Ma tu te lo ricordi…. Hidetoshi Nakata?
Se vieni da una terra lontanissima, in cui il calcio non è propriamente lo sport nazionale, e segni due gol al tuo esordio in Seria A contro la Juventus, vuol dire che in fondo scarso non lo sei. E scarso non lo è stato davvero Hidetoshi Nakata: giocatore dalla buona tecnica e dal fiuto della rete, il giapponese è stato uno dei primi giocatori provenienti dal Sol Levante a sbarcare nel calcio italiano e in Europa, sicuramente il più forte arrivato nel nostro Paese dal lontano Giappone. Personaggio enigmatico, taciturno, ha preferito far parlare le sue gesta sul campo rispetto alla lingua. Un business ovunque sia andato a giocare, un ottimo elemento per chi ha creduto in lui.
In principio fu Kazu Miura, una sorta di Dio del pallone nel suo Paese, ma sbarcato in Italia sponda Genoa lascerà pochissime tracce del suo passaggio. Memori anche della poca edificante esperienza ligure dell’attaccante, si è sempre pensato che i calciatori giapponesi non avrebbero mai potuto confrontarsi col calcio europeo e, in particolare, con quello italiano, così tecnico, così tattico. Invece, un bel giorno dell’estate del 1998, il giovane Hidetoshi, sconosciuto da tutti, sbarca a Perugia, in quegli anni una delle più belle realtà del calcio nostrano, feudo del vulcanico presidente Luciano Gaucci. Nakata era stato acquistato dalla formazione del Bellmare Hiratsuka, club militante nella J-League, la massima serie giapponese, in cui aveva giocato tre buoni anni. Sbarcato in Italia come un “oggetto curioso”, il giapponesino si mette d’impegno sia per capire un tipo di calcio tanto alieno rispetto a quello a cui era abituato fino a qualche tempo prima sia per imparare l’italiano; attività quest’ultima forse più difficile rispetto alla prima. Prima partita di campionato: Perugia-Juventus 3-4. Sì, gli umbri perdono, ma Nakata, maglia numero 8, segna due reti al suo esordio italiano. Roba da stropicciarsi gli occhi.
L’avventura di Hidetoshi a Perugia è un vortice di emozioni e giocate a effetto. Si conquista subito l’affetto e la fiducia dell’allenatore del tempo, Ilario Castagner, e nella sua prima stagione italiana gioca 32 partite, segnando 10 gol. Nella città umbra scoppia la Nakata mania, tanto che ogni gara interna del Perugia è seguita da milioni di giapponesi nel suo Paese e da centinaia di turisti e decine di giornalisti sulle tribune del “Renato Curi”. E’ un successo, tanto che l’anno successivo, il ragazzo venuto dall’Oriente viene acquistato dalla Roma dei Sensi, contribuendo alla vittoria dello scudetto giallorosso del 2001. Tuttavia, nella Capitale Nakata non troverà mai molto spazio, chiuso da un’icona come Totti che ne occupava la posizione in campo. Fatto sta che il giapponese riprende le valigie e sbarca a Parma. Nella città ducale rimane tre anni e mezzo, i primi due vissuti da protagonista. Durante la militanza in Emilia, Nakata contribuisce alla vittoria della Coppa Italia edizione 2001/2002, sfiorando quei livelli di prestazioni raggiunti con la maglia del Perugia. La sua avventura a Parma finisce nella sessione di mercato del 2004, ma non la sua militanza emiliana, visto che si sposta solo di qualche chilometro, destinazione Bologna, dove incontra di nuovo il suo vecchio allenatore Carlo Mazzone, con cui aveva lavorato già in Umbria.
La carriera calcistica italiana di Hidetoshi si chiude nel 2005, dopo una non memorabile stagione passata ai margini della Fiorentina, dove non sarà praticamente mai in grado di far brillare la sua stella. Concluderà la sua avventura europea in Inghilterra, precisamente nel Bolton, non lasciando ricordi memorabili tra le fila dei Wanderers. Nakata si ritira ufficialmente a 29 anni alla fine del mondiale tedesco del 2006. Lunga la sua militanza con la maglia del Giappone: nell’arco di una decina di anni, con i blu totalizza 77 presenze impreziosite da 11 gol. Partecipa a tre edizioni dei Mondiali, l’ultima delle quali con la fascia di capitano al braccio. La sua partita d’addio si svolge il 7 giugno del 2008, a Yokohama, in uno stadio completamente esaurito e in festa per lui.
Antipersonaggio per eccellenza, Hidetoshi Nakata si è reso protagonista di alcune avventure del tutto bizzarre, come quando, dopo il Mondiale di Germania del 2006, si prese un anno sabbatico in cui viaggio in solitaria nel mondo, recandosi in Africa, Asia sud orientale e Sud America. Pelé lo ha inserito nella FIFA top 100, la classifica dei cento calciatori ancora in vita più forti della storia stilata proprio dal mito brasiliano. Un onore non da poco per un giocatore, come detto, proveniente da una realtà completamente diversa rispetto alle nostre abitudini calcistiche. Pochissime le sue interviste; tra di esse, alcuni aneddoti interessanti della sua vita, come quando ha rivelato che: “a diciotto-diciannove anni mi ritrovai di fronte il classico bivio: università o pallone. Scelsi il pallone. Avessi proseguito gli studi, avrei optato per una facoltà scientifica. Con i numeri non ho mai avuto problemi”.