La domenica degli addii. Milan e Juve salutano un pezzo di storia

Come ogni settimana, come ogni giorno in cui ci si avvicina alla ‘maledetta domenica‘, ci si immette anima e corpo nell’atmosfera che avvolge ogni tifoso. Quel respiro, quei gol, quelle emozioni, la sera piena di gol, chiacchiere e replay e il lunedì delle analisi da matematici del calcio fatte seduti al tavolo di un bar.

Ogni domenica ha un significato diverso, ogni partita ha la sua storia, spesso qualche motivo per cui verrà ricordata e, quasi sempre, interpreti che nella memoria di tutti hanno riservato un angolo particolare, qualunque sia la bandiera con cui ci si identifica. Quella che ci apprestiamo a vivere, sarà una domenica diversa dalle altre. Banale forse come frase, ma il clima di velata malinconia e di silenziosa tristezza che ci gonfia il petto di riconoscenza, non suggerisce che questo. Inzaghi, Nesta, Gattuso, Seedorf, Zambrotta nel Milan e Alessandro Del Piero nella Juventus, non sono nomi qualsiasi. Sono personaggi che  sono parte indelebile della nostra storia calcistica, sono coloro che per anni e anni hanno contribuito a rendere quell’atmosfera della domenica ancora più magica.

LA LEGGENDA DEL GOL: Pippo Inzaghi domani con il Milan toccherà quota 300 presenze. Partirà titolare, come sembra. Dopo tante frizioni e solo qualche minuto di ‘gloria’, Allegri, forse preso dai sensi di colpa e, a fine anno, da un pizzico di riconoscenza, glielo ha concesso. Gli concederà di abbracciare per l’ultima volta quei tifosi che l’hanno idolatrato per anni, che per tanto tempo hanno esultato ai suoi gol da leggenda e si sono identificati con lui. Dopo il sogno di essere stato per qualche tempo il più grande cannoniere della storia delle coppe europee, in una entusiasmante lotta con Raul, 40 gol in Champions in 72 presenze, 72 gol in Serie A in 201 partite, tutte con la maglia rossonera, Inzaghi ha detto basta e ha posto fine al suo regno milanista e ha deciso di salutare il ‘Diavolo’. Troppa la voglia di sentirsi ancora protagonista, di insaccare ancora e ancora le reti avversarie, di provare l’ebbrezza di sapere che non è ancora finita. La lettera d’amore di ieri verso tutto il popolo milanista ha dato inizio alla commozione, il saluto di San Siro di oggi farà il resto.

NESTA, GATTUSO, ZAMBROTTA E SEEDORF: Sandrino Nesta è un uomo intelligente. Ha capito che, pur essendo stato un pilastro della difesa del Milan e uno dei centrali difensivi più forti della storia del calcio italiano, non era più tempo per lui. Meglio lasciar spazio al muovo che avanza, magari ad Ogbonna, magari a qualcun altro, e cercare gloria altrove, dove le sue gesta passate gli consentono di continuare ad essere amato e dove poter concludere la sua splendida carriera senza le pressioni psico-fisiche che ormai questo calcio costringe a sopportare. Dopo essere stata una bandiera del suo primo amore, la Lazio, Nesta chiuderà con 325 presenze.

Rino è uno che nel Milan lascia l’anima., il cuore, il sudore infinito versato per 13 anni e successi immensi. Per 467 volte è stato il volto della fame, della cattiveria agonistica, della generosità, del coraggio. I tifosi del Milan queste cose non le dimenticano. Il suo, come ha dichiarato egli stesso, è un arrivederci, non un addio. Ciò che lo lega alla società rossonera è un filo d’amore che probabilmente non si spezzerà mai. Troppe le vittorie, troppe le vicende vissute assieme, troppo dato e ricevuto per poter solo sognare di lasciarsi, qualunque sia il cammino. Si fermerà per un anno Gattuso, poi chissà.

Lui, il terzino che nella Juventus e nel Milan ha scritto pagine incredibili di storia. Lui, che su quelle fasce andava avanti e indietro senza soluzione di continuità, senza mai fermarsi, lui che non ha mai smesso di essere, nel suo ruolo, uno dei più forti. Gianluca Zambrotta è uno che non ha mai mollato, non si è mai tirato indietro, uno che spesso è stato preferito a ragazzi di anni più giovani di lui non avendo mai tradito. Domani lascerà, dopo 297 presenza nella Juventus e 106 nel Milan, sempre al massimo, sempre da grande, sempre nel cuore dei propri tifosi.

Il rapporto di Clarence Seedorf con i tifosi rossoneri è sempre stato d’amore ed odio. Ma ciò che ha dato l’olandese alla causa milanista è stato talmente prezioso che, come sempre, alla fine a trionfare saranno i ricordi colmi di lacrime commosse. Lui, il giocatore capace di vincere ovunque e con chiunque, la classe, la potenza, l’estro e la e l’abnegazione. Lui, 431 volte vestito da Diavolo e trascinatore. Anche lui ha detto basta, con emozione, come in una famiglia.

DEL PIERO, LA STORIA: Ogni parola d’elogio presa in prestito dal vocabolario presa per descrivere Del Piero potrebbe risultare riduttiva. Dire che il capitano, la leggenda bianconera, è un simbolo è un eufemismo spicciolo. Lui è la storia, lui è la Juventus, lui è parte la storia del nostro calcio, insieme ai più grandi. Parlare di Del Piero significa elogiare l’ultimo baluardo di quei numeri 10 dalla classe pura e cristallina, i fantasisti che sapevano al contempo giocare per la platea e per la squadra, che infiammavano il cuore di tifosi di tutte le fedi. Parlare di Del Piero significa inchinarsi di fronte alla parte bella del calcio, all’educazione, all’esempio come il pallone possa essere un bellissimo sport e non motivo di scontri, di arroganza, di continue e superflue polemiche. Lui è il capitano della trasparenza, il capitano di un gioco che, probabilmente, non esiste più. 703 volte con la stessa maglia, portata con fierezza, onore e spensieratezza, 289 gol realizzati. Ogni record bianconero è suo, ogni primato avrà il suo nome scolpito. Domani lo ‘Juventus Stadium’ gli renderà omaggio inchinandosi a colui che ha regalato sogni per vent’anni, che ha superato tutte le leggende, che ha superato la sua stessa storia.

Sarà una domenica speciale, diversa, si diceva. Dopo quanto detto, è difficile credere che tutto sia come al solito, che tutto possa scorrere senza che un pensiero colmo di ricordo possa velarci gli occhi. Rendere onore e questi grandi campioni che hanno calcato i nostri campi e che hanno fatto le fortune del nostro calcio, è un obbligo, oltre che un infinito piacere. Magari domani, seduti al tavolo di un bar, non trascorreremo il solito lunedì, a scontrarci con i nostri ‘nemici’, con coloro che vestono altri colori, Magari domani leggeremo il giornale e, presi da un senso di sconfinata ammirazione, ci renderemo conto che la Serie A, che Juventus, Milan e tutte le squadre in cui hanno militato questi giocatori non saranno più le stesse.

Continueremo a gioire, a litigare, magari facendo finta che nulla sia successo, aspettando ogni settimana quella maledetta domenica. Ma attendere quel giorno sapendo di poter ammirare Inzaghi, Nesta, Gattuso, Zambrotta, Seedor e Del Piero, beh, lasciatemelo dire, è francamente tutta un’altra cosa.