“Il personaggio più curioso che invece le sia mai capitato di incrociare a Milanello?” “Bogarde. Credo di non avere mai sentito la sua voce“. Basterebbero queste parole di Alessandro “Billy” Costacurta rilasciate in un’intervista di qualche tempo fa ad un noto quotidiano per inquadrare il personaggio in questione. Lui è Winston Lloyd Bogarde, meteora del Milan di metà anni 90′, uno che, oltre che con la casacca rossonera, nella sua carriera ha militato anche con le gloriose magli di Ajax, Barcellona e Chelsea. Un fenomeno verrebbe da dire: in verità, il calciatore olandese è stato più volte etichettato come un bidone e un fannullone, per usare alcuni dei termini meno forti. Questa è la sua storia, la sua avventura calcistica, dall’apice al del suo lento declino; un cammino che, tuttavia, non gli ha precluso la possibilità di guadagnare un bel gruzzoletto.
Spesso, quando senti raccontare della carriera di un calciatore di un certo livello ti aspetti che abbia dovuto fare della gavetta per poi essere consacrato nelle fila di una di quelle squadre con cui sogni di giocare da bambino. Ecco, dimenticate tutto ciò, perché per Bogarde, difensore olandese classe 1970, è avvenuto praticamente il contrario: buone stagioni in gioventù, un disastro dopo l’altro negli anni della maturità. Infanzia abbastanza complicata quella del giovanissimo Winston, tredicesimo e ultimo figlio di una coppia originaria del Suriname, antica colonia olandese che ha dato i natali ad alcuni dei migliori interpreti della storia recente del calcio oranje, come Seedorf. A proposito del ben più noto Clarence, dopo i primi anni passati a Rotterdam, a cavallo tra l’Excelsior e lo Sparta, Bogarde viene acquistato dall’Ajax fenomenale della prima metà degli anni 90′, allenato allora dallo stratega Louis Van Gaal e in cui militavano altri ragazzotti di belle speranze come Davids, Overmars, Kluivert, Reiziger e, appunto, Seedorf. Giovane tra i giovani, il buon Winston, terzino di fascia sinistra dal fisico statuario da corazziere più che da calciatore, vince coi lancieri di Amsterdam due Eredivisie, due Supercoppe d’Olanda, una Champions contro il Milan e ne perde una contro la Juventus. Ottimi anni in cui fa anche l’esordio con la selezione maggiore e partecipa da titolare a Euro1996, in Inghilterra.Fin qui la buona carriera del Bogarde all’Ajax.
Nell’estate del 1997 il difensore viene acquistato da un Milan in fase di ricostruzione e che, memore del periodo d’oro dei tre olandesi (Van Basten, Gullit e Rijkaard, n.d.r.), voleva riproporre un Diavolo in veste oranje, visti gli acquisti di Davids, Reiziger e Kluivert. Una bella colonia di giovani che avevano fatto le fortune dei biancorossi della capitale olandese fino a qualche anno prima e che, nei piani della dirigenza rossonera, avrebbero dovuto farla anche a Milano. Risultato: tutti e quattro scaricati dopo un anno o poco più, dopo prestazioni o comportamenti al di sotto delle aspettative. in particolare, nell’unica stagione milanista Bogarde, trasformatosi in lento e macchinoso calciatore mai adattatosi ai ritmi e alla tattica del calcio italiano, è tra i maggiori accusati della disastrosa annata milanista. Rimarrà in negativo negli annali del club di via Turati lo sciagurato retropassaggio verso Taibi che consentì all’attaccante dell’Udinese Bierhoff di segnare il 2-1 decisivo per la sconfitta dei meneghini. Con la maglia del Milan Winston gioca solo 4 partite, costate alle casse del presidente Berlusconi 1,8 miliardi di lire di ingaggio. “In realtà a Milano non mi sono mai sentito a casa. Troppa nebbia, una città fredda. Mi piacevano solo la cucina e la moda“, le parole postume di Bogarde lontano dalla sua esperienza italiana. L’anno successivo viene acquistato per 7 miliardi di lire dal Barcellona allenato dal vecchio maestro Van Gaal, che nel frattempo stava ricreando la stessa colonia di calciatori dell’Ajax, visto che gli stessi Reiziger, Kluivert e in seguito altri ex dei lancieri si erano trasferiti in Catalogna.
Bogarde passerà in totale tre anni nelle file azulgrana: nella prima gioca con una certa continuità, vincendo tra l’altro una Liga, una Coppa del Re e una Supercoppa Europea. Una buona annata che gli valgono la chiamata per il mondiale del 1998, in cui però non gioca quasi mai; l’occasione si presenta in semifinale contro il Brasile: complice la squalifica del titolare Numan, Bogarde è il candidato numero uno a giocare titolare, ma durante un allenamento si infortuna gravemente a una gamba. Sogno infranto e malanno che ne condizionerà il resto dell’avventura a Barcellona. Nell’estate del 2000 decide di accettare l’offerta di una squadra che inizia in quegli anni ad affacciarsi alla ribalta internazionale e a voler fare sul serio: il Chelsea. In quello che lo stesso Winstone definirà “il più grande errore della mia vita“, il difensore passerà 4 anni in cui giocherà in totale 12 volte tra coppa e campionato. Voluto da Vialli, allora allenatore dei Blues, e poi accantonato dal subentrato Ranieri, che senza giri di parole non lo voleva in rosa, l’olandese porterà avanti una sorta di guerra fredda interna col club che da lì a poco tempo tempo verrà acquistato da Abramovich. Ogni tentativo di cacciarlo da Londra si rivela inutile: del rest, forte del suo contratto quadriennale, il calciatore non vedeva ragioni per andarsene, pur non giocando. In totale, Bogarde guadagna al Chelsea 12 milioni di euro da nullafacente. Torna in Olanda, sperando di strappare un ultimo contrattino al suo vecchi club, l’Ajax, ma dopo un ulteriore anno di inattività, Bogarde si ritira ufficialmente l’8 novembre 2005.
Tra i vari riconoscimenti ottenuti durante la sua carriera, Winston ha vinto il poco edificante “Fannullone dell’anno 2004”, premio assegnatoli dalla rivista “Voetbal International” in onore della sua strana militanza nel Chelsea. Sarà autore anche di una biografia intitolata “Deze neger buigt voor niemand” (“Questo negro non si piega davanti a nessuno”), in cui Winstone racconta della sua eterna lotta per imporsi all’interno delle diverse squadre in cui ha militato durante la sua carriera, a cominciare proprio dalla nazionale olandese dove, negli anni 90′, era in atto un vero e proprio schieramento interno di forze tra giocatori “bianchi” e “neri”. “Da ragazzo ero un delinquente, se non ci fosse stato il calcio sarei diventato un criminale. I miei modi di fare erano quelli di un troglodita”, altre parole di un calciatore che, a modo suo, resterà nella storia come uno dei più abili incassatori di ingaggi guadagnati col minimo sforzo sul campo. Oggi, dopo aver collaborato con la Global Music Entertainment, una compagnia che organizza concerti rock in Olanda, Bogarde è un allenatore, soprattutto di formazioni giovanili. Tuttavia, anche qui c’è un simpatico aneddoto: iscrittosi al corso per ottenere il patentino da allenatore, all’esame finale è stato bocciato. Ragion per cui, il furbo Winston ha deciso di riprovarci, ma non in Olanda, bensì in Irlanda del Nord, non propriamente il Gotha del calcio, dove finalmente ha ottenuto l’agognato pass. L’ennesima stranezza di un corazziere prestato al calcio.