Quella giornata a Londra, quel sogno che si avvera. Andrea Stramaccioni forse (o forse sì) non si sarebbe mai aspettato che nel giorno in cui vinceva la NGS (Next Generation Series) con la sua Primavera, sarebbe diventato anche l’allenatore dei grandi, l’allenatore dell’Inter. Una scelta, una pazza idea realizzatasi alla fine di una lunga giornata che vale la pena raccontare.
Moratti Domenica 25 Marzo è a Londra, al “Brisbane Road”, per la finale della NGS dei suoi giovanotti contro l’Ajax che, in fatto di giovanotti ha una scuola decennale e se ne intende un pò. In panchina nerazzurra seduto un signorotto di 36 anni, di nome Andrea Stramaccioni, un volto sicuro, una personalità che inquieta; beh quel signorotto classe 1976 sconfiggerà insieme ai suoi ragazzi quella scuola decennale e alzerà al cielo la Champions League dei giovani. Mica male. Anche perché durante la partita la Primavera dell’Inter rimane in 10 ed è lì che si vede il lavoro di Andrea: solidità, tenacia e cattiveria in avanti.
Moratti rimane estasiato. Non per nulla ha preferito questa partita a Juventus-Inter dove, in panchina, c’è un Claudio Ranieri che è sì il suo allenatore ufficiale ma che inizia a sentire puzza di bruciato. Moratti è lì per un omaggio ad un lavoro meticoloso e che ha dato orgoglio a tutto il movimento Inter oppure per altro? Il sospetto c’è.
Guardando l’espressione del presidente a fine partita ogni parola potrebbe essere superflua: è letteralmente innamorato del gioco e della mentalità di Stramaccioni e, per un romantico e passionale come lui, questa non è cosa da poco. Nelle interviste post-match il 36 tecnico è emozionato, quasi timoroso, ma un misterioso orgoglio e una misteriosa sicurezza lo avvolge. Sa qualcosa? Chissà.
Intanto a Torino va in scena l’ennesima disfatta dei grandi, di quelli che dovrebbero avere le luci puntate su di loro e la celebrità e che invece, per un giorno, sembrano più piccoli dei piccoli. Il primo tempo degli uomini di Claudio Ranieri sembra un reazione d’orgoglio come per dire: siamo con l’allenatore, tutti. Il crollo della ripresa sgonfia tutti gli entusiasmi del mister testaccino che inizia a tremare e a pensare che, in fondo, quel viaggio a Londra non era solo un omaggio.
Nel post-partita quello che si presenta davanti alle telecamere è un Ranieri sicuro, sereno dice lui, afferma che “Il Presidente sa che stiamo facendo il massimo“, pensa di concludere la stagione su quella panchina, pensa che Moratti sia ancora con lui. Ma ormai il dado è tratto. Moratti si è infatuato di quel 36enne che tanto bene fa giocare i suoi ragazzi e che altrettanto bene li sa motivare.
La notte successiva alla partita è di riflessione sì, ma una meditazione che non scalfisce il pensiero del presidente. Lui vuole Stramaccioni, ha già deciso; vuole sentire Branca, Ausilio, Paolillo. Ma lui ha già deciso. In cuore e in mente sua Ranieri non è più l’allenatore dell’Inter. Stramaccioni sente che qualcosa di grosso si sta preparando e si espone ai giornalisti: “Moratti mi ha emozionato. Se mi chiama, rispondo. E dico di sì. Perché Moratti è il mio presidente“. Il sospetto? Quasi una realtà.
Nella riunione negli uffici della Saras Moratti s’incontra coi suoi uomini . Branca e Ausilio tentano di far ragionare un romantico come Moratti, causa persa. Ausilio però nel frattempo garantisce che Stramaccioni è all’altezza, come fatto anche da Paolillo. Insomma, fumata bianca. La sera riunione finita e decisione presa. Via Ranieri, dentro il bell’Andrea. L’ufficialità arriva alle 22.04 sul sito della società nerazzurra: Stramaccioni vede il suo sogno avverato, Ranieri è deluso ma accetta e rescinde consensualmente.
Un nuovo ciclo, una nuova era (forse) oppure, semplicemente, un sogno lungo 9 partite, 9 settimane. Stramaccioni darà più spazio ai giovani, adotterà un 4-2-3-1 di Mourinhiana memoria e, per questo, quasi invocato. Ma quel che conta è che l’entusiasmo di questo ragazzo seduto su una delle panchine più importanti del mondo potrebbe portare un nuovo spirito, una nuova mentalità e una nuova felicità. Moratti l’ha scelto, lui è felice. Un pò di sereno nella tempesta nerazzurra. (fonte: passioneinter.com)