Il viaggio di Mondopallone tra le radici della Lega Pro riparte da Poggibonsi, quella bellissima cittadina toscana a cui fu dedicata una canzone da Milva. “Poggibonsi è stata evacuata e Gerusalemme liberata…” così recitava il testo. Quaggiù, tra le aree di produzione del Chianti, alberga la società presieduta da Antonello Pianigiani, imprenditore balzato agli onori della cronaca a causa di vicende extra sportive. Fraschetti si dice sicuro della sua onestà.
La compagine giallorossa, nel frattempo, prosegue spedita verso il sogno playoff, un traguardo distante soli tre punti. Mister Fraschetti ammette senza problemi che l’obiettivo iniziale era un altro, quello della salvezza, ma si è riusciti ad andare oltre grazie al lavoro quotidiano. Il gruppo si è amalgamato subito intorno al tecnico: trascinati dai gol di Pera, i poggibonsesi hanno cancellato i dubbi sulla troppa inesperienza della rosa e sul profondo rinnovamento subito in estate. Ventitré calciatori su venticinque, è bene ricordarlo, provengono da altri lidi.
Fabio Fraschetti si racconta senza perplessità: dall’esperienza nei settori giovanili di Perugia e Arezzo, alla tranquillità trovata in terra toscana. Il Poggibonsi naviga da tempo nel mare della Seconda Divisione, secondo l’allenatore romano esistono tutti gli ingredienti per nutrire ambizioni diverse e tentare il salto nella categoria superiore. Lo stadio Stefano Lotti ha assistito alle gesta di un giovane Bernardo Corradi; emulare il magico periodo degli anni novanta è un sogno ancora inespresso. E se ci riuscisse proprio Fabio Fraschetti?
Mister, 49 punti nel girone A di Seconda Divisione. Campionato soddisfacente?
Un campionato molto soddisfacente, oltre le aspettative. Siamo partiti con una rosa completamente nuova, aspiravamo a salvarci con le unghia e con i denti. Adesso ci ritroviamo invece a lottare per un obiettivo diverso; le nostre scelte si sono rivelate azzeccate, soprattutto a livello di giovani. Si è deciso di puntare su ragazzi provenienti dai dilettanti e non dai settori giovanili: volevamo calciatori già smaliziati, siamo contenti del loro rendimento.
Adesso i playoff sono a portata di mano: quanto ci credete?
Abbiamo raggiunto la consapevolezza di potercela giocare, con tutti. Mancano quattro giornate alla fine, cercheremo di sfruttare ogni situazione perché la testa è sgombra e forti pressioni non ce ne sono: ci proveremo con tutte le nostre forze.
La squadra è m0lto giovane. Ci sono dei ragazzi più pronti degli altri?
Il portiere, Sportiello, è sicuramente un elemento dalle grandi prospettive. Sta disputando un campionato importante e, se lo vorrà, il futuro sarà suo. Anche il difensore Bronchi e il centrocampista Settembrini si sono rivelati davvero validi. Parliamo di ragazzi del 91 e del 92, il dato non può che farci piacere.
Pera vi sta trascinando con le sue 14 reti: questo attaccante meriterebbe una categoria superiore?
Ne meriterebbe anche due, a mio avviso. Tocca un tasto che sto battendo da inizio anno: lui deve domandarsi perché, nonostante le promozioni con Carrarere e Lucchese, non sia mai salito di livello. Probabilmente c’è qualche sfumatura del suo carattere ancora da limare, spero di aiutarlo in ciò. A livello tecnico non si discute, si muove benissimo e sotto porta non sbaglia.
Come è vissuto il calcio a Poggibonsi?
E’vissuto nella maniera giusta, con l’equilibrio necessario. La società raccoglie i frutti di un lavoro iniziato da anni: bilancio in regola e strutture adeguate sono le prerogative principali del mio presidente. Voglio citarlo perché merita, non sta vivendo un momento felicissimo ma sono sicuro che risolverà tutto. Il Poggibonsi, grazie a lui, è stato ripescato facilmente, nonostante non avesse centrato nessun risultato sportivo particolare. Questo la dice lunga sull’organizzazione che regna in società.
Chi vince il campionato?
Il San Marino sembra possedere qualcosina in più rispetto alla concorrenza. E’una squadra giovane e frizzante, anche se il calendario non è che la aiuti molto. Casale e Cuneo sono due ossi duri ma per motivi diversi le vedo leggermente indietro rispetto all’attuale capolista. Farei attenzione piuttosto al Treviso.
Il Santarcangelo pratica il calcio più bello?
Il Santarcangelo è quella che tenta maggiormente di giocare a pallone, su questo non ci sono dubbi. Poi esistono diverse concezioni del bel calcio, bisogna tenere conto dell’equilibrio in entrambe le fasi di gioco. Il Treviso, ad esempio, si esprime bene in fase offensiva e dietro è molto più solido rispetto ai romagnoli; la mano dell’allenatore è evidente in questo caso. La stessa Pro Patria, che senza penalizzazione sarebbe prima, è una squadra piacevole da osservare. Al Santarcangelo bisogna però conferire il merito di essere la rivelazione principale del torneo.
Riforma dei campionati: ma lei ci crede ancora?
Ci spero, di più non posso fare. So bene cosa significa convivere con delle società in crisi perenne, a San Giovanni Valdarno l’ho sperimentato sulla mia pelle. Nella passata stagione non abbiamo ricevuto un solo stipendio: in quella situazione fare calcio era impossibile, ti sentivi quasi umiliato. Il mio augurio è che ci sia una decisione forte, una riforma che consenta l’iscrizione solo a quei club davvero in regola dal punto di vista economica. Ne gioverebbe l’intero movimento.
Vi sentite trascurati dall’opinione pubblica?
In questa stagione non possiamo lamentarci: facciamo parte di un girone molto competitivo, pieno di città blasonate. Squadre come Rimini, Treviso e Mantova hanno sicuramente aumentato il pubblico a nostro seguito, i risultati si intravedono anche su siti internet come Mondopallone. L’anno scorso non fu così, era un campionato più povero, con una sola retrocessione e un minore prestigio delle partecipanti.
Non giocare è stata la decisione migliore per onorare la memoria di Piermario Morosini?
Io sono stato d’accordo con la scelta, dico solo che forse si poteva usare un metro leggermente diverso in alcune situazioni specifiche. Il Prato era giunto fino a Siracusa, i calciatori stavano già scendendo in campo quando è arrivato il comunicato della Lega: quella era una partita da disputare. Per il resto appoggio in pieno il turno di stop, una riflessione serviva a tutti. Il dramma vissuto è qualcosa di inspiegabile, ci dovrebbe insegnare a prenderecon più leggerezza il calcio. Siamo ossessionati dal risultato e poi ci rendiamo conto che i veri problemi sono altri.
Domanda maliziosa: e se la stessa cosa fosse accaduta a un calciatore di Seconda Divisione? Il calcio si sarebbe fermato?
Io non voglio pensare che esistano delle morti diverse, impallidirei se così fosse. Non mi sono mai imbattuto, per fortuna, in un evento simile ma posso ritenermi sicuro che almeno la Lega Pro si fermerebbe in tal caso. Nelle due categorie maggiori esistono interessi notevoli, è tutto amplificato alla massima potenza; arrivare a litigare in Lega, poche ore dopo la morte del ragazzo, è un esempio inequivocabile.
Nella sua carriera da allenatore c’è molto settore giovanile: qual’è stata l’esperienza più importante?
Io sono partito dai dilettanti, lavorando per quindici anni in quelle categorie. Ad un certo punto decisi di voltare completamente pagina, avevo voglia di misurarmi in un contesto diverso. Ebbi la fortuna di allenare gli allievi del Perugia nell’ultimo anno di Gaucci: era una squadra molto forte, c’erano elementi come Ranocchia e Bazzoffia. Poi arrivò il fallimento degli umbri ed io mi trasferii in blocco con i miei ragazzi ad Arezzo, alla guida della Primavera. In Toscana conobbi una nuova giovinezza, riscoprii il piacere del mestiere e lanciai numerosi calciatori che oggi militano tra i professionisti. Quell’esperienza è stata forse la più importante. Adesso eccomi di nuovo qui tra i grandi: se la mia scelta ha pagato lo saprò solo dopo.
Sogni e aspirazioni professionali di Fabio Fraschetti…
L’aspirazione, al momento, è quella di spingere il Poggibonsi nei playoff, ci tengo più di quanto crediate. La dirigenza mi ha scelto come tecnico per questa stagione a partire dal 20 maggio scorso, con largo anticipo. Si è creato un feeling immediato: credo di averli ripagati con il mio impegno. Mi piacerebbe tagliare un bel traguardo da dedicare al presidente e poi magari progettare un futuro importante assieme. I sogni? Salire di categoria, lo sognano tutti, è umano. Penso sempre a Serse Cosmi, un allenatore che affrontai in Eccellenza e che adesso si trova in serie A; stimo molto chi emerge grazie alla gavetta, in Serse rivedo un po’ la mia storia anche se lui è di un altro livello. Io devo ancora lavorare duro.