E’ stato un campionato particolare, una via di mezzo tra l’equilibrio e la mediocrità. Troppo il distacco tra le prime due della classe e il resto della truppa; viceversa è da registrare l’exploit di alcune compagini di medio bassa classifica e l’impegno profuso da tutti fino all’ultima giornata.Proprio questo credo sia un tasto da battere: si parla spesso di mentalità all’italiana, si guarda agli stranieri come se fossero degli inarrivabili esempi di lealtà, poi si scopre che anche loro hanno dei difetti. La combina tra Rayo Vallecano e Granada ci dimostra che per una volta siamo stati migliori degli altri, più corretti di quei santoni ingiustificatamente miticizzati.
Analizziamo le venti protagoniste della stagione appena conclusa: scegliete pure voi se definirle parti di un torneo impegnativo oppure scadente.
JUVENTUS – Raramente un allenatore riesce ad incidere sulle sorti della propria squadra quanto l’Antonio Conte di quest’anno. L’ex capitano è diventato il condottiero perfetto per la rinascita bianconera, ha saputo trasmettere una ferocia agonistica spaventosa ai suoi ragazzi. Il tutto in un contesto tecnico di alto livello, perché la Juventus è anche bel calcio oltre che grinta. Fondamentali i tanti giocatori abili nel garantire profondità alla manovra: Lichsteiner, Vidal, Marchisio, Vucinic, Pepe, Quagliarella, Giaccherini, Matri. Sotto la superba regia di Andrea Pirlo, i torinesi hanno potuto alternare il fraseggio alla verticalizzazione; l’imperforabile retroguardia ha fatto il resto. Un collettivo moderno e quasi completo. VOTO 9,5
MILAN – Una grande fase centrale di campionato, fatali risultano l’inizio e la fine. Quando gli infortuni non l’hanno attanagliata, il Milan ha confermato i pronostici ed è stata la più forte: la fisionomia costruita nello scorso torneo da Allegri si è rivelata efficace ed il gioco rossonero, niente di eccezionale sia chiaro, è bastato per primeggiare. L’infermeria sempre piena ha inevitabilmente condizionato il cammino di Ibrahimovic e compagni, così come l’involuzione del suo tecnico. Quest’ultimo ha smarrito sé stesso nel momento più difficile, si è affidato troppo al gigante svedese dimenticandosi di allenare comunque una società chiamata Milan anche con i molti indisponibili. Adesso sarà mini rivoluzione. VOTO 7,5
UDINESE – Se non è più miracolo poco ci manca. Di certo la concorrenza ha fornito una grossa mano ai friulani, stabili come le rivali non hanno saputo essere per vari motivi. Guidolin ha dovuto fare i conti, nei mesi invernali, con una serie di assenze pesanti: da Isla ad Armero, passando per Benatia e Asamoah. Il sostituto di Sanchez non è praticamente esistito perché Torje non si è rivelato all’altezza della sua fama e Floro Flores era una prima punta troppo ingombrante per Re Mida Totò Di Natale. Guidolin ha giocato con sei centrocampisti ed un attaccante di movimento, ha spremuto una rosa cortissima, ha in pratica tirato fuori il meglio da ognuno dei suoi calciatori. Si è proposto ancora una volta come il tattico migliore del nostro campionato. VOTO 8,5
LAZIO – Spumeggiante in avvio e poi alterna per il resto della stagione: l’andamento laziale è sempre lo stesso da anni. Senza Klose la differenza è stata vistosa, troppo per chi vuole inseguire la zona Champions; Lotito farà bene a recitare il mea culpa per non essere intervenuto nel marcato di gennaio. Non ricordo un’altra squadra che viene indebolita dal suo presidente pur essendo terza in classifica. Reja ha compiuto un grande lavoro, ha creato un gruppo compatto in cui tutti si dannano per la causa. Un allenatore così meriterebbe il pieno sostegno della società, oltre che una campagna acquisti degna della sua bravura. Sul bilancio finale pesano anche i numerosi pareggi casalinghi, dimostrazione di una compagine in difficoltà quando si tratta di fare la partita. VOTO 6,5
