Claudio Foscarini non ha ancora le idee chiare circa il suo futuro. Attende di conoscere i programmi del Cittadella e poi valuterà con calma il da farsi. Il tecnico veneto gode di molti estimatori in giro per l’Italia, ma la priorità è conferita sempre al club di cui ha scritto la storia. Si era parlato di un possibile approccio con il Pescara: Foscarini smentisce.
Mister, ci sono novità sul suo futuro?
Al momento è tutto fermo: martedì incontrerò la società e valuteremo tutto. Ancora non ho avuto contatti con i miei dirigenti e quindi non posso sbilanciarmi.
Dopo sette anni con il Cittadella, non ha voglia di nuovi stimoli?
E’ un opzione, però gli stimoli dipendono dai progetti che ti vengono proposti. La mia priorità è sempre il Cittadella, abbiamo appena concluso un ottimo campionato e bisogna vedere su quali basi si vuole disputare il prossimo. Io non chiudo nessuna porta: se siederò su una panchina sarà perché quella mi dà stimoli.
Ultimamente il suo nome è stato accostato al Pescara: conferma?
Solo voci, non mi ha contattato nessuno da Pescara. In questo periodo si fanno tanti nomi, si inventano molte notizie.
Ammette però che le basi lasciate da Zeman sarebbero ideali per il suo calcio?
A me piace vedere una squadra propositiva, che non attende solo l’avversario ma che cerca di imporre il proprio gioco. Zeman è un tecnico che fa altrettanto: il Pescara ha disputato un campionato eccezionale e noi, paradossalmente, all’Adriatico abbiamo fatto la migliore partita della stagione. Esistono vari modi di interpretare il calcio, io sono definito un allenatore offensivo e non intendo modificare le mie idee.
Chi vincerà i playoff?
La Sampdoria è favorita, è impossibile dire altrimenti. Io sono comunque rimasto stupito dal Varese: contro il Verona è stato praticamente perfetto, attraversa un grande periodo di forma e fargli gol è molto difficile. Anche in attacco possiede delle frecce importanti, calciatori in grado di segnare in qualsiasi momento. Rispetto alla Samp ha il vantaggio di avere meno pressioni, la conquista della serie A non è un obbligo per i lombardi. Ripeto, blucerchiati favoriti ma bisogna prestare attenzione a questo Varese.
Lei lancia ogni anno attaccanti di valore, che segnano molto ma poi non riescono a ripetersi fuori dai vostri confini…
(ride n.d.r.) Valutiamo la cosa con più equilibrio: Coralli i gol ha continuato a farli, sia in B che in C, mentre Meggiorini ha giocato nella massima serie e adesso milita nel Toro. Piovaccari e Ardemagni si sono fatti valere, ma hanno fatto un salto troppo grande e all’inizio sono rimasti scottati. Sbagliare cinque partite da noi è consentito, mentre a Genova e Bergamo non è così. Questo è un fattore da considerare, è il simbolo della nostra diversità. Ma sono convinto che chi è forte, prima o poi emerge.
C’è un calciatore che l’ha delusa particolarmente? Dal punto di vista tecnico intendo
Ne ho allenati tantissimi e tutti hanno sempre avuto la possibilità di sbagliare e crescere. Cittadella è così, è l’ambiente ideale per accumulare esperienza e migliorare senza pressioni. Qualche ragazzo non ha fatto il massimo, oppure si è perso in altre piazze, però io sono soddisfatto di quello che i calciatori passati da qui mi hanno offerto.
E a lei non le viene mai la voglia di misurarsi in una piazza più esigente?
E’ lo stesso discorso fatto per la questione degli stimoli. Io guardo le idee, le possibilità di realizzarle e la consistenza umana delle persone. Sono fatto così.
Busellato: un 93 che si è imposto con personalità. Dove può arrivare?
Busellato ci ha sorpreso, un 93 che disputa un campionato intero da titolare è roba insolita per il nostro calcio. Dal punto di vista tecnico eravamo consci delle sue qualità, però non pensavamo che potesse avere una personalità così forte. Per importi non basta avere un bel piede, ci vogliono delle spiccate doti caratteriali e Busellato le possiede. Del resto i giovani che abbiamo visto in questa stagione incarnano tutti l’identikit: penso a Verratti e Insigne, due che non hanno paura di prendersi delle responsabilità.
Oggi c’è la tendenza di puntare sui giovani allenatori, poi arriva gente come lei, come Ventura, come Zeman… Dov’è l’errore?
Non c’è nessun errore, io ho cinquant’anni ma mi sento giovane dentro e questo fa la differenza. Non importa l’età, conta la passione con cui si scende in campo e si cerca di insegnare qualcosa a questi ragazzi. Oltre alle conoscenze tecniche, è necessario essere supportati dalla voglia di imparare: io mi aggiorno sempre, continuo a studiare il calcio con curiosità e abnegazione. Il giorno che mi sentirò arrivato, che capirò di non avere più entusiasmo o desiderio di mettermi in discussione, mi metterò da parte.