ESCLUSIVA MP – Giovanni Pagliari: “Il mio Foligno crede alla salvezza; la Lega Pro è da riformare”

Mondopallone riprende a viaggiare tra le società della Lega Pro. La tappa odierna è Foligno, terzo comune più grande dell’Umbria e principale centro di comunicazioni dell’intera regione. La locale squadra di calcio milita nel girone A di Prima Divisione, occupa l’ultimo posto in classifica ma non ha nessuna intenzione di mollare.

Centrare la salvezza è l’obiettivo fisso di Giovanni Pagliari, tecnico carismatico e preparato, con un’esperienza decennale in Lega Pro. Il binomio Foligno – Pagliari riuscì in una simile impresa nella scorsa stagione: anche allora ci fu una rimonta dall’ultima posizione, a cui seguirono i playout con la Ternana. Vinse il Foligno. La Ternana fu poi ripescata.

Tipo estroso, come si definisce lui stesso, Pagliari dichiara che la sua squadra è viva, decisa ad abbandonare il ruolo da fanalino di coda. Il tecnico sorride quando parla del rapporto che lo lega a suo fratello Dino, anch’esso prima calciatore e poi allenatore. Una famiglia con il pallone nel sangue: a Foligno possono ben sperare.

Foligno ultimo in classifica, a meno 4 dai playout. Credete alla salvezza?

Ci crediamo tantissimo. Questa squadra è viva: nelle ultime due partite, seppur abbiamo raccolto un solo punto, la nostra convinzione è aumentata. Il primo tempo di Foggia è stato ottimo; la scorsa domenica, in casa, meritavamo la vittoria contro la Pro Vercelli, terza in classifica ma da noi dominata. Stiamo bene e ce la giochiamo fino all’ultimo.

Avete forse la rosa più giovane del campionato: la mancanza di esperienza ha inciso sulle vostre prestazioni?

A incidere, più che altro, credo sia stato il forte rinnovamento della squadra rispetto alla scorsa stagione. Abbiamo cambiato diversi elementi, ci è voluto del tempo per cementare il gruppo. La gioventù, ovviamente, ha i suoi pro e i suoi contro: in alcune sfide ci è mancata quel pizzico di malizia per portare a casa l’intera posta in palio. Ma siamo ancora in grado di dire la nostra.

Tuia, difensore scuola Lazio, fino a qualche anno fa indicato tra le grandi promesse del calcio nostrano. Ultimamente sembra si sia un po’ perso…

Ci sto lavorando sopra. Aveva sempre giocato da centrale, adesso lo sto reinventando terzino. Le sue recenti prestazioni mi hanno molto soddisfatto: è un ragazzo valido, di prospettiva. Da lui ci si aspettava sicuramente qualcosa in più, ma non è facile da giovane convivere con le pressioni. Un calo, a quest’età, è comprensibile.

La prossima gara, a Pisa, è decisiva?

Se sarà decisiva non lo so, di certo ogni partita è diventata per noi una sorta di finale. Se vogliamo recuperare lo svantaggio dobbiamo dare sempre il massimo, senza cali di concentrazione. Quella di Pisa sarà indubbiamente una sfida importante.

Il giovane rivelazione di questo torneo?

Non ho dubbi: Falco del Pavia. Classe 92, centrocampista. Davvero bravo.

Sia sincero: il girone B è più competitivo del vostro?

Io sono in Lega Pro da un sacco di anni, francamente non credo a queste cose. C’è sempre un grande equilibrio tra i vari tornei. Il nostro girone vede il dominio della Ternana; dall’altra parte, invece, imperversa il Trapani. Non noto differenze.

Lei ha trascorso tanti anni a Perugia, sia da calciatore che da tecnico. Cosa pensa del nuovo corso grifone?

Penso ci siano tutte le premesse per costruire qualcosa di importante. La nuova proprietà si è già sobbarcata un grosso lavoro, ha rilevato una società sull’orlo della sparizione e sta adesso scalando un gradino alla volta. Chiaramente bisogna vincere il campionato di Seconda Divisione, e non sarà facile perché Catanzaro e Vigor Lamezia non molleranno. Però Perugia merita altri palcoscenici: spero di ritrovarla presto nel calcio che conta.

Lei e suo fratello Dino avete intrapreso lo stesso percorso professionale. Qual’è il vostro rapporto?

Le basta sapere che ci sentiamo due volte al giorno? (ride n.d.r.) Lui è il mio maestro, il fratello maggiore dal quale ho appreso i segreti del mestiere. Ci siamo visti di recente a Coverciano, ci confrontiamo spesso su questioni inerenti al nostro lavoro. Insomma: un rapporto bellissimo. Mi dispiace solo che adesso non stia lavorando, è reduce da un esonero a Pisa. Ma la vita di un allenatore la conosciamo tutti.

Una curiosità: davvero suo fratello, da calciatore della Fiorentina, passeggiava per la strada con una gallina al guinzaglio?

E’una delle tante leggende calcistiche. Un giornalista lo telefonò e gli chiese in compagnia di chi fosse. Lui rispose: “Sono con Gallina”. Si riferiva ad una ragazza con quel cognome. Inventare la storiella fu semplice perché lui portava i capelli lunghi e si vestiva alla moda, comportamenti trasgressivi all’epoca. E’un tipo estroso come il sottoscritto, ma questo non toglie che si tratti di un uomo e di un lavoratore serio.

Quando si parla di lei si esalta soprattutto la sua grinta, trascurando quasi l’aspetto tattico. La infastidisce ciò?

Guardi, conto 400 panchine tra i professionisti e ho vinto due campionati. Non mi infastidisce nulla, conosco il mio valore. Ovviamente sono uno che lavora sul campo, a livello tecnico e tattico. La grinta è un aspetto importante, certo, ma un buon tecnico deve saper fare tantissime cose diverse: allenare oggi è molto difficile. 

Quali sono i principali problemi della Lega Pro?

Speriamo arrivi questa benedetta riforma perché siamo un po’ come il terzo mondo: non ci sono le strutture adeguate, a volte ci si allena su campi di sabbia. Troppe società sono perennemente investite dalla crisi economica, figuratevi che alcuni calciatori non arrivano a duemila euro al mese. E’una situazione drastica, da capovolgere al più presto.

Aiuterebbe ridurre il numero delle squadre?

Potrebbe essere una soluzione. L’ Assocalciatori si mostra contraria all’ipotesi e io non ne capisco il perché: si battono tanto per gli stipendi e poi non vogliono che siano ammesse al campionato solo le società sane, dal punto di vista economico ovviamente. Qualsiasi proposta valida per un miglioramento andrebbe presa in considerazione.