In una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera, il centrocampista del Milan Sulley Muntari ha vuotato il sacco sugli ultimi mesi all’Inter attaccando in maniera diretta e senza peli sulla lingua Marco Branca, direttore dell’area tecnica nerazzurra.
Un’intervista velenosa fin dalle prime battute: “Non so cosa non sia andato nell’Inter. Io mi allenavo molto seriamente, facendo di tutto per farmi trovare pronto. Io facevo il massimo, ma loro non mi davano spazio. Non so però cosa avessero loro in testa. So solo che non ci si comporta così fra esseri umani e loro me ne hanno fatte di tutti i colori. – continua Muntati facendo i nomi e i cognomi – Mi riferisco a Marco Branca. Scriva correttamente il nome, mi raccomando. Io sono uno che rispetta sia il bambino e sia l’anziano, ma Branca quando entrava nello spogliatoio voleva che mi ‘inchinassi’, quasi come se fosse il mio Dio. Io gli ho detto: ‘Amico, siamo tutti e due dipendenti di Moratti. A me lo stipendio lo paga lui’. Nessuno in squadra lo sopportava. È un falso e ha cacciato Lele Oriali perché era una persona per bene e che voleva solo il bene dell’Inter”.
Muntari parla anche del trattamento personale ricevuto da Branca: “Diceva che ero una brutta persona e che facevo casino. Dopo tre anni di queste voci ho chiamato Ausilio e gli ho detto che la mia pazienza era finita e che Branca non doveva più permettersi di sparlare di me alle spalle. Dell’Inter rispetto solo tre persone: il presidente, il team manager e il cuoco. – va avanti il ghanese come un fiume in piena – Al Milan è diverso. Qui rido e scherzo con i dirigenti e riesco a essere me stesso, si vede che è gente per bene. Non indossano abiti eleganti alla James Bond per venire in allenamento, come invece fa qualcuno. Qui infatti mi sto esprimendo al meglio anche in campo. Ho segnato già due reti. Si due perché quello con la Juve non conta. È facile giocare in questo gruppo di campioni, si è tutti molto uniti e non ci sono gruppetti separati”.
L’ultimo pensiero va a Piermario Morosini, suo ex compagno ai tempi di Udine a chi dedicherebbe un eventuale scudetto: “Il titolo? Lo dedicherei alla mia famiglia e al mio ex compagno Morosini. Bravo ragazzo, molto timido. Se facevi un contrasto duro in allenamento non reagiva e si girava dall’altra parte. Oggi sarò al suo funerale per salutarlo. Com’è triste finire la vita così, ma bisogna accettarla così come viene”.
[Corriere della Sera]