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Doppietta Lazio nel derby: Roma ancora battuta 2-1. Decidono Hernanes e Mauri

 

Roma si ferma, la stracittadina numero 171 della storia divide la capitale e sorride alla Lazio, che concede il bis dopo la vittoria dell’andata e colora il pomeriggio romano di biancoceleste. Attese confermate, tante emozioni sul terreno di gioco, e tre punti alla squadra più incisiva, che adesso respira una stimolante aria di grande Europa. Luis Enrique rispolvera Simplicio a centrocampo in sostituzione dello squalificato Gago; out anche Cassetti e Osvaldo, torna De Rossi sulla linea mediana, con Totti alle spalle di Lamela e Borini. Tante assenze anche in casa biancoceleste, tra tutte quelle di Rocchi, Konko, Radu e Lulic, con Reja che si affida al solo Klose in avanti, supportato sulla trequarti da Gonzales, Mauri e il profeta Hernanes.

 

Il primo quarto d’ora è da brividi, perché Roma e Lazio onorano alla grande la stracittadina riversando immediatamente sul terreno di gioco ambizioni, voglia, carattere, energia. Luis Enrique pretende il solito possesso, Reja chiede ai suoi di insistere subito sul pressing, volto a creare ripartenze pericolose. Ed è proprio in questo modo che al nono minuto si costruisce l’azione che spezza gli equilibri, quella che in un colpo solo vale l’uno a zero biancoceleste, e l’espulsione di Stekelenburg. Klose va via in posizione regolare, l’uscita del portiere olandese è puntuale ma fallosa secondo Bergonzi; il fallo c’è, il penalty è giusto, il rosso è da regolamento ma forse esagerato date le circostanze. Cambio costretto per Luis Enrique, dentro Lobont e fuori Lamela, Roma in dieci e sotto di un gol, perché Hernanes dal dischetto non sbaglia, portando in vantaggio l’undici di Reja e costringendo i cugini giallorossi a disputare un match di rimonta.

Ma nonostante l’inferiorità la Roma inizia a produrre azioni, magari non così pungenti ma comunque utili a spostare in avanti il baricentro generale della squadra. Merito soprattutto di Totti, che arretra spesso per impostare la manovra, e merito di un Borini che continua nel suo magic moment, andando a siglare, al minuto 16, il gol che vale l’uno a uno. Taddei rimette al centro in seguito a una ribattuta, Juan coglie la traversa da posizione defilata, l’ex Parma va di tap-in, e a nulla serve il tentativo in extremis di Biava: la palla è entrata, la rete è valida, Roma e Lazio sono nuovamente in equilibrio, anche se solo nel punteggio.

 

Infiammato dall’entusiasmo l’undici di Luis Enrique acquista coraggio, preso per mano da un Totti che gioca a tutto campo, con la Lazio che comunque dimostra di essere ben disposta, e intenzionata a sfruttare la superiorità numerica soprattutto nelle ripartenze. Klose fa sempre paura quando è chiamato in causa, Heinze e Juan soffrono molto la vivacità degli avanti biancocelesti, che puntano sulle triangolazioni e sulle verticalizzazioni immediate.

 

Emozioni e gol nel primo tempo, dunque, e spettacolo e grinta anche nella ripresa, che inizia però con Juan bersagliato dalla nord con cori razzisti degni delle menti più povere dell’intero universo. Il match comunque prosegue, al 56’ termina la partita di Pjanic, costretto a uscire per infortunio e rilevato da Marquinho, con la Roma che continua a praticare il possesso e la Lazio imperterrita nel pressing, piuttosto abile nel chiudersi e affondare in maniera fulminea.

 

Al 58’ bolide di Totti dalla distanza che mette i brividi a Marchetti e che per poco non si tramuta nell’eurogol della 26’ giornata, ma tempo tre minuti, e la possibile esultanza giallorossa si tramuta nel grande delirio biancoceleste: punizione di Ledesma dalla destra, dormita della retroguardia romanista e Mauri che in scivolata impatta puntuale, superando Lobont e riplasmando il vantaggio laziale. (61’) Primo centro in campionato per il capitano della Lazio, esulta Reja, esplode la Nord, la Roma va di nuovo sotto e per poco, quattro minuti più tardi, rischia di beccare il tris, perché Simplicio commette un’ingenuità madornale a centrocampo regalando palla a Hernanes, col “profeta” che s’invola verso la porta ma proprio sul più bello viene frenato da un intervento difensivo strepitoso di Juan, che approfitta dell’eccessiva lentezza di pensiero del brasiliano per sbrogliare la situazione e allontanare l’ipotesi di un pesantissimo tre a uno.

 

A questo punto Luis Enrique capisce di dover tentare il tutto per tutto, e inserisce Bojan proprio per Juan, anche lui costretto a lasciare perché dolorante, e nonostante i biancocelesti continuino a rendersi pericolosi in velocità, il possesso estremo di una Roma coriacea, nel finale, manda Totti a un passo dal due pari. Minuto ottantatré, Marquinho dalla sinistra scodella in area un pallone su cui il capitano romanista si avventa di testa, cercando l’angolino alla sinistra di Marchetti, ma sbagliando veramente di un soffio la mira.

Sospira Reja, tiene il fiato Lotito in tribuna, soprattutto quando nel recupero Borini (92’) mette l’ultimo brivido a Marchetti con un colpo di testa su un altro bel cross di Marquinho. Ennesimo tentativo inefficace, e all’Olimpico vince la Lazio, che dopo 14 anni batte la Roma sia all’andata che al ritorno, difende lo scettro della Capitale, e supera l’Udinese, agguantando il terzo posto in solitaria. Per la Roma, solito problema: inconsistenza difensiva e poca incisività. Tanto cuore, ma ancora una volta non è bastato: -10 dalla zona Champions; adesso, entrare nell’Europa che conta, sembra veramente un’utopia.