Mancini su Balotelli: “Se fossi stato suo compagno gli avrei dato un pugno al giorno”

Dopo l’ultima disavventura capitata a Mario Balotelli (l’attaccante del Manchester City si è schiantato con la sua macchina contro un’altra auto, per fortuna senza conseguenze per l’incolumità sua e della passeggera, la fidanzata Raffaella Fico),  il tecnico del Manchester City, Roberto Mancini, ha rilasciato ancora delle dichiarazioni sulla difficoltà, da allenatore, di gestire un giocatore così scapestrato come l’ex Inter.

Il coach dei Citizens è intervenuto ai microfoni della stampa britannica mostrandosi un poco spazientito, ma consapevole di dover fare il suo lavoro da allenatore, che lo obbliga a trovare il meglio in tutti i giocatori a sua disposizione: “Ho detto a Mario che se avesse giocato con me dieci anni fa probabilmente gli avrei dato un pugno in testa tutti i giorni – si legge su Mirror Sun – perché il suo problema è la concentrazione. Dovrebbe solo pensare a giocare e poi starsene a casa: in questo modo nessuno parlerebbe delle altre questioni. Se non diventerà un top player sarà solo colpa sua – prosegue Mancini – perché ha tutte le qualità per essere un campione. Per questo voglio aiutarlo sempre, anche quando magari sono arrabbiato con lui, perché è il mio lavoro. Posso capire che i suoi compagni comincino a non poterne più dei suoi atteggiamenti, ma non è affatto vero che lo tratto in maniera diversa. I giocatori farebbero bene a concentrarsi solo sulle partite, perché gestire Balotelli è affar mio, non loro. Infatti, l’ho lasciato in panchina all’inizio della stagione per cinque o sei gare perché i suoi comportamenti non mi piacevano e lui ha sempre pagato, anche economicamente, per i suoi errori. Del resto, quando hai uno come Mario in squadra, devi dirgli le cose in faccia e io preferisco fare così”.