Paolo Di Canio, con il suo solito stile schietto e senza fronzoli, commenta i gravi fatti di Genova accaduti domenica pomeriggio allo stadio Marassi.
Gli ultras del Genoa avevano, umiliandoli pubblicamente, invitato con forza i giocatori della propria squadra (al momento del fattaccio sotto per 0-4 in casa contro il Siena, nello scontro diretto per la salvezza) a togliersi magliette e pantaloncini e consegnarli ai tifosi, perché “non degni” di indossarli.
La vicenda ha scosso il mondo calcistico italiano. L’eco dell’accaduto è arrivata fino in Inghilterra, dove Di Canio allena lo Swindon Town (neopromosso in League One). L’ex giocatore della Lazio, notoriamente da sempre vicino al mondo ultras, ha commentato l’episodio così: “Io provengo dal mondo del tifo organizzato e gli sono sempre stato vicino perché lo considero come una realtà sociale: bisogna però saper contestare nei limiti, soprattutto per rispettare delle persone che hanno pagato il biglietto e che volevano godersi lo spettacolo. Domenica è stata una brutta giornata, soprattutto per i giocatori costretti a togliersi la maglia: a me sarebbero dovuti venire in 2000 a strapparmela“.
Chiusura dura sulle istituzioni, ree di scarso polso e di ipocrisia: “Non capisco le istituzioni: quelli che si indignano sono gli stessi che governano il calcio da vent’anni: negli altri stati, quando un progetto fallisce, chi ne tiene in mano le redini si dimette, invece di farsi bello condannando pubblicamente“.