Il solito derby… della vergogna!
Ci risiamo. Abbiamo perso un’altra occasione, durante una partita di cartello, di dare del nostro calcio all’estero (già fortemente compromessa), un’idea di lealtà sportiva e di spettacolo calcistico, quale la storia del pallone nostrano meriterebbe. E invece nel giorno di ROMA-LAZIO è andato in scena un altro vergognoso film dell’horror.
Prima dell’inizio del match, alle 12.30 circa, un gruppo formato da 800 tifosi laziali si stava dirigendo verso lo stadio Olimpico. Nello stesso momento, un migliaio di tifosi romanisti, che si trovavano nei dintorni, cercavano di entrare in contatto con con gli “avversari”. Solo la presenza delle forze dell’ordine, costrette poi a creare una “zona cuscinetto“, ha impedito lo scontro.
Un’ora dopo, un ragazzo spagnolo di 25 anni veniva accoltellato ad una gamba mentre era in compagnia di alcuni amici, dopo aver probabilmente risposto ad una provocazione, e portato in ospedale in codice giallo.
Come se non bastasse, l’indegna attrazione continuava in campo. Falli, spintoni, insulti, tensione costante e cartellini a gogò regalavano una visione dell’Italia calcistica, come spesso accade, non proprio felice e ortodossa.
La ciliegina sulla torta l’hanno regalata i tifosi della Lazio che, dalla curva Nord, nel corso del secondo tempo ricoprivano di insulti e fischi razzisti il difensore della Roma Juan, deriso ogni volta che entrava in possesso di palla. A nulla è valso lo spirito battagliero del difensore che ha provato a zittire a muso duro gli ultras biancocelesti, nè i gesti consolatori di capitan futuro De Rossi. L’infamia era ormai servita alla vista di tutti.
La risalita del nostro calcio dovrebbe partire dallo spirito con cui ci si approccia ad un incontro, dalla voglia di vincere sul campo attraverso gioco e divertimento, non attraverso intimidazioni e scene da far west.
Cambiare mentalità è un dovere, per chi ama questo sport, per crescere e far sì che in futuro si possano vedere solo partite di calcio e non scontri da saloon.