Un personaggio al giorno, dentro o fuori dal campo di gioco, fino al 2 luglio: MondoPallone, durante tutti gli Europei, vi regalerà quotidianamente la biografia compressa di giocatori e non solo. Oggi è il turno di Slaven Bilić, commissario tecnico della Croazia.
L’obbiettivo dichiarato dell’Italia (che per una volta non partiva tra le pretendenti dichiarate al titolo), ancora prima che scoppiasse l’ennesima puntata di Scommessopoli (da Paoloni in poi, non vediamo l’ora che finisca) era stare davanti alla Croazia: tenersela dietro, presumibilmente, avrebbe significato arrivare al secondo posto. Ma il calendario è filocroato: subito l’impegno più semplice, poi quello decisivo, infine i campioni in carica che, però, potrebbero essere già appagati.
Difatti, la Croazia ha maramaldeggiato contro i ragazzi di T&T (Trapattoni&Tardelli) e poi dobbiamo soltanto maledire noi stessi non tanto per l’erroraccio di Chiellini che ci è costato il pareggio di Mandžukić, quanto per non essere stati capacii di chiudere la partita prima, e per aver lasciato speranze alla Croazia (che attaccava in modo disordinato: lo stesso cross di Strinić era decisamente velleitario). Abbiamo smesso di giocare, probabilmente non ne avevamo più (come testimonia il calo nell’ultimo terzo di partita), eppure bastava poco: l’avversario non era irresistibile.
Quindi, il servizio completo ce l’ha fatto uno slavo che era difensore nella Croazia più forte di sempre (terza a Francia98: quella con Asanović, Boban, Prosinečki, Stanić, Šuker…) e che avrebbe appeso gli scarpini al chiodo solo tre anni dopo. Uno che ha costruito la preparazione alla partita dicendo che Modrić è più forte di Pirlo, che allena la Croazia dal 2006 (nello stesso lasso di tempo noi abbiamo cambiato tre volte), dopo un biennio con l’Under21. Uno che si è laureato in legge e che parla quattro lingue: chiaramente il croato, poi l’inglese (una stagione al West Ham, tre all’Everton), il tedesco (quattro anni a Karlsruhe) e… l’italiano (che, a pensarci, per un croato non è una cosa impossibile).
Suona pure in una band chiamata «Rawbau», è un appassionato di heavy metal, è sfacciato e ha già detto che questa sarà la sua ultima competizione alla guida della nazionale: ha già firmato con il Lokomotiv Mosca (a sostituirlo sarà Štimac, suo compagno nel 1998). La faccia è quella del cuffiatore: piacione, ma meglio non comprare da lui un’auto usata. Ha messo in campo una Croazia-diesel, capace di uscire alla distanza e di cogliere le nostre disattenzioni dovute alla stanchezza: un gran bel piano partita, un pacchetto confezionato bene. E che ci ha rifilato un pacco.