NAPOLI – La Champions è logorante, soprattutto per chi non c’è abituato. Il Napoli ha speso molte energie nella massima competizione del continente, in particolar modo dal punto di vista mentale. Ci si aspettava indubbiamente un campionato diverso, dopo l’exploit dello scorso anno in tanti scommettevano sugli azzurri addirittura per lo scudetto. Mazzarri ha sbagliato forse nella gestione del gruppo: sono scesi in campo sempre gli stessi, i nuovi acquisti come Fernandez e Vargas hanno scaldato la panchina. Ci vorrà gente già pronta per la prossima stagione, qualcuno che non abbia bisogno del tirocinio ma sia già in grado di fare la differenza. Nonostante tutto il Napoli ha avuto il destino nelle sue mani, senza la partitaccia di Bologna sarebbe stato terzo posto. E poi c’è ancora una finale di Coppa Italia da disputare. Annata in ogni caso più che sufficiente. VOTO 6,5
INTER – La stranezza di questa Inter sta tutta nella premessa: ci si aspettava una stagione anonima già in partenza, eppure i dirigenti si sono quasi rassegnati all’idea. La mazzata decisiva è arrivata con la cessione di Eto’o, rimpiazzato dall’esausto Forlan. Si è scelto un allenatore, Gasperini, e non lo si è supportato in nessun modo, quasi che in via Durini ci fosse poca fiducia nella sua idea di gioco. Un paradosso incredibile. I difensori, Lucio e Samuel in primis, appaiono ormai logori e Ranocchia non è stato un successore all’altezza; il centrocampo si è salvato in parte solo grazie all’arrivo di Guarin e alla scoperta di Obi. Da salvare il ritrovato Milito, mentre Sneijder rimane un enorme punto interrogativo. Stramaccioni ha portato freschezza ed entusiasmo, ma in ogni caso si dovrà ricostruire la squadra: senza quella neanche il tecnico più bravo vincerebbe. VOTO 5
ROMA – Parlare di progetti nel calcio, in Italia specialmente, può essere nocivo. A Roma se ne saranno accorti. Più appropriato sarebbe il termine idea, quella sì che è presente nella testa della nuova società. Stekelenburg, Pjanic, Borini, Osvaldo, Lamela, Bojan, Gago e Marquinho sono tutti ottimi calciatori: il futuro giallorosso potrà essere roseo con tali elementi. L’importante sarà modificare totalmente il reparto difensivo, inappropriato come collettivo e come singoli, e non voler stupire a tutti i costi. La semplicità spesso vince, Vincenzo Montella si presenta come il trainer ideale verso questa strada; Luis Enrique è stato alla fine un rivoluzionario sul piano comportamentale, un uomo vero che aspira a diventare un buon allenatore. Del resto i risultati sono eloquenti. VOTO 5
PARMA – Per Donadoni è una bella rivincita: la nazionale arrivata forse troppo presto, e con uno scetticismo cronico e controproducente, aveva danneggiato l’immagine di questo bravo allenatore. Serio e competente come non ce ne sono molti, l’ex Milan è riuscito a plasmare una squadra dinamica, frizzante. Sette vittorie consecutive nel finale racchiudono un po’ le qualità dei gialloblu, favoriti dalla duttilità dei loro elementi ed esaltati da un Giovinco eccezionale. Cinquantasei punti sono un ottimo bottino, la giusta base per un futuro importante. VOTO 7
BOLOGNA – Anche Pioli, come Donadoni, è subentrato in corsa. Il tecnico, silurato a luglio dal vulcanico Zamparini, ha confermato di possedere una forte capacità di adattamento ai calciatori: partito con la difesa a quattro, Pioli ha avuto la grande intuizione di schierarsi a tre e favorire così l’allineamento di Perez e Mudingay. I due si sono rivelati una diga difficilmente sormontabile, uno scudo per la retroguardia. I rossoblu hanno potuto così lasciare spazio alle invenzioni di Diamanti, al talento di Ramirez e alla classe di Marco Di Vaio. Quest’ultimo sarà sostituito da Belfodil, un ragazzo di cui tutti parlano benissimo. Dimostrazione di una società in crescita, forse idonea per garantire a Bologna una squadra all’altezza della sua storia. VOTO 7
CHIEVO – Ne avevo parlato già nello scorso editoriale, adesso mi ripeto: veder giocare il Chievo è, ovviamente nel suo piccolo, uno spettacolo. Perché i veronesi occupano il campo alla perfezione, non è mai facile espugnare la porta di Sorrentino e, più in generale, venire a capo della squadra di Mimmo Di Carlo. Pellissier e compagni si muovono come un orologio svizzero, praticano un contropiede manovrato efficacissimo e anche bello, i ventidue della rosa si alternano senza sconvolgimenti. La favola Chievo prosegue spedita, personalmente registro un solo neo: si potrebbe osare maggiormente, la struttura oliata da anni lo consentirebbe. VOTO 7
