ESCLUSIVA MP – Parla Gian Marco Remondina, tecnico della Feralpi Salò

Continua il viaggio di Mondopallone tra gli allenatori della Lega Pro. L’obiettivo è quello di conoscere meglio realtà e protagonisti importanti del calcio nostrano, non sempre tenuti nella giusta considerazione. Dopo aver sentito Mimmo Toscano, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Gian Marco Remondina, tecnico della Feralpi Salò.

Salò è un comune del bresciano divenuto celebre durante la guerra, nel 1943. Fu qui che Mussolini, attraverso la creazione della Repubblica Sociale Italiana, tentò l’ultima carta per conservare il potere. Le diecimila anime del luogo vivono adesso una nuova pagina di storia grazie alla società del presidente Pasini: mai oltre la serie D, nel 2010 per la Feralpi Salò arriva un memorabile ripescaggio in C2; dodici mesi ed ecco un altro salto di categoria. La compagine di Remondina, attualmente, recita da fanalino di coda nel girone B della Prima Divisione. Ma la salvezza è ancora tutta da giocare e, a sentire il suo allenatore, la Feralpi Salò non ha nessuna intenzione di arrendersi.

Signor Remondina, la classifica non sorride ma i suoi appaiono in ripresa. Ci crede alla salvezza?

Ci credo ciecamente. Vedo nei ragazzi la voglia giusta per raddrizzare la situazione, ci stiamo riprendendo e ce la giochiamo con tutti. Abbiamo perso alcune partite in maniera incredibile, nessun episodio ci girava a favore. Ma ora ci siamo e lottiamo fino alla fine.

Tra gli elementi della vostra rosa spicca Emiliano Tarana, calciatore esperto e abituato a categorie superiori. Quanto è importante una figura così per il gruppo?

Emiliano ha un ruolo fondamentale all’interno della mia squadra. Rappresenta un esempio per i numerosi giovani che abbiamo, perché si allena con la massima professionalità e regala sempre prestazioni buonissime. E’un punto di riferimento.

Chi lo vince il campionato nel girone B?

E’ difficile da dire. Se domenica scorsa il Trapani non avesse perso, indicherei senza dubbio i siciliani come grandi favoriti. Conservano ancora un discreto vantaggio, ma Siracusa, Spezia e Cremonese possono contare su rose capaci di ribaltare ogni pronostico.

Con Mimmo Toscano abbiamo parlato di un modulo preciso: il 3 – 4 – 3. Negli ultimi anni sembra stia diventando l’arma vincente per la promozione…

Io penso che il sistema di gioco sia importante ma non decisivo; l’interpretazione conta maggiormente, è quella a fare la differenza. Però si tratta quantomeno di un’inversione di tendenza: si pensava che alcuni moduli fossero più offensivi o adeguati ad un certo tipo di ambizioni. E’ stato sfatato un luogo comune.

Il giovane rivelazione del campionato?

Ce ne sono tanti, però se devo fare un nome dico Chiricò del Lanciano. E’un mancino molto valido tecnicamente, davvero bravo. Poi cito anche i giovani della nostra squadra: Bianchetti e Camilleri. Penso possiedano le qualità per fare bene in serie B.

Un giudizio sulla qualità dei tornei di Lega Pro.

Io mi batto in questi campionati da una vita, non è mai semplice vincere. Al momento, posso affermare che il girone B è sicuramente più competitivo dell’altro: ci sono otto, nove squadre allestite per centrare la promozione, ogni sfida è molto dura.

Secondo lei la Lega Pro è trascurata?

Il problema è che oggi anche la serie B ha perso una parte dell’importanza detenuta in precedenza. Il business del calcio si basa tutto sulla serie A, in particolar modo su quei 5 – 6 club maggiori. Logico che la Lega Pro ne risulti ampiamente penalizzata.

Parliamo un po’ di lei mister: si dice che da calciatore fosse un instancabile mediano. Soddisfatto della carriera da atleta?

In verità i ruoli li ho fatti quasi tutti, dalla fascia al centro del campo. Ho vissuto il calcio trasversalmente, da una parte all’altra e con Sacchi come punto di approdo. L’unico rammarico è quello di non aver disputato almeno un paio di campionati nella serie cadetta: nel pieno della maturità avevo le qualità per riuscirci. Per il resto va bene così, di certo non ero adatto per la serie A.

Nel 2005 lei portò la Canzese, squadra di un piccolissimo paese del comasco, in Seconda Divisione. La promozione fu poi revocata, ma che ricordi ha?

Fu un’esperienza bellissima. Il presidente mi ingaggiò dicendomi che l’obiettivo era uno solo: non arrivare ultimi. Riuscimmo nel contrario, battemmo la concorrenza di formazioni molto più attrezzate e blasonate. Un ricordo indelebile.

Poi arrivò il Sassuolo…

Si, il Sassuolo e poi il Verona. In Emilia passammo dalla C2 alla C1 e l’anno successivo arrivammo secondi. Il rammarico è quello di non aver portato il Sassuolo in serie B, perché giocavamo benissimo e la squadra era preparata sotto tutti i punti di vista. Lo stesso Allegri, infatti, quando nella stagione successiva riuscì nell’impresa che io mancai, si congratulò per la precedente gestione.

Gian Marco Remondina fino a qualche anno fa era considerato uno tra i migliori allenatori emergenti del calcio italiano. La Feralpi Salò rappresenta una rivincita per lei?

Più che una rivincita rappresenta una nuova sfida. Quando mi proposero l’incarico, tutte le persone a me vicine mi sconsigliarono di accettare. Si diceva che la rose non fosse all’altezza del campionato e la retrocessione sembrava già scritta. Invece ho visto tanti miglioramenti dal mio arrivo, spero di riuscire a dimostrare che nel calcio si può lottare per vincere e si può lottare per non retrocedere con le stesse qualità e motivazioni.