceleste riuscì ad accedere alla finale e ad eliminare il Brasile. Quei Mondiali si svolgevano in un’Argentina dilaniata dalla dittatura militare, tanto che sospetti ed episodi strani di risultati studiati a tavolino a favore dei progenitori calcistici di Messi si rincorsero per anni, fino a quando lo stesso portiere del Perù, Quiroga, di origini argentine ammise la non trasparenza di quei sei gol, proprio il numero di reti che serviva ai padroni di casa per passare il turno.

Episodio simile si verificò anche ai Mondiali del 1982, quando il biscotto fu confezionato interamente in lingua tedesca per quello che passerà alla storia del calcio come il “patto di non belligeranza di Gijon”. Un simpatico scherzetto che le nazionali di Germania Ovest e Austria fecero a quella dell’Algeria, con i teutonici vittoriosi 1-0 grazie alla rete di Hurbeschp dopo 10′, proprio il risultato che serviva loro per proseguire nella manifestazione insieme proprio ai “cugini” austriaci. Una partita intera a giochicchiare come se fossero stati in un campetto di periferia e tanti saluti alla selezione africana.

Accanto a questi, altri episodi alquanto bizzarri, come un eclatante 12-1 con la Spagna travolse Malta durante le qualificazioni all’Europeo del 1984 e che danneggiò l’Olanda, o l’1-1 tra Italia e Camerun, risultato innocuo per entrambe le formazioni che, come si disse, era stato studiato per permettere ai “leoni indomabili” di salutare il Mondiale del 1982 senza sconfitte. Questo a livello di Nazionali, ma anche a livello di club le impastatrici sono attive da lungo tempo e gli ingredienti di prima qualità sempre selezionati. Come si fa a non sospettare di qualche combine durante la partita della scorsa edizione della Champions League tra Dinamo Zagabria e Lione terminata 7-1 per i francesi. Ancora una volta, guarda caso proprio il punteggio che avrebbe qualificato i lionesi ai danni dell’Ajax sconfitto dal Real Madrid.

Oppure lo squallido derby di Roma del 15 maggio del 2005 terminato, o meglio, mai iniziato, sul punteggio di 0-0 con entrambe le squadre in lotta per non retrocedere e giocato in maniera assurda da due formazioni che per storia e rivalità danno l’anima in campo in partite del genere. Ancora, la recentissima “pappetta” tra Rayo Vallecano e Granada nella Liga spagnola, col giocatore del Rayo Michu che avverte compagni e avversari che il Villarreal aveva perso la sua gara ed era stato retrocesso, per cui i calciatori del Granada, già salvo, avrebbero fatto segnare di proposito il gol del pareggio a quelli del Rayo consentendo loro di salvarsi.

Insomma, corsi e ricorsi storici dimostrano che il “Forno del Calcio” è aperto dal 1978, almeno per gli episodi documentati. Vedremo se la tradizione sarà rispettata e se la nostra Nazionale sarà vittima ancora una volta di accordi di questo tipo. Tutto sarà svelato lunedì, ma vogliamo lasciarvi con un curioso interrogativo: è necessario arrivare ogni volta a queste situazioni perché noi italiani siamo un po’ masochisti o possiamo una volta ogni tanto superare un girone eliminatorio giocando bene, vincendo e guadagnandoci la pagnotta sul campo?