Ci siamo quasi. Finalmente i riflettori sul calcio malato stanno per spegnersi, anche se purtroppo solo per un periodo, e si accenderanno invece le luci sulla competizione che potrebbe, proprio come accaduto nel 2006, farci risollevare, farci trovare nuovo lustro, nuova voglia di calcio vero, giocato. La brigata Prandelli è in partenza: prima tappa Danzica, dove tra pochi giorni si affronterà la “Furia Roja”, quella Spagna che negli ultimi Europei fu proprio la nostra mattatrice.
Di speranze, molte sia nei cuori che negli animi dei tifosi italiani. Di certezze, invece, ben poche. Dopo il capitombolo di Zurigo con la Russia, si è manifestato il problema – serio – di far quadrare il cerchio nel tempo minore possibile. Certo, l’aver giocato solo tre amichevoli nell’arco di otto mesi non ha aiutato Prandelli, non gli ha permesso di capire, valutare, scegliere con calma schemi e strategie da adottare, tattiche da utilizzare per rendere la sua Italia forte, compatta, solida, pungente. Per ovviare al problema, allora, il ct azzurro ha pensato bene di voltare pagina, e iniziare a percorrere la pista apparentemente più sicura: quella che porta al cosiddetto “blocco Juve”.
Tre difensori – e non quattro, come contro la Russia – Pirlo playmaker, cinque in mezzo al campo e tandem offensivo chiamato a segnare a più non posso. Meglio affidarsi alle indicazioni date dal campionato dunque, soprattutto considerando che 7 dei 23 giocatori in rosa sono proprio juventini (6 se Barzagli dovesse, come sembra, essere sostituito causa infortunio). Di questi, nessuno è attaccante, dunque: nessun cambiamento in avanti, dove Cassano e Balotelli, che partono titolari, dovranno svegliarsi, e rendersi capaci di gettarla con continuità in fondo al sacco. E Di Natale? Personalmente, gli darei più di qualche chance, anche se con lui in campo Prandelli dovrebbe, gioco forza, cambiare ancora, e proporre non un blocco ma uno “stile” Udinese. Perché nella squadra friulana, Totò è il fulcro del gioco, la punta di diamante per cui l’intero gruppo opera, manovra, gioca. La primadonna da servire e riverire, il protagonista principale, ruolo che in questa Italia non sembra così facile da ricoprire. Perché Di Natale, nell’undici azzurro, non giostrerebbe da solo lì davanti – praticamente inconcepibile per i meccanismi prandelliani – e avrebbe Balotelli o Cassano (o Giovinco, altro elemento la cui fantasia potrebbe essere certamente utile) a supporto. Il primo, altra primadonna; il secondo e il terzo, protagonisti anche loro, ma soprattutto eccellenti rifinitori, e dunque papabili partner del bomber bianconero. Il problema è che sarebbe veramente dura escludere Super Mario, e dunque: o giocherebbero insieme, lui e Di Natale, pestandosi i piedi forse, oppure si dovrebbe fare a meno di una primadonna. Quale? Ora come ora, mister ottanta gol in tre anni (sembra strano a dirlo e a pensarlo, ma è vero: l’esperienza e la raffica di gol non ti consentono sempre di avere il posto fisso). Attenzione, poi, a Borini: ha talento da vendere, velocità, fiuto del gol, e soprattutto un’emorme voglia di farsi vedere.
Passo indietro: a centrocampo, regìa come detto affidata a Pirlo: ben venga. De Rossi e Marchisio inamovibili, e ok: ci sta. Montolivo trequartista? Tutto da vedere. Il giocatore è un pupillo di Prandelli, lo ha allenato alla Fiorentina, e il ct ha grande fiducia in lui. Potrebbe essere questo l’unico tassello variabile rispetto al blocco juventino di cui si è detto. A pensarci, comunque, sembrerebbe un’altra l’idea migliore tra le tante papabili, se proprio si volesse utilizzare un uomo tra mediana e attacco: Nocerino a centrocampo e Marchisio dietro le punte. Lo juventino, sulla trequarti, garantirebbe quella spinta che in bianconero, molte volte, ha fatto la differenza, e giocherebbe inoltre senza intralciare la fantasia di un Pirlo che dovrà essere geniale, alimentando la fase offensiva e garantendo quantità e qualità.
Infine, gli esterni, e qui c’è un po’ di preoccupazione: Maggio è stato un disastro contro la Russia, ma avanzato andrà sicuramente meglio. Dall’altra parte, invece, chi? Balzaretti e Giaccherini non convincono appieno; starà a loro disputare un grande Europeo per smentire gli scettici che, come me, trovano nell’Italia un punto debole proprio da quel lato. Ogbonna? Sì, forse lui – personalmente – mi darebbe più certezze. E data la sua qualità, sono sicuro anche che farebbe la sua degna figura.
* Ah, vero, c’è anche il portiere: è scontato, Buffon. E invece no, io dico: Sirigu. Perché non dargli fiducia? Ok, Gigi è un’istituzione, ma parliamoci chiaro: la testa, adesso, potrebbe averla un po’ distratta per via della vicenda giudiziaria che sembra avvolgerlo (sì, quella del tabaccaio). De Sanctis non ha convinto né in stagione né con la Russia, e allora, tagliamo la testa al toro e via, spazio al portiere sardo ex Palermo, ora al Paris Saint-Germain: ha talento, ha qualità, saprebbe, a mio avviso, essere all’altezza di una competizione che, urliamolo, vogliamo vivere da protagonisti. Per poter tornare ad alzare la testa, calcisticamente parlando, ed essere nuovamente fieri del nostro pallone in giro per il Vecchio Continente.