ESCLUSIVA MP – Nello Di Costanzo: un personaggio fuori dagli schemi
Il viaggio di Mondopallone tra i meandri della Lega Pro è giunto al quarto atto. Stavolta ci siamo incuneati in quel di Barletta, una delle città simbolo della Resistenza italiana. Quasi centomila abitanti e in una provincia unica con Andria e Trani, i pugliesi sgomitano con fermento nel girone B della Prima Divisione. L’obiettivo dichiarato è uno solo: la qualificazione ai playoff.
Gli spareggi per la promozione distano di soli due punti, un’inezia per la società del “competente e ambizioso” Roberto Tatò, così definito dal suo allenatore Nello Di Costanzo. Nato a Roma, l’ex tecnico del Messina è il classico uomo che si è fatto da solo: tanta gavetta, unita a vittorie a raffica, nei campionati dilettantistici della Campania, prima di spiccare il volo nei professionisti e continuare a collezionare vittorie. Barletta, assetata di grande calcio dopo aver rischiato nel 2004 di precipitare negli inferi della Prima Categoria, è l’occasione giusta per il rilancio di un allenatore tutto da esplorare.
Personaggio sui generis, Di Costanzo è reduce da due esoneri consecutivi ad Ascoli e Padova. La storia precedente narra di tornei trionfali con Juve Stabia e Venezia in serie C, oltre che di una salvezza miracolosa in B con il Messina. Era l’anno antecedente al fallimento di Franza e company, i sintomi del disastro già si avvertivano. Poco male per uno mai abituato alla banalità: a Venezia, la domenica mattina, Di Costanzo piazzava i suoi in campo con un 4 – 4 – 2 da battaglia e svolgeva la rifinitura pre gara. Come? Con una pallina da tennis.
Mister, ma la leggenda di questi allenamenti estrosi corrisponde al vero?
Assolutamente si (ride di gusto). Preciso innanzitutto di essere stupito dalla domanda su un avvenimento che io stesso non ricordavo più. Comunque, cosa dire? Non sono mai stato un allenatore attaccato alla classica lavagnetta oppure a metodi lavorativi intoccabili: mi è sempre piaciuto variare nel mio mestiere. Ho provato così anche con la pallina da tennis.
E non solo, aggiungiamo noi. Essendo laureato in Scienze Motorie, Di Costanzo vigila pure sulla preparazione strettamente atletica della sua squadra. Un esempio? Il calciatore attanagliato da uno stiramento non deve stare completamente fermo, ma piuttosto svolgere alcuni esercizi propedeutici alla guarigione.
Barletta a – 2 dai playoff ma reduce da un confortante pari con il Trapani. Quanto crede nell’obiettivo?
Ci credo fortemente perché sono venuto apposta. Questo è un gruppo molto valido, allestito al meglio dalla società. Finora, purtroppo, abbiamo lottato con gli infortuni e raramente ho potuto contare sull’intera rosa a mia disposizione. Vedo però degli importanti segnali di crescita: l’ultima partita, a Trapani, è stata ottima.
Concorda che il Barletta, almeno momentaneamente, abbia reso meno di quelle che sono le sue potenzialità?
Si, concordo. In estate si ipotizzava addirittura la promozione diretta, nessuno si è nascosto. Sulla carta non siamo secondi a nessuno, ecco il motivo per il quale non vogliamo assolutamente mancare i playoff. (N.B. Costanzo è subentrato a Marco Cari il 7 febbraio)
Il girone B di Prima Divisione è secondo lei più competitivo del girone A?
Direi di si. La concorrenza è maggiore a tutti i livelli: nelle zone alte e in quelle basse. Noi, ad esempio, dobbiamo fronteggiare la concorrenza di otto – nove squadre per arrivare nelle prime posizioni. Anche la lotta per non retrocedere è abbastanza serrata, quando giochi contro le ultime non noti mai una differenza enorme di qualità.
Lei ha realizzato miracoli nei campionati dilettantistici campani. Qual’è la diversità principale di tali categorie rispetto al mondo dei professionisti?
Se dicessi la qualità risulterei scontato. Allora cito un’altra differenza: l’umiltà. Se i calciatori più noti si trovano di fronte ad un terreno malconcio, di sabbia, non la prendono bene e magari rifiutano pure di allenarsi. Invece nel mondo dilettantistico non è così, perché la voglia di emergere fa superare ogni ostacolo. E’una questione di mentalità, di abitudine a un certo sistema interpretativo di questo sport. Io sono partito dalla Prima Categoria ma posso affermare che anche in serie D, dove alla resa dei conti si lavora come nei professionisti, emerge tale peculiarità.
Si è laureato a Coverciano con una tesi sul 4 – 4 – 2. Ultimamente adotta però un modulo differente: dipende dalla rosa che ha trovato?
Certo, i calciatori determinano il sistema di gioco. E’chiaro che se potessi partire dall’inizio e con una squadra da plasmare a mia immagine e somiglianza, cercherei di impostare in base al 4 – 4 – 2. Quando subentri e trovi il gruppo già fatto, l’unica soluzione è quella di adattare lo schema in rapporto alle caratteristiche dei singoli. E poi non sono mai stato fossilizzato sulle mie opinioni: a Castellammare di Stabia giocavo con il rombo e i risultati sono stati ottimi.
Nello Di Costanzo fino alla stagione di Messina aveva ottenuto solo soddisfazioni; gli ultimi anni, invece, sono stati altalenanti. Barletta è la sua rivincita?
E’proprio così, si tratta di un’occasione da non mancare. A Messina salvai la squadra con sette giornate d’anticipo nonostante una società in crisi totale. Poi le due esperienze successive non furono esaltanti, anche per motivi che non posso raccontare altrimenti diventerebbe un discorso troppo lungo e complesso. Ora voglio riallacciare il nastro, per me e per il mio presidente: mi ha dato molta fiducia, voglio ripagarlo soddisfacendo le sue ambizioni.
Un giudizio sulla qualità media dei tornei di Lega Pro.
Il giudizio è positivo, vedo una buona crescita. L’anno passato, in particolar modo in un girone della Seconda Divisione, la competitività era alquanto modesta. Forse sarà dipeso dal fatto che lì non ci furono le retrocessioni a causa della vicenda Pomezia, però vedevo segnali inquietanti. Adesso le cose sono cambiate, guardate al nostro girone tanto per farvi un’idea.
L’opinione pubblica è poco benevola con la Lega Pro?
Sarò una voce fuori dal coro ma noto dei miglioramenti anche in questo. Vari siti si stanno specializzando nel riportare notizie inerenti alla Lega Pro; sempre più televisioni trasmettono le nostre partite con un alto livello di servizi, da ultimo Sportitalia. Serie A e B possono contare su Sky, una miniera di ricchezza e visibilità. Se Sky si interessasse anche alla Lega Pro, si colmerebbe una grossa parte del divario rispetto ai due campionati maggiori. Comunque sono ottimista: la crescita si nota.