Riciclarsi, trovare la forza di rimettersi in discussione e intraprendere una carriera diversa. E’ un qualcosa che non sempre riesce a tutti i calciatori, a volte totalmente smarriti al momento di appendere gli scarpini al chiodo.Ne abbiamo parlato con William Pianu, ex difensore centrale, una vita in serie B. Lui ha trovato un nuovo obiettivo da raggiungere: diventare allenatore. Ritiratosi dall’attività agonistica all’età di 36 anni e dopo un continuo girovagare per la Penisola, William si dimostra convinto delle proprie scelte. La sua è un’intervista senza peli sulla lingua.
William Pianu, cosa fa oggi?
Sto cercando di allenare, è un pensiero fisso. Per il momento mi aggiorno e resto in attesa di una chiamata.
Sta seguendo dei corsi?
Sì, ho preso il patentino da tecnico di Seconda Categoria e attualmente seguo ulteriori corsi. Spero che mi diano la possibilità di fare ciò che voglio.
Il calcio giocato le manca?
Sarò sincero: non mi manca. Ho nostalgia del campo, certo, ma io ho sempre desiderato allenare, anche quando ero ancora giocatore. Arriva un momento in cui bisogna avere il coraggio di dire basta, trascinarsi è inutile. Inoltre ero reduce da una serie di esperienze negative, in società che a fine anno puntualmente fallivano. Adesso intendo guadagnarmi tutto da solo, come ho sempre fatto.
Lei ha le idee chiare, ma solitamente non è così. Spesso è durissima rimettersi in discussione per un ex calciatore…
E’ vero. Non per caso si dice che un calciatore muore due volte: oltre a quella naturale, c’è una sorta di fine anche a carriera terminata. E’ difficile ma penso sia necessario guardarsi intorno e capire che siamo dei precari, soprattutto i giovani. Questo sport sta diventando sempre più complicato.
E’cresciuto nella Juventus: i ricordi di quel periodo?
Splendidi ricordi, giocare in una grande squadra ti regala emozioni particolari. Io comunque ho fatto solo la Primavera con la maglia juventina, non ho avuto la fortuna di indossarla in altre occasioni.
C’era anche Del Piero ai tempi?
Lui era già tra i grandi, però vedere da vicino campioni simili è un qualcosa che ti rimane. Non devo essere certo io a scoprire il suo valore.
Periodo fortunato per le sue ex squadre: Juventus scudettata; Treviso e Venezia promosse di categoria…
Mi fa molto piacere, sta tornando tutto alla normalità. Per la Juventus è logico competere al vertice, così come Treviso e Venezia meritano ben altri palcoscenici. Purtroppo il calcio veneto ha vissuto anni di terrorismo nel recente periodo: l’importante è ricostruire dalle fondamenta, mettendo al vertice gente seria e capace.
A Treviso ha giocato per numerose stagioni: la rammarica il fatto di essere mancato proprio nell’anno della serie A?
Non mi rammarica per un semplice motivo: me ne andai due anni prima, quando nulla faceva presagire un simile epilogo. Scelsi Trieste e poi ritornai in seguito; il Treviso comunque centrò la promozione grazie al fallimento di due o tre compagini che la precedevano in classifica. Non dimentichiamolo.
Il 2007 a Bari fu un’annata particolare, ci furono dei contrasti tra il gruppo e l’allenatore Materazzi. Conferma?
Lo sanno tutti, non è un mistero. Noi non volevamo Materazzi e proponemmo a Matarrese di tenere Maran. Lui non ci ascoltò e quindi le cose restarono immutate; bisogna però riconoscere che sia noi che l’allenatore accantonammo i problemi e l’obiettivo salvezza fu raggiunto. Situazioni che capitano nel calcio, posso solo dire di essere stato uno di quelli a metterci la faccia: non volevamo Materazzi e fummo sinceri ad ammetterlo.
Lei è un esperto di serie B. Ci dica chi centrerà la promozione quest’anno…
Bella domanda. Torino e Pescara possiedono una marcia in più rispetto alla concorrenza e credo che siano le favorite per la promozione diretta. I granata sono in B da troppi anni e non possono permettersi di prolungare ulteriormente la permanenza. Poi non saprei, non ho mai gradito fare pronostici.
A proposito di Torino: gli almanacchi ci raccontano di un William Pianu nato nel capoluogo piemontese. Come mai l’accento sembra non confermare il dato?
Io sono nato e cresciuto a Torino ma i miei genitori sono meridionali. Papà sardo e mamma lucana, emigrati nel lontano 1980.
A parte il desiderio di allenare, quali sono i suoi progetti futuri?
Sono abituato a non fare progetti, piuttosto vivo la vita giorno per giorno. Adesso ho un obiettivo in testa e farò di tutto per raggiungerlo: nella vita non mi ha mai regalato niente nessuno, voglio affermarmi nel nuovo ruolo puntando esclusivamente sulle mie forze. Per il resto non so’ cosa mi riserverà il futuro ma cercherò di farmi trovare pronto in ogni caso.