Abbiamo intervistato l’allenatore dei record. Roberto Cappellacci è la guida di una macchina da gol: il suo Teramo, infatti, è la squadra ad aver segnato più reti nei campionati italiani. Ben 84 i centri della formazione abruzzese, da domenica ufficialmente promossa dalla serie D alla Seconda Divisione.Il primato sarà con ogni probabilità infranto dal Pescara di Zeman, a quota 82 e con ben quattro partite ancora da giocare, ma ciò non scalfisce la bontà del lavoro effettuata dal tecnico di Giulianova.
Il Teramo ha surclassato la concorrenza di avversarie come l’Ancona, incantando il mondo dilettantistico per la bellezza del suo calcio. Le ambizioni mai nascoste hanno trovato il loro sfogo in questa esaltante stagione; il patron Campitelli ha investito tanto per tramutare il sogno in realtà, Cappellacci è stato il tramite perfetto delle sue aspirazioni. Allo stadio di Piano d’Accio potranno finalmente rivivere le emozioni già provate anni or sono, nel 2003, quando con la maglia biancorossa imperversava un certo Simone Pepe e si sfiorò addirittura la serie B.
Il prossimo obiettivo si chiama Scudetto, ossia il premo assegnato ogni anno alla squadra che esce vincente da un mini campionato tra tutte le prime classificate dei nove gironi. Dopo ci sarà un futuro da costruire, con al timone un Roberto Cappellacci che fa sapere di non voler assolutamente lasciare Teramo. Avanti quindi: in fondo basta solo segnare un gol in più dell’avversario.
Se lo aspettava un simile epilogo in estate?
Ci speravo tanto. La società mi aveva consegnato una rosa molto valida e le ambizioni non mancavano.
Quando ha capito che ce l’avreste potuta fare?
Alla fine del girone d’andata. Avevamo accumulato un buon vantaggio sulle inseguitrici ed esprimevamo un bel calcio. E’ stato in quel momento che il sogno ha acquisito sostanza.
Tra febbraio e marzo il campionato sembrava già chiuso, poi siete leggermente calati. Perché?
E’ vero, forse inconsciamente pensavamo di avere già vinto e la cattiveria agonistica è scemata. Abbiamo chiuso il torneo con un punto di vantaggio sulla seconda: è un peccato, adesso il trionfo sembra più sofferto di quanto in realtà sia stato.
Il migliore attacco dei campionati italiani. Qual’è il segreto?
Ci sono calciatori che i gol li hanno sempre fatti, non penso dipenda dalle alchimie tattiche. Solo Masini è riuscito ad andare oltre i dieci gol per la prima volta, l’unica sorpresa può derivare dal suo rendimento. Comunque è un traguardo che premia la manovra dell’intera squadra, non ha dei segreti precisi.
Adesso vi giocate lo scudetto della serie D. Come arrivate a questa sfida?
Per noi deve rappresentare una sorta di riscatto. Spero di rivedere la squadra della prima parte di stagione, quella che lasciava le briciole alla concorrenza. Gli stimoli saranno sicuramente maggiori rispetto agli ultimi mesi: è un’occasione importante per noi.
La rosa del Teramo è già valida per un campionato ambizioso in Seconda Divisione?
Penso che chi vinca in serie D, alla resa dei conti, sia abbastanza forte per disputare una buona Seconda Divisione. Poi molto dipenderà dal tipo di girone in cui saremo, dalle rivali che ci capiteranno e dagli obiettivi della società.
Ci può confermare che resterà a Teramo?
La mia intenzione è quella. A fine stagione parlerò con la società e troveremo un accordo; la voglia di proseguire il rapporto è comune, quindi credo che non dovrebbero esserci problemi.
Alcuni rumors la danno sulla panchina dell’Andria. C’è un fondo di verità?
Lo apprendo adesso da lei. Da Andria non mi ha mai contattato nessuno: ho giocato e allenato per dieci anni in quella città, forse c’è qualche amico che si diverte ad inventare notizie su di me. Voglio restare a Teramo, lo ribadisco.
Curiosità personale: il talentuoso Ekani ha giocato poco quest’anno. Che tipo di calciatore è?
Ekani ha trovato poco spazio perché nel suo ruolo sono abbastanza coperto e alcuni calciatori mi offrivano maggiori garanzie. Si tratta comunque di un ragazzo valido, di buona tecnica; inoltre è importante la sua duttilità tattica, visto che sulla fascia destra può ricoprire due o tre ruoli diversi.
Ma lei ha sempre tentato di praticare un calcio così bello oppure è stata la rosa del Teramo a farla optare per questa soluzione?
Ognuno possiede una sua linea base, una visione personale dal calcio da cui cercare di partire. A me piace costruire una squadra in questo modo e centrare i risultati attraverso il gioco è un qualcosa che ti gratifica. Ovviamente bisogna poi adattarsi alla rosa che ti ritrovi a disposizione e, sotto tale punto di vista, mi ritengo fortunato perché ho potuto esprimere il mio calcio senza grosse difficoltà.