ESCLUSIVA MP – Parola a Vincenzo Vivarini, il guru dei giovani
Vincenzo Vivarini, un guru per la valorizzazione dei giovani. Le esclusive sulla Lega Pro di Mondopallone passano stavolta da Aprilia, città laziale della provincia di Latina. Settantunomila abitanti in festa per le recenti imprese della società capitanata da Umberto Lazzarini: promozione storica in Seconda Divisione a maggio del 2011 e lotta serrata per i playoff in questa stagione. Ceccarelli e compagni occupano il settimo posto nel girone B.
Mister Vivarini ha confermato tutto quello che di buono si diceva sul suo conto. Dopo un’ottima stagione a Chieti, sempre nella parte alta della classifica nonostante una rosa giovanissima, il tecnico abruzzese sta stupendo anche nella città a cui Mussolini diede vita nel 1936. Gli interessi di club superiori non si affievoliscono: il salto di categoria per Vivarini sembra davvero prossimo.
I nuovi figliocci dell’ex Chieti sono Bonaiuto, esterno classe 92 autore di sei reti, e il centravanti Ceccarelli, che giovanissimo non lo è più ma che sotto il nuovo corso ha trovato una continuità insolita in zona gol. Aprilia è un’ottima succursale per aziende, cinema e zoo; il calcio potrebbe instaurarsi prepotentemente trai motivi di vanto di un territorio in continua ascesa demografica. E’il bello della provincia, è il bello del calcio.
Un gran campionato finora, vero mister?
Direi che siamo andati senz’altro oltre le aspettative, perché siamo una neopromossa e l’unico obiettivo ad inizio stagione era quello della salvezza. Invece, attraverso un buon calcio, ci ritroviamo nella parte alta della classifica, anche grazie alla valorizzazione dei giovani. In ogni partita, anche quelle perse, gli avversari ci hanno fatto i complimenti. Questo è importante.
La classifica dice che i playoff non sono irraggiungibili…
Siamo a meno tre dal sesto posto e a meno cinque dall’Aquila, che affronteremo alla penultima giornata in casa nostra. Il calendario è abbordabile, sta a noi cercare di tramutare questo sogno in realtà. Abbiamo la testa sgombra, ci proveremo con entusiasmo.
Lei è considerato una sicurezza nel lavoro coi giovani. Come nasce questa inclinazione?
Io con i giovani ci ho sempre lavorato, sono partito proprio da lì. Il primo obiettivo è quello di fornire dei concetti a questi ragazzi, per aiutarli a crescere senza troppi ostacoli. Sono fiero della qualità che mi riconoscono: i giovani rappresentano una risorsa indispensabile per il nostro calcio.
Come modulo, invece, non si discosta dal 4 – 2 – 3 – 1
Ognuno ha le sue idee di base, ovviamente. Io sono convinto che una squadra, soprattutto se giovane, debba avere delle sicurezze, debba trovarsi a proprio agio sul campo. L’Aprilia è una neopromossa, volevo portare semplicità e chiarezza di contenuti per disputare un campionato all’altezza. Credo di esserci riuscito.
Ceccarelli, autore di 14 reti, vi sta fornendo una grossa mano…
Si, ci sta aiutando molto. Devo però dire che nell’ultima parte di stagione è leggermente calato, non trova più la porta con la stessa continuità di prima. Il suo bilancio personale resta comunque positivo, va bene così.
Lei faceva parte di questo girone già nella passata stagione. Perché l’attuale torneo è più competitivo?
Per un duplice motivo: l’aumento delle retrocesse da una a tre e la venuta di club blasonati come Perugia e Catanzaro. Siamo passati da tre a due gironi, c’è molta concentrazione e la qualità media ne beneficia. Inoltre ci sono tanti colleghi preparatissimi, che fanno giocare bene le proprie squadre e valorizzano i calciatori.
Si è allenato a usare il defibrillatore come vuole Macalli?
Non ne avevo bisogno, ho fatto un corso di primo intervento molti anni fa’ e conservo discrete conoscenze dell’argomento. Il defibrillatore c’è sempre stato nelle mie squadre.
Ma questa riforma dei campionati di Lega Pro arriverà davvero?
Non so’, posso solo sperare. Credo che dei piccoli passi in avanti si siano già visti, la strada è ancora lunga e tortuosa ma rimango moderatamente fiducioso. Senza la riforma non ci sarà mai una svolta: a perderne non è solo la Lega Pro, ma l’intero movimento calcistico italiano.
Durante la scorsa estate, dopo il divorzio dal Chieti, ricevette proposte da numerose società. Perché ha scelto proprio l’Aprilia?
Perché nella vita bisogna avere il coraggio di rimettersi sempre in discussione, anche se alcuni compiti possono apparire più ingrati di altri a prima vista. Con la società c’è stata subito sintonia; ho trovato serietà e organizzazione, c’erano tutte le componenti per fare il calcio che piace a me. Poi volevo provare un’esperienza di vita diversa, nella mia carriera avevo lavorato solo in Abruzzo.
L’opinione pubblica tratta bene la Lega Pro?
Secondo me ci vorrebbe una maggiore attenzione nei confronti di queste categorie, sono ancora un po’ snobbate. Per giungere al grande calcio occorre allenarsi in una palestra solida, che non è solo quella del settore giovanile. Penso che per i ragazzi sia meglio crescere in campionati veri, dove la ricerca del risultato e la cattiveria agonistica non lasciano il tempo che trovano. La Lega Pro consente di sviluppare tutte queste capacità.
Si vocifera che vari club di categoria superiore siano sulle sue tracce: è vicino al salto di categoria?
Approdare sempre più in alto è il sogno di tutti, anche il mio ovviamente. Se ci sono queste voci posso solo essere contento, significa che ho lavorato bene negli ultimi anni. Che dire? Io ci spero!
In chiusura: lei che è così bravo con i giovani ci indichi quali sono le rivelazioni del campionato
Ce ne sono molti, non vorrei essere banale ma è difficile fare dei nomi. Se proprio devo parto dalla mia rosa, composta da ragazzi validi e con un buon futuro davanti. Bonaiuto, ad esempio, è un 92 che quest’anno si è messo in luce grazie all’impegno quotidiano: ha realizzato sei reti nonostante sia un esterno di centrocampo. Come non citare poi Doukara della Vibonese, talento puro su cui hanno messo gli occhi parecchie società di serie B. Insomma, il panorama è vario.