Mondopallone aggiunge un nuovo capitolo al viaggio nell’universo della Lega Pro. Abbiamo fatto un salto in Seconda Divisione, nella realtà di una piazza nobile: Perugia. Abituati a ben altro tipo di calcio, nel capoluogo umbro affrontano la terza rifondazione della storia con passione e umiltà. Viene facile l’accostamento dei grifoni all’Araba Fenice, per la capacità di rinascere dalle proprie ceneri dopo ogni caduta.
Il Perugia fu la prima squadra della serie A italiana a chiudere un campionato senza subire sconfitta alcuna. Era il 1978: in panchina sedeva Ilario Castagner, il testa a testa con il Milan durò fino all’ultimo. Vinsero i rossoneri. In età più recente, invece, abbiamo ammirato la splendida creatura di Serse Cosmi, ossia un gruppo nato dalla fame di calciatori allora sconosciuti. Da Liverani a Baiocco; da Grosso a Pieri; da Di Loreto a Vryzas e così via. Gente venuta dal nulla e poi protagonista ai livelli massimi (vedi Grosso, ma anche Materazzi).
Il condottiero di oggi si chiama Pier Francesco Battistini, allena il Perugia dall’estate del 2010. Trovò le macerie del fallimento Covarelli, una squadra in serie D e una città delusa, scettica sulle possibilità di un nuovo rilancio. Il tecnico classe 71 non si è perso d’animo: promozione immediata in Seconda Divisione, ambizioni rinnovate e ancora da espletare in tutta la loro interezza. I grifoni guidano la classifica del girone B; il “Renato Curi” torna a dire la sua.
Mister Battistini: Perugia primo ma le inseguitrici premono. Siete in leggera flessione?
Abbiamo concesso qualcosa alla concorrenza nelle ultime uscite. Tra Catanzaro e Vibonese non siamo riusciti a cogliere più di un punto, però veniamo da un fondamentale successo esterno sul difficile campo di Gavorrano. Un periodo di leggero appannamento nell’arco di una stagione ci può stare, poi è logico che si parli di flessione quando di mezzo c’è il Perugia. In questa categoria siamo condannati a vincere in ogni circostanza, la pressione è molta.
Catanzaro e Vigor Lamezia vi contendono il primato. La squadra di Cozza è la più forte tra le due?
Stiamo parlando di due grosse piazze, società molto importanti. Il Catanzaro possiede un organico di primo livello, rinforzato ulteriormente nella sessione invernale del calciomercato. Ha indubbiamente qualcosa in più, ma la Vigor Lamezia gioca un bel calcio e lotterà fino all’ultimo.
Mister, i perugini sono abituati al grande calcio. La realtà odierna come è vissuta in città?
Questa è una bella domanda (ride). Logicamente non è stato facile ripartire dal basso: la serie D mostrava tutte le sembianze di un incubo. Nonostante i risultati sembrino dimostrare il contrario, le assicuro che non sono mancate le difficoltà nel centrare la promozione della stagione passata. Il pubblico più fedele ha compreso l’entità dei nostri sforzi e adesso si sta stringendo intorno alla squadra. Comunque Perugia non può accettare questi livelli, merita molto di più.
Se arrivasse il salto in Prima Divisione ci sarebbe la necessità di rivoluzionare il gruppo oppure siete già pronti così?
Dipende dagli obiettivi, chiaramente. Una realtà simile deve sempre puntare al vertice e credo ci siano le condizioni per farlo. L’attuale intelaiatura è validissima: con un paio di ritocchi, a mio avviso, saremmo competitivi al vertice anche in Prima Divisione. Si tratta però di un discorso prematuro; con la dirigenza non abbiamo ancora toccato l’argomento perché bisogna prima vincere questo campionato.
L’anno scorso ha vissuto la Seconda Divisione da spettatore esterno. Concorda che la qualità sia maggiore nella stagione attuale?
Il problema fu la retrocessione a tavolino del Pomezia. La situazione creò le premesse per una forte diminuzione della competitività. Ma non solo: oggi assistiamo a un campionato affascinante, equilibrato sia per quanto concerne le prime posizioni che nella parte bassa della classifica. Per cui la mia risposta è positiva, il livello si è alzato
Lei ha avuto in organico il giovane Curti, difensore classe 95 appena passato alla Juventus dopo un’asta di mercato con la Roma. E’davvero così bravo?
Si, il ragazzo possiede i mezzi per una carriera brillante. Curti è il fiore all’occhiello del nostro vivaio, un prodotto di cui tutti andiamo fieri. Lo feci esordire in serie D perché mi accorsi subito delle sue qualità; successivamente lo aggregai in pianta stabile alla prima squadra e collezionò qualche presenza anche in Seconda Divisione. Adesso fa la spola tra gli Allievi Nazionali e la Primavera della Juventus. L’approdo in un club così illustre non è mai semplice: deve ancora crescere per imporsi. Personalmente gli auguro il meglio. ( N. B. Curti è il più giovane esordiente nella storia del Perugia).
Il giovane rivelazione del girone B?
Tre o quattro elementi mi hanno stupito in particolar modo, non parlo solo dei giovanissimi. Ho notato in alcuni una crescita imponente, uno sviluppo continuo nel corso della stagione. Se devo fare un nome, dico Doukura: attaccante della Vibonese, classe 91, con una forza fisica notevole. Ha molte richieste sul mercato, è destinato a ben altri palcoscenici. Segnalate anche il nostro Benedetti, un centrocampista del 90 che si sta mettendo in luce.
C’è un allenatore a cui si ispira?
Ognuno ha il dovere di essere sé stesso. Non vedo qualcosa di positivo nell’improntare la propria concezione del mestiere su quella di altri tecnici, per quanto bravi siano. Piuttosto, posso dirle che ammiro in particolar modo le risorse di due allenatori: la grinta di Mazzarri e il pragmatismo di Mourinho. Il primo, inoltre, l’ho avuto come tecnico quando ancora giocavo.
Capitolo Lega Pro: dove e come si può migliorare?
La stabilità economica delle società è imprescindibile per un buon andazzo di queste categorie. Troppi club falliscono annualmente, alcuni addirittura più di una volta e magari in due anni successivi. Ridurre il numero delle squadre è una mossa da attuare assolutamente: si tratta di un fattore che aiuterebbe a ridurre il numero dei fallimenti. All’estero è già così, a simili livelli esistono molte meno squadre. Credo bisogni partire da qui.