Un giorno che rimarrà scolpito nella memoria di tutti i tifosi napoletani. Un giorno indimenticabile, in cui tutti i sogni di un popolo sembravano di colpo realizzarsi in un tripudio di sentimenti e estasianti sensazioni, un giorno in cui il calcio italiano ha assunto un significato diverso.
10 maggio 1987: il Napoli vinceva il primo scudetto della sua storia. Si giocava al San Paolo, la partita: Napoli – Fiorentina. Nello stadio partenopeo una marea azzurra, migliaia di anime in trepidazione, undici uomini poi entrati nella storia. Al gol di Carnevale rispose un giovane Roberto Baggio. Era la penultima giornata del campionato italiano edizione 1986/87, al Napoli bastava un pareggio e così fu. Evidentemente la storia volle così.
Era la squadra di Ottavio Bianchi in panchina, di Careca, di Giordano, di Carnevale, di Maradona, El Pibe de Oro, colui che per sempre rimarrà l’idolo di tutti, giovani e anziani, appassionati e non. Ma era anche la squadra di Bagni, di Romano, l’acquisto del trio Allodi–Ferlaino e un giovanissimo Pierpaolo Marino, che non faceva sognare i tifosi, ma che poi divenne una delle pedine fondamentali per la conquista tricolore, di Garella, Bruscolotti, Ferrara e tutti gli altri.
Quel giorno, in uno stadio di circa 65000 posti a sedere, c’erano più di 80000 spettatori (ma c’è chi dice anche che si arrivò a 100000), uniti dal profumo di vittoria che si respirava nella città. Al fischio finale, la festa. Un ricordo indelebile, un città intera che ricordi quei momenti pieni d’orgoglio.
Oggi il primo scudetto napoletano compie 25 anni. Una data importante, che ovviamente non può che portare ogni tifoso azzurro a tornare a perdersi nei sogni di gloria, sperando che la storia si possa ripetere. Oggi il Napoli di Mazzarri, dei tre tenori, del presidente De Laurentiis che, dalle macerie della C ha riportato in Champions la società, di tutti i sostenitori partenopei, è tornata una piacevole realtà del nostro calcio, una realtà capace di tornare a vincere.
25 anni non possono sbiadire un ricordo così intenso e una speranza così viva di tornare a sentirsi, per una volta, tutti insieme, i padroni dell’Italia.