CATANIA – Che tutti gli esordienti abbiano fatto bene a Catania è un dato inconfutabile, così come è da sottolineare la diversità della gestione Montella. I rossoblu sono stati squadra anche lontano dalle mura amiche, cosa che negli scorsi anni non capitava, e hanno dato filo da torcere a quasi tutte le grandi. L’organizzazione impartita dall’Aeroplanino ai suoi ha consentito che molte compagini adattassero il proprio schieramento a quello catanese: un dato di cui si può solo essere orgogliosi. Meritano una citazione i tre davanti, pronti per un salto di qualità, e Lodi, il migliore regista tra i normali (Pirlo è ovviamente escluso dalla categoria). Ottimo anche il campionato di Marchese, tra i terzini più positivi del panorama nostrano. La prossima stagione sarà fondamentale, senza Lo Monaco l’intero peso della struttura graviterà sul presidente Pulvirenti. Sopravvivere a tale ricostruzione significherebbe consacrarsi nei quartieri medio alti del calcio italiano. VOTO 7
ATALANTA – Il lavoro di Colantuono non ha ricevuto la giusta considerazione dalla critica: questa Atalanta ha davvero realizzato un’impresa. Le mille problematiche estive, seguite dalla penalizzazione e da un ritorno invernale del ciclone scommesse, potevano abbattere facilmente i nerazzurri. Così non è stato. L’ambiente bergamasco si è compattato nella sua totalità intorno alla squadra, l’unità d’intenti ha giocato un ruolo decisivo. Nello spartito di Colantuono esiste un sincronizzazione perfetta tra gli interpreti, è un 4 – 4 – 2 semplice e pulito; Schelotto e Cigarini, non a caso convocati da Prandelli, emergono nella miriade di ottimi calciatori. Denis è un grande centravanti, Bonaventura e Maxi Moralez potranno solo migliorare in futuro, Peluso è seguito dai top club. E senza quell’handicap… VOTO 7,5
FIORENTINA – Un discorso per certi versi simile a quello intrapreso sull’Inter. La sensazione che si fosse chiuso un ciclo era netta, eppure la famiglia Della Valle non è stata in grado di rimediare. Partiamo dalla rosa, costruita malissimo: senza un mediano, senza un centravanti, senza difensori di livello, come si poteva pensare di far bene? Gente come Montolivo, Vargas e Gilardino, inoltre, doveva essere allontanata già luglio perché ormai triste a Firenze. La classifica non è bugiarda, rispecchia il valore della squadra, ma qualcosina da salvare c’è ed il nuovo D.s., che ci auguriamo sia una persona di caratura, potrà ripartire da lì. Nastasic e Camporese sono due talenti, De Silvestri sembra in rialzo e Behrami e Jovetic sono i leader adatti per la rinascita (sempre che il montenegrino non venga ceduto). Per il resto ci sarà da rifondare in tutti i reparti. A tal proposito, per costruire un gruppo logico, la scelta del nuovo tecnico dovrà avvenire in tempi brevi. VOTO 4,5
SIENA – Campionato buonissimo per i toscani, plasmati con intelligenza da Perinetti. Il prossimo dirigente del Palermo ha conservato l’ossatura della squadra allenata da Conte, integrandola con elementi di valore e garantendole continuità tecnica con la scelta di Sannino. Quest’ultimo, anche lui avviato verso la Sicilia, ha proposto un calcio semplice e lineare: difesa solida e ripartenze incisive, un tessuto in cui l’eccezionale qualità di Destro ha potuto esaltarsi. A parte una fase centrale abbastanza in chiaroscuro, i bianconeri sono stati in palla per l’intero torneo. Adesso bisognerà rimpiazzare al meglio i due grandi artefici della salvezza. VOTO 6,5
PALERMO – L’anno di transizione era stato messo in conto da Zamparini, il quale in estate aveva “licenziato” la vecchia guardia degli ultimi anni rosanero. Ancora discutibili le scelte del patron per quanto concerne gli allenatori: dal licenziamento illogico di Pioli a quello abbastanza stano di Mangia, protagonista di una media punti superiore rispetto a Mutti. Il buon Bortolo ha comunque gestito con la consueta saggezza la stagione, ricavando ciò che poteva dai suoi calciatori. Perinetti e Sannino sembrano gli uomini giusti per un rilancio che dovrà necessariamente passare da un mercato corposo, nella speranza di trovare finalmente la tanto agognata continuità tecnica. VOTO 5,5
CAGLIARI – Come il suo collega sopra citato, con il quale presenta numerose similitudini, anche Cellino si è complicato la vita da solo. Del resto ama farlo. Ficcadenti era partito bene ed ha concluso altrettanto degnamente il campionato, merita quindi un’ulteriore chanche. Si parla di una leggera rivoluzione, alcuni senatori dovrebbero abbandonare la Sardegna dopo anni di onorevole servizio: una scelta approvabile, considerando i limiti oltre i quali questa squadra ha dimostrato di non sapersi spingere. In rampa di lancio ci saranno Eriksson, Ibarbo, Ariaudo e Marco Sau, tutti giovani di qualità. Partirà qualcuno in attacco, il reparto peggio assortito del Cagliari. Comunque vada siamo sicuri che, “cellinate” a parte, i rossoblu saranno competitivi come sempre. VOTO 6
GENOA – “Giochi Preziosi!”. La nota pubblicità televisiva andrebbe applicata anche al Genoa degli ultimi anni, un grande giocattolo per il presidente irpino. La leggenda rossoblu è stata ridotta al pari di un porto di mare, gente che entra e gente che esce, calciatori che firmano perché sperano di approdare al Milan o all’Inter. E al Genoa cosa resta? Al Genoa resta una difesa vecchia e logora, un centrocampo sballato, ex calciatori come il povero Gilardino. Da salvare solo Palacio, Jankovic, Sculli e Frey. Preziosi possiede ancora il tempo per rimediare, perché alcuni tra i più bravi giovani d’Italia appartengono a lui: Destro e Immobile, per citarne due a caso, assicurerebbero un futuro roseo ai tifosi di Marassi. E’ giunta l’ora di badare solo a sé stessi, di valorizzare i migliori esclusivamente per la causa genoana e congedare chi nulla può offrire. I giocattoli sono altri. VOTO 4
LECCE – La salvezza sembrava possibile, tutti credevano nell’ennesima rimonta leccese. E’ stato decisivo il complicato avvio, Cosmi ha saputo riassestare una compagine comunque di qualità e le ha infuso la grinta che lo contraddistingue. I pugliesi sono però arrivati esausti al rush finale, hanno pagato l’incapacità di sfruttare il fattore campo e l’assenza di una valida alternativa per Muriel e Di Michele. Il colombiano, assieme al connazionale Cuadrado, è tra le più belle scoperte della stagione; positivi anche Bertolacci e Benassi, preziosi come sempre Di Michele e Giacomazzi. Se non ci fosse stata una società in fase di smobilitazione, magari adesso racconteremo un epilogo diverso. Di certo resta l’amaro in bocca. VOTO 5,5
NOVARA – La rosa non era da serie A, su questo non ci sono dubbi. La scelta di conservare il nucleo storico della C ha costituito un’arma a doppio taglio: i calciatori hanno dimostrato grande orgoglio e attaccamento alla maglia, ma nella fase calda del campionato la mancanza di qualità è emersa chiaramente. Si doveva operare meglio sul mercato, integrando i vecchi con elementi smaliziati ed esperti della massima serie. L’impressione è quella di una società catapultata troppo velocemente nel grande calcio, una società che deva ancora crescere ma che resta comunque molto valida. Il patron Di Salvo scriverà nuove pagine della storia novarese, gli auguriamo di farlo in compagnia di Attilio Tesser, allenatore importante e persona squisita. Una citazione la merita Rigoni, giocatore di tecnica sopraffina che deve conservare la categoria per recuperare il tempo perso. VOTO 6
CESENA – Doveva essere l’anno del salto di qualità, invece è accaduto il contrario. Bisognava affidarsi a talenti affamati e ancora inespressi per riuscire nell’obiettivo, Campedelli ha preferito gente dal passato glorioso ma dal presente grigio: Santana, Mutu, Iaquinta e Comotto, purtroppo, hanno dato l’impressione di rubacchiare gli ultimi stipendi della loro carriera. Onore a Mario Beretta, il quale ha risollevato l’orgoglio della squadra permettendole di concludere dignitosamente il campionato. Il prossimo passo prevede il recupero delle virtù provinciali, le componenti principali della recente favola Cesena. Il presidente è bravo e ambizioso, saprà ritornare nel grande calcio. VOTO 4