Siamo andati a cercare “Il Cannibale” della Lega Pro, Mimmo Toscano, capolista nel girone A di Prima Divisione con la sua Ternana: il tecnico non gradisce però il soprannome affibbiatogli ai tempi del Cosenza, quando vinceva un campionato dietro l’altro. D’altronde, come lo vuoi chiamare uno abituato a sovrastare la concorrenza a ogni latitudine?
Salve signor Toscano. Iniziamo da una curiosità: come nasce questo soprannome?
“Me lo diede un giornalista del “Corriere dello Sport”, nel periodo di Cosenza. Poi la “Repubblica” fece un servizio sugli allenatori emergenti e ricordò tale nomignolo. Ormai me lo porto dietro da un bel po’, ma francamente non è un appellativo che mi entusiasma“.
Ha citato Cosenza. Una doppia promozione dalla D alla C1, un quasi approdo ai playoff per l’accesso in serie B. Poi la crisi societaria rovinò l’incantesimo…
“Cosenza è una tappa importantissima della mia carriera: non scorderò mai l’amore della città per la squadra. C’era la possibilità di costruire qualcosa di grande, nell’anno della C1 fummo per buona parte del campionato tra le prime cinque. Poi successe l’inspiegabile, il gruppo venne abbandonato al proprio destino. La situazione mi ferì molto“.
Adesso il Cosenza milita nei dilettanti. Segue ancora le vicende rossoblu?
“Dopo quel triste epilogo ho cercato di disinnamorarmi. Porterò sempre Cosenza nel cuore ma ho deciso di voltare pagina“.
Si dice che lei sia un grande studioso di Luciano Spalletti…
“Tempo per studiare, in realtà, ne ho avuto poco. Una volta terminata la carriera da calciatore, mi sono subito tuffato nel nuovo lavoro. Così cercai, appena fui più libero, di apprendere qualcosa dai miei colleghi e imparai molto dai metodi di Spalletti”.
Il primo Toscano giocava con la difesa a 4, poi arrivò la conversione al 3 – 4 – 3. Come mai questo cambiamento?
“Il modulo con la difesa 3 mi ha sempre affascinato, anche perché lo praticai con discreti successi da calciatore. Però a Cosenza, inizialmente, avevo l’obbligo di vincere e scelsi un sistema di gioco che mi offriva maggiori certezze. Successivamente, senza l’assillo del risultato, lo proposi e ne ricavai soddisfazioni sia in Calabria che qui a Terni“.
Parliamo di un sistema sempre più apprezzato dai vari allenatori.
“E’ vero. Lo scorso torneo di Prima Divisione vide i successi di Nocerina e Juve Stabia: entrambe adottavano questo schieramento. Attualmente, sia noi che il Taranto giochiamo così e ci stiamo contendendo il primato. Cito inoltre la Juventus di Conte, il Napoli, la Fiorentina“.
A proposito del Taranto e del vostro testa a testa: cosa teme in modo particolare dei pugliesi?
“Guardi, io rispetto tutti ma non temo nessuno. Sto attento a ciò che accade in casa mia e basta. Il destino della Ternana non dipende da alcun fattore esterno“.
Nella sua formazione appaiono tanti giovani di prospettiva. Se la sente di sbilanciarsi sul futuro di qualcuno?
“La nostra forza si basa sul collettivo e non sulle individualità. Logicamente spero, e credo, che molti di questi ragazzi possano avere una carriera interessante, ma non esiste uno che prevale sugli altri“.
Le faccio il nome di Giacomelli allora. Se ne parla benissimo ma fatica a trovare spazio.
“Giacomelli è arrivato a gennaio dal Pescara: inserirsi in un contesto già oliato non è mai agevole. Posso però affermare che si tratta di un elemento valido, sempre pronto quando lo chiamo in causa“.
Il vostro difensore Pisacane ha compiuto un gesto alla Farina nella storia del calcioscommesse. Qual’è il suo pensiero?
“E’ stato bravo, per carità. Ma il suo gesto non può essere catalogato tra gli eventi eccezionali perché dovrebbe rappresentare la normalità“.
Il Toscano calciatore, invece, era un buonissimo esterno offensivo. Avrebbe meritato una storia diversa?
“Se sono arrivato a tanto vuol dire che non possedevo i mezzi per fare di più. Credo che ognuno ottenga ciò che si merita: io sono soddisfatto del mio percorso“.
Chiudiamo con uno spot sulla Lega Pro, un torneo che potrebbe fungere da bacino per i grossi club. Non viene forse un po’ bistrattato?
“La Lega Pro è popolata da tanti calciatori e allenatori di qualità. Il livello è alto, per emergere in questi campionati devi lottare duramente. Per me si tratta di una risorsa fondamentale del calcio nostrano“.