Rifondare dal basso e costruire un nuovo passato

Ci eravamo lasciati con le lacrime di Verona, ci ritroviamo con quelle di San Siro. A cambiare in casa Inter è la situazione: dalla speranza di antichi bagliori si è passati alla consapevolezza di un’era al tramonto. La sfida con il Marsiglia assumeva tutte le sembianze di un referendum, dove chi vince ottiene tutto e chi perde dice addio a qualsiasi idea. L’Inter del “Triplete” è da archiviare? La risposta è si, adesso chiara in ogni sua forma.

L’orgoglio non è mancato, anzi, però serve altro. Orgoglio è spesso la parola usata per indicare le qualità principali di eroi al declino, gloriosi ma incapaci di concretizzare nuovamente le vecchie gesta. Non è il piatto principale della rinascita, piuttosto può diventare il contorno più adatto per accompagnare la delicatezza tipica delle novità. Il moderno, però, bisogna andare a cercarlo fuori dai propri confini: riesumare fresche comparse, ancora vergini ma già bocciate dalla prova del nove, è un rischio enorme per chi non possiede il diritto di sbagliare. Le parole d’ordine sono forza e certezza, due elementi all’interno dei quali l’azzardo è ben accetto, magari anche tollerato.

Tradotto in soldoni, il messaggio è tale: Inter, rifonda con giudizio. Ciò significa comprendere a pieno le scelte sbagliate del passato, evitando di creare confusione tra il buono e il marcio. Nella prima categoria inseriamo i vari Zanetti, Cambiasso e discepoli; nella seconda compaiono Obi, Coutinho, Castaignos e compagnia bella. Ma davvero qualcuno riesce ad addossare le colpe di un fallimento sulle spalle dei cosiddetti senatori? Gli anni scorrono, è vero, tirano diritto per la loro strada incuranti del presente. Non subirne le cause richiede un lavoro da sarto, ossia quello di tagliare gli ornamenti e cucirli in un vestito diverso, appena comprato. La sostanza è una: chi si aspetta lo stesso Cambiasso per l’eternità è poco avvezzo ai cicli della vita oppure è un ex nostalgico trasformatosi in assassino della storia. L’argentino, così come il suo capitano, alloggia in una fase successiva del suo percorso, della sua carriera; l’Inter non ha compiuto un passo indietro. Basta saper mutare la percezione dell’importanza.

Stagione amara dei nerazzurri a causa dei vecchi? No, stagione amara perché i vecchi sono troppi e, soprattutto, perché i giovani non sono all’altezza. Dovevano essere ragazzi come Ranocchia, Poli e Coutinho a trascinare la società di Moratti verso gli obiettivi più consoni al blasone interista. Gli anziani avrebbero dovuto incarnare il ruolo del valore aggiunto, del supplemento all’eccellenza. Invece no: negative vicende li hanno costretti ad impegnarsi in un lavoro che oramai non gli appartiene, estraneo al regolare ritmo biologico. In quanti invocavano la panchina per gli ex pupilli di Mourinho? Io sostengo che con Zanetti e Cambiasso in versione part time, l’Inter del 2012 sarebbe sprofondata ancora più in basso. Se il rimedio si vuole inquadrare nella valorizzazione degli attuali atleti in età verde della rosa milanese, prevedo tempi duri per la Curva Nord di San Siro (la quale ovviamente potrà sempre, e giustamente aggiungo, ridere sulla validità delle mie opinioni).

Voglio fingere per un attimo di essere Moratti ed esporvi il mio piano per la prossima estate. Via Zanetti, Cambiasso, Samuel ecc… e spazio a Coutinho, Obi e al resto dei boys? No, io partirei così: via Coutinho, Obi, Castaignos e chi più ne ha più ne metta; acquisto gente fresca ma allo stesso tempo di valore già assicurato, tipo Lucas, Lewandowsky, Muriel (giusto per citare i primi che mi saltano alla mente). Poi svolazzo nell’usato sicuro, nel contorno che deve essere smaltito ma non eliminato. Esempio: Zanetti resta, Maicon parte; Samuel me lo tengo e Lucio no, e così via. Poi, dato che il giovane e bello costa, individuo quel paio di calciatori da immettere sul mercato al fine di finanziarmi il restauro. Un ritocchino agli ambiti dirigenziali ci starebbe pure, ma questo è un altro discorso.

Rifondare dal basso, costruire un nuovo passato e modellarlo sul futuro. C’è bisogno di un’ossatura diversa la cui forza sia una certezza, un gruppo principale da smaliziare ulteriormente grazie a monumenti carichi di trofei in bacheca. Prendete il Manchester di Ferguson: si rinnova puntualmente, si mantiene giovane e bello con la cooperazione dietro le quinte di campioni intramontabili come Ryan Giggs, sempre pronto per istruire i novelli compagni sul peso di una maglia storica e, al contempo, mai restio quando il campo richiede la sua eleganza. Poi se lo United incappa nelle difficoltà, di certo il tifoso dei “red devils” se la prende con Nani e non con l’asso gallese. Diventare così: la nuova Inter può farcela.