Non si è ancora placato il dibattito riguardante l’uso di farmaci nel calcio, un problema ripreso in considerazione dopo le morti di Piermario Morosini e Carlo Petrini, il primo “pentito” del pallone. Totò Di Natale, interrogato sul decesso del Moro, ha rivolto una porzione di colpe al calendario troppo fitto;Radiosei ha sentito Ivo Pulcini, direttore sanitario della Lazio, professionista che in carriera ne ha viste tante.
Queste le sue parole: “C’è del vero nelle dichiarazioni di Di Natale, io ho seguito il Giro d’Italia e vi assicuro che alcune situazioni mi hanno reso molto dubbioso. Si possono percorrere 200 km al giorno con pane e acqua? Nel calcio, lo sforzo fisico è diverso ma il fenomeno è dilatante anche in questo settore. Non crediate che nei dilettanti le cose cambino: si acquistano sostanze da internet, dove la garanzia è nulla; si prendono prodotti usati solitamente per i cavalli, poi ci lamentiamo… Bisogna fermarsi a riflettere, genitori e allenatori in primis, nel mondo sportivo l’input può giungere da tutte le parti.
E se il calendario fosse più “umano”? “Lo sport è come un farmaco, il sovradosaggio crea effetti collaterali. Non esiste però una concezione del giusto, nessuno può stabilirla perché ognuno hai i suoi segreti e suoi vantaggi da ricavare. Parliamo di argomenti che con lo sport non dovrebbero avere nulla da spartire, purtroppo fanno parte del sistema e dobbiamo trovare la forza di affrontare il problema.