C’era una volta un bambino di otto anni che per la prima volta entrava in uno stadio di calcio. Non uno qualsiasi, ma quello della sua città: Catania. Il piccolo non sapeva bene perché fosse andato proprio lì quel giorno, forse semplicemente era una delle tante mete delle passeggiate con il suo papà alla domenica pomeriggio.
C’era il sole, un lieve tepore e le voci dei pochi tifosi sugli spalti rimbombavano all’interno dello stadio quasi deserto. D’altronde stava per andare in scena solo una gara della “vecchia” Serie C2, con il Catania pronto a battersi nientemeno che con l’Albanova Calcio.
Chi fosse quel bambino poco importa. Quel che conta è solo avere un punto di partenza per raccontare una piccola grande favola.
Saremo potuti partire dal 1946, anno di fondazione della società Calcio Catania. Oppure il 1993, quando per cause finanziarie il club fu costretto a ripartire dall’Eccellenza. O ancora il 1996, quando Catania e il Catania piangevano la scomparsa prematura del Presidentissimo Angelo Massimino.
Forse, però, l’inizio di questa favola ha una e una sola data: Maggio 2004. Il presidente dell’Acireale, Antonino Pulvirenti, abbandonò il suo club sul finire della stagione per prendere le redini proprio del Calcio Catania (in quegli anni militante in Serie B), con il Direttore Pietro Lo Monaco al suo fianco come braccio destro. Fu così che questo “duo delle meraviglie” pensò di mettere a punto un progetto a lungo termine che, come primo punto, prevedeva da lì a tre anni la promozione in massima serie.
Il “duo delle meraviglie” Pulvirenti-Lo Monaco cominciò a costruire mattone dopo mattone il nuovo Catania. Così, dal niente. Perché al momento della rilevazione della società dalla proprietà Gaucci, il Catania contava in organico soltanto due giocatori in rosa (!!).
E così, detto fatto. Il 28 Maggio 2006, dopo ventitré anni, il Catania conquistò l’approdo in Serie A. Tanta gioia per i tifosi, ma anche tanta paura per questa nuova difficile avventura tra i colossi del calcio italiano. Il piano, però, era stato ben congegnato sin dal principio. Gli acquisti low-cost (ma medium/high- quality) di Lo Monaco cominciarono presto a dare i primi frutti e il Catania crebbe di anno in anno: la salvezza in extremis con Pasquale Marino in panchina (costretto a disputare le gare interne del girone di ritorno in campo neutro, come sanzione dopo la tragica morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti a seguito dei disordini del Derby Catania-Palermo del 2 Febbraio 2007), la qualificazione in semifinale di Coppa Italia dell’anno successivo, con il Catania allenato da Baldini, sostituito poi da Zenga a poco più di un mese dal termine della stagione. E ancora lo sfortunato avvio del 2009/2010,con Atzori dopo pochi mesi rimpiazzato da Mihajlovic, che riuscì poi a raddrizzare e salvare la squadra registrando anche il record di punti (quarantacinque).
L’anno dopo il Catania viene affidato al tecnico Marco Giampaolo, che però non seppe a dare un’impronta alla compagine etnea e a Gennaio venne sostituito da Diego Pablo Simeone, che tra alti e bassi ebbe il merito di portare alla salvezza il Catania con un altro record di punti, quarantasei.
E mentre il Catania si batteva con onore in campionato, Pulvirenti e Lo Monaco pensavano di dare al Catania anche una nuova casa: “Torre del Grifo Village”, il nuovo centro sportivo. Un’opera di circa cinquanta milioni di euro sborsati interamente dalla società. Una struttura all’avanguardia, che contribuì a dare forza ed entusiasmo per continuare la favola rossazzurra.
E poi arriviamo al presente, con il Catania affidato al giovane Vincenzo Montella che naviga in sesta posizione a quarantuno punti, quando mancano ancora dieci gare dal termine della stagione. Una classifica che fa sognare (ma solo quello per il momento) la ribalta europea.
Il numero uno etneo Pulvirenti nel Dicembre del 2009 aveva detto: “In cinque anni porteremo il Catania in Europa”. Dichiarazioni molto simili a quelle rilasciate sempre dal patron catanese nel 2004: “Tra tre anni in Serie A”, che poi si rivelarono esatte.
Non sono parole al vento, quelle pronunciate dal presidente. Dimostrazione ne è tutto ciò che è stato costruito finora, in campionato e in società. L’Europa è possibile, anche se c’è un ultimo tassello da inserire al mosaico: la realizzazione del nuovo stadio. E proprio in queste ultime settimane società e amministrazione comunale hanno mosso i primi passi per dare il via libera alla progettazione dell’impianto, che rappresenterebbe il sigillo di questa magnifica e sorprendente opera che è il Calcio Catania. Ciò come prova che anche al Sud, se si vuole, si può dar vita a grandi realtà (in ambito calcistico e non!).
Intanto il bambino di cui sopra, ormai cresciuto, ricorda il passato. Non si sarebbe mai aspettato che in pochi anni il Catania sarebbe diventato una realtà emergente. Adesso rimane sempre sorpreso ad ogni piccolo passo in avanti che fa la formazione rossazzurra, perché per chi comincia a tifare una squadra dalla “Serie C2”, qualsiasi piccolo miglioramento è prezioso. Ecco perché anche la Salvezza rappresenta come uno scudetto per la squadra.
Stando così le cose, oggi il Catania ha tutto per continuare a rimanere in grandi palcoscenici, anche qualora il “duo delle meraviglie” dovesse dividersi.
Quello che conta è che chi sarà in prima linea avrà il cuore e la volontà di continuare a scrivere pagine importanti di questa favola rossazzurra, “rossa come il fuoco della montagna, azzurra come il cielo e come il mare”.
Gianluca Natalino Grasso