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A sette giorni di distanza dalla tragedia dello stadio “Adriatico” riparte il calcio italiano, dalla A alla terza categoria passando per il settore giovanile. Dopo le dovute riflessioni, il dolore delle immagini e i rimpianti è arrivato il momento che i calciatori rimettano gli scarpini, gli arbitri riprendano i fischietti e i cartellini e i tifosi prendano le sciarpe e schiariscano la voce per poter incoraggiare la propria squadra.

Ci prepariamo a vivere una settimana intensa di appuntamenti come ormai vuole il calcio moderno. In programma ci saranno tre turni di campionato in A e due nella serie cadetta e, se si aggiungono i vari impegni europei, sette giorni a tutto calcio.

“The show must go on” come è giusto che sia. In questi giorni abbiamo apprezzato la storia di questo ragazzo; una favola senza lieto fine, un carattere forte da cui molti di noi dovrebbero prendere spunto e un destino ostile che si è accanito in maniera tanto brutale quanto cinica. E’ stata la settimana del defibrillatore; un oggetto particolare che gli italiani hanno imparato a conoscere in questi giorni. Ne hanno parlato ovunque, in radio, sui giornali, in tv e anche nei luoghi di lavoro. C’è chi si è improvvisato luminare di medicina e chi invece ha voluto inserire nei propri discorsi la parola “doping” sbagliando forse i tempi e i modi.

Difficile capire cosa ci rimarrà da questa vicenda. Per il binomio sport e salute si è lavorato molto tra i professionisti per garantire strutture adeguate, ma tra i dilettanti persistono situazioni particolari che meriterebbero controlli adeguati e maggiore severità. Sotto questo punto di vista la morte di Morosini ha sensibilizzato l’opinione pubblica, ma per capire se questo processo di miglioramento proseguirà in futuro sarà necessario attendere e valutare soltanto nei prossimi mesi.