Burdisso: “Totti è come il Papa. Mancini? Non ha sentimenti”

Un Nicolas Burdisso senza peli sulla lingua quello che si racconta alla rivista argentina “El Grafico”. Il “Bandito”, come viene chiamato a Roma, imperversa sui vari temi della sua carriera. Il tremendo infortunio subito con la maglia della nazionale “albiceleste” è ormai alle spalle: uno dei leader dello spogliatoio giallorosso si appresta a imboccare la via della guarigione completa.

Ecco le sue dichiarazioni: “Sono reduce dalla prima lesione grave della mia vita. Il ricordo di Argentina – Colombia è ancora ben impresso in me, al primo impatto il dolore fu terribile. Ho ricevuto tanti messaggi di solidarietà, anche da parte di persone che non conoscevo come Antonio Conte. Le tre settimane seguenti all’operazione sono le più terribili: sei da solo e non puoi minimamente appoggiare il piede. Menomale che Samuel mi aveva avvisato“.

Le parole più dolci arrivano per il suo capitano, Francesco Totti: “Lui a Roma è un mito, è come il Papa. La gente gli è devota. E’ stata una grande fortuna giocare al suo fianco, si tratta di un leader sempre pronto a indirizzare frasi di elogio per i compagni. Francesco, prima che un campione, è una persona fantastica“. Dal fenomeno di oggi a quello di domani; per Eric Lamela giunge la benedizione del più esperto connazionale: “Mi ha sorpreso principalmente per il carattere. E’un ragazzo già maturo, ascolta i suggerimenti con pazienza e serenità. E’fortissimo, nei prossimi anni potrà fare le fortune della nostra nazionale. Lo scontro con Osvaldo? Sono cose che capitano nel calcio: in Argentina non vengono fuori, in Italia si“. I migliori cinque al mondo? “Messi, Ronaldo, Xavi, Iniesta e Aguero“. Nessun dubbio neanche per quanto concerne i colleghi di reparto: “I più forti del momento sono Thiago Silva e Kompany. Mi sarebbe piaciuto giocare maggiormente assieme a Samuel, mentre con Schaivi al Boca Juniors ci siamo trovati alla grande“.

Capitolo allenatori. Qui vengono fuori un po’ di spine: “Il mio preferito è Bianchi: ti faceva sentire parte importante del gruppo, ti entrava nella testa. Non ho più provato sensazioni simili. Mourinho, invece, è il tecnico più preparato e completo del calcio moderno. Sa motivarti sotto l’aspetto psicologico e inoltre le sue formazioni sono sempre aggressive, cariche al cento per cento. Mancini? Ebbi un rapporto particolare con lui, ci furono diversi scontri. E’un duro, anche con le parole. Ricordo alcune sue frasi impensabili verso i giocatori, tipiche dell’uomo senza sentimenti. Una volta mi diede la colpa di una sconfitta, perché ero stato espulso pochi minuti prima del fischio finale; Cambiasso, invece, arrivò al punto di pensare ad andarsene dall’Inter. Gli riconosco il pregio di non portare rancore nei confronti di nessuno, si sta vedendo nella vicenda Tevez“.

Chiusura dedicata ad alcuni momenti storici della sua parabola calcistica: “Il momento più bello della mia carriera? Nel 2004, quando con il Boca Juniors abbiamo alzato al cielo la Coppa Libertadores. Giocavamo al Monumental. Essere stato compagno di Lionel Messi, poi, è un grosso privilegio. Mi è capitato di marcarlo in allenamento: nell’uno contro uno è impossibile fermarlo. La sua rapidità è imbarazzante. Anche l’anno di Roma con mio fratello rappresenta qualcosa che mi porterò sempre dentro. Trascorrere parecchi momenti assieme è stato molto bello. Guillermo ha avuto la sfortuna di incappare in un anno particolare della storia giallorossa; adesso sta dimostrando tutto il suo valore. La rissa di Valencia? Litigai con gli avversari in entrambe le sfide, ero talmente carico che non ebbi paura di affrontare da solo più avversari. Navarro mi ruppe il naso: lo squalificarono per sette mesi. Cose che capitano“.