La fine di un’era, un ciclo indelebile…Grazie Pep

Ieri si è ufficialmente concluso uno dei periodi più floridi che la storia del calcio ricordi. Un ciclo che ci ha regalato emozioni palpitanti e che ha fatto di un uomo e di una squadra un movimento, una filosofia, un ricordo incancellabile.

Pep Guardiola ieri ha detto addio al Barcellona dei record, al suo Barcellona della leggenda. Oggi storici del calcio paragonano questa ad altre compagini di anni addietro, per eleggere la migliore di sempre. E’ stata questa la squadra più forte di tutti i tempi? O il Milan di Sacchi? O l’Ajax di Cruyff? E via dicendo. Certamente è stata una dell più grandi, una di quelle di cui, ai nipotini, si potrà dire “l’ho vista giocare”.

Non importa necessariamente sceglierne una: ogni squadra ha il suo tempo, il suo ciclo, e ogni squadra entra nella storia in modo diverso, attraverso differenti imprese, stili, filosofie e campioni. Guardiola ha creato una creatura praticamente perfetta attraverso il suo savoir faire signorile, la sua sconfinata sapienza tecnico-tattica e la sua voglia di stupire il mondo giocando a calcio.

Rendere omaggio all’allenatore catalano significa elogiare un progetto, un modo di intendere questo sport che non ha eguali modelli nel globo. Dire Barcellona vuol dire ‘Mes que un club’, più che un club. 13, o forse, 14 titoli (il 25 maggio c’è la finale di Coppa del Re contro l’Athletic Bilbao) in 4 anni sono storia, senza se e senza ma. Guardiola è l’idea che diventa pratica, filosofia che diviene modus vivendi calcistico. Il Barca è il talento coltivato alla radice, la fiducia in un disegno ampio e vincente, un amore che parte dai giovani per continuare nelle vittorie dei ‘grandi’ del club e del calcio.

Si sono sprecati fiumi d’inchiostro per elogiare questa squadra dall’estetismo quasi esasperato e dalla mai sazia voglia e fame di vittorie: molti si è detto della sua guida, del suo mentore, di colui che l’ha portata lassù. Pep ha fatto tutto questo e ora ha deciso che fosse giusto prendersi gli onori delle proprie vittorie. Il mondo del calcio ha un’altra pietra miliare, un altro paradigma, un altro pezzo di storia. Il XXI secolo per ora è quello del Barcellona di Guardiola, di Messi, Iniesta, Xavi e tanti altri.

Un’amalgama perfetto, un connubio indissolubile, un’alchimia sublime. Il club catalano è tutto questo e per i posteri è anche molto altro. In futuro si studierà il modo in cui questa idea è arrivata a dominare il mondo. Dire grazie a Pep è un dovere: di uno qualunque, uno che ama questo sport, che in esso ripone anche sogni e speranze, che in esso vede una via di fuga piena di emozioni silenziose. Dire grazie a Pep significa prendere atto della storia scrittasi in questi 4 anni trionfanti e lucenti. Dire grazie a Pep significa ricordare le imprese sue e dei suoi ragazzi per il domani, per avere qualcosa da raccontare a chi verrà.

Si fermerà per un po’, dice, chissà quanto. Inutile dire che molti avrebbero voluto vederlo continuare ad allenare. Ma meglio prendersi un po’ di tempo, qualche giorno, mese, anno, per riflettere, per metabolizzare, per godersi il ricordo di questa squadra eroica.

Il calcio ha perso molto del suo splendore, molto della sua bellezza edonistica. Magari fra qualche anno, nemmeno ce ne accorgeremo, nascerà qualcosa di simile, qualcosa da poter paragonare a quel quadriennio strabiliante. Magari. Per ora godiamoci Pep, il suo Barcellona sta tramontando, ma il ricordo di un ciclo, un’era da sogno rimarrà come un ricordo incredibile nella mente di tutti gli sportivi.

Grazie Pep, grazie al Barcellona, per aver reso questo sport ancor più piacevole di quel che sembra.