Novara: un percorso di vita, inseguendo un’utopia

Tornare al punto di partenza, con un mese di ritardo, e con una grande consapevolezza: nel calcio non è possibile mai – veramente mai – vedere più in là di uno, massimo due giorni. Oggi è giovedì; solo due giorni fa, martedì sei marzo, alzi la mano chi avrebbe pensato che in casa Novara il buon Mondonico – il protagonista della sua stessa favola, il presunto salvatore della Patria giunto a sostituire il baldo ma inesperto Tesser – appena la mattina seguente avrebbe fatto fagotto e sarebbe evaporato via dal centro sportivo di Novarello. Alzi la mano chi, inoltre, avrebbe ritenuto mai possibile – sempre martedì sera – un eventuale ritorno di Tesser, soprattutto dopo che più di qualcuno aveva assicurato di averlo sentito pronunciare presunte frasi di sdegno nei confronti della dirigenza azzurra, rea di non averlo salutato in maniera consona, di non averlo avvisato per tempo, in occasione dell’esonero dopo circa tre anni di onorata carriera.

Poi basta una notte di sonno, un risveglio tranquillo, un giro sul web, ed ecco la rivoluzione: via il “Mondo”, bentornato Attilio, e al “Villaggio Azzurro”, sede del Novara Calcio, tanto fermento, tanta curiosità, tanta – perché no – emozione: la conferenza stampa di Tesser ha tenuto banco mercoledì mattina, col mister (chiamarlo “neo” mister sembra veramente eccessivo) che non ha voluto proferir parola sul benservito rifilato a colui che per un mese gli ha soffiato la panchina, preferendo invece concentrarsi su quello che è il vero obiettivo stagionale: la salvezza. Che a dirla tutta, sembra un po’ l’impresa di Davide contro Golia, con il secondo armato di spada laser e il primo munito di un ambizioso yo-yo.

Ma nel calcio, come si è detto già in precedenza, nulla è possibile dare per scontato, e nulla è possibile prevedere con certezza. Oddio, forse il benservito al ds Pederzoli, che non ha fatto questo egregio mercato né in estate né in inverno (Morimoto 2,5 milioni di euro, l’acquisto di punta del mercato estivo; Jensen a gennaio, meteora; Caracciolo e Mascara, buoni elementi ma di certo non due trascinatori) era invece sì, prevedibile, anche se appariva più un qualcosa da attuarsi alla fine della stagione. Invece no: via tutti e due adesso, ds e allenatore, e dentro il vice ds, Cristiano Giaretta, e lo storico mister, quello del doppio salto dalla C alla A, Tesser. Con loro, il Novara cercherà di racimolare più punti possibili, per sperare, più a lungo che può, in una salvezza a dir poco utopica. O forse, come sottolinea qualcuno, il loro innesto altro non è che una sorta di mascherata rassegnazione, quella di una squadra che già si illude di conoscere il proprio, sfortunato, futuro.

A ogni modo, un terremoto – il secondo, nel giro di un mese o poco più – ha scosso nuovamente l’ambiente Novara. La Società è tornata sui suoi passi, ha deciso di fare marcia indietro e “tornare a giocare, piuttosto che difendere”. La filosofia ‘catenacciara’ di Mondonico, d’altronde, in città non era neanche stata benissimo accettata: “retrocedere, sì, ma almeno giocandosela” è tuttora il grido comune. Quello di una tifoseria che negli ultimi due anni si è divertita, e lo ha fatto con Tesser alla guida. Quello di una città che sa di dover, probabilmente, vivere giorni difficili; ma che, allo stesso tempo, si sente legata ancora a un percorso iniziato due anni fa e, con gli opportuni alti e bassi, intende proseguire con fermezza e determinazione.

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Alex Milone