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L’addio di Ringhio: “Il Milan è stato un sogno”

A distanza di due giorni dalla conferenza stampa d’addio di Alessandro Nesta, oggi è stata la volta di Rino Gattuso che dopo 13 anni di Milan, lascia anche lui San Siro. Queste le parole del centrocampista calabrese che riprendiamo dal portale Milannews.it, il sito numero uno di tutti i tifosi rossoneri.

Si parte da una prima introduzione di Gattuso: “Ringrazio di essere venuti, così come ringrazio l’Ac Milan: i dipendenti di Milanello e gli altri. Quello che devo dire l’ho già detto ieri. E’ stato un sogno indossare la maglia che sogni fin da bambino. Speriamo che per prima cosa non mi si abbassi più l’occhio: ho ancora voglia di battagliare e far vedere che non sono morto calcisticamente”.

Domanda sul futuro: “Il mio sogno è indossare la maglia dei Glasgow: ora però c’è una brutta situazione. Non è una questione di soldi. Sono andato via a 19 anni dalla Salernitana. Mi son fatto conoscere grazie al Glasgow: ci son diversi casini là a livello economico. Penso sarebbe una scelta di cuore e bella. Voglio partire da dove sono partito”.

Il momento più bello e più brutto: “A Istanbul ho visto Gesù e la Madonna. ho avuto gli incubi per cinque mesi. Mi svegliavo durante il sonno e festeggiavo sul 3 a 0. La più bella? La Champions del 2003: battere Inter in semifinale e la Juve in finale vale più di una coppa”

Il ritorno in Calabria: “E’ giusto che io stia con papà e mamma: il tempo passa anche per loro. Prima non avevo un pelo, ora ho i capelli bianchi. Amo la Calabria, anche se mi fermerò a vivere quà. Il punto di riferimento è Gallarate”

Il futuro: “Inizierò l’avventura a Coverciano: faremo un corso di terza e seconda categoria. Poi vedremo”

Le squadre in cui andare: “Non andrei mai alla Juventus e all’Inter: per l’amore che ho per questa società e per questi colori. Non mi vogliono loro e non ci andrei io”.

Sentirsi una mascotte: “Va bene sentirsi dire che sei importante per lo spogliatoio, è come essere un gagliardetto. Mancava solo che mi davano all’altra squara. Penso di avere ancora un po’ di sangue ancora”

La reazione dei compagni: “Sono rimasti scioccati. Era da un mese che dentro di me bolliva. Prima ho parlato con la società, poi con loro. Essendo un calabrese e un testone: penso di essere pesante e certe volte dice “che due palle”: mi hanno dovuto sopportare”

Amore non scattato con Allegri? “Tutti mi davano per morto l’anno scorso, lui mi ha dato la possibilità di scendere in campo con continuità. E’ diverso da Ancelotti: la storia di quest’ultima è diversa. Quello spogliatoio era più semplice”

I ringraziamenti di Gattuso: “Carletto è stato amico, allenatore, papà e amante. Gli dicevo che dovevano mettere una sua statua vicino a quella di Nereo Rocco. E’ stato un grande, davvero un allenatore che negli anni ci ha fatto fare il salto di qualità. Ora tutti parlano del Barcellona. Quella squadra aveva lo stesso rispetto del Barcellona”

Offerte dal mondo arabo? “Ho una famiglia e 60 persone che lavorano per me. Il capitano di casa è mia moglie: dovrò decidere con lei”

Due battute anche sul passato e i probabili addii: “Questa volta è finito tutto. E’ comparsa la scritta Game Over, sono finite le vie. Mi pento di ciò che ho fatto con Jordan e Leonardo. Ci sono dei valori in questo spogliatoio e nel Milan: la società si sta già muovendo per far sì che questo rimanga. Io vedo in Ambrosini personificare questi lavori, a me dati da Costacurta e Maldini”

Si parla di chi resta: “Non so se rimarrà Zambrotta o Seedorf. Spero che il Milan faccia una squadra competitiva. Non dimentichiamo il momento che stanno attraversando le aziende”

Un posto in squadra sicuro? “Non ho mai chiesto qualcosa del genere. Sicuro? C’è solo la morte di sicuro. Ho sbagliato con alcuni allenatori, l’importante è chiedere scusa”

Un messaggio ai tifosi: “Questo non è un fuggi fuggi generale. Quando hai dato tanto fai delle scelte. Io non potevo più dare niente a livello calcistico. Mi sentivo vuoto dentro, non un battagliero. Mi sentivo che non potevo dare più qualcosa a questa società, anche se fino a qualche mese fa pensavo di non poter più scendere in campo. Però, grazie a Dio e alla mia caparbietà, tutto è cambiato: quindi ho cambiato idea. Penso di aver dato tutto”

Si parla della società: “Ringrazio la Società per quello che è stato fatto. Ho visto che alcuni miei compagni si son fatti da parte. Insieme alla mia famiglia vedremo cosa fare. Si è chiuso il ciclo degli olandesi, di Maldini, Costacurta. Ho vissuto quell’epoca e a loro devo dire grazie. Spero che questa cosa continui: spero che continua l’educazione nello spogliatoio. Dentro di me sentivo il bisogno di laciare, così come ha fatto lo zoccolo duro della squadra. Non mi voglio sentire un peso, la società non mi ha fatto sentire tale”.

Fonte: Milannews